martedì 5 gennaio 2016

Elementi di Esegesi Narrativa Dickiana

Philip K. Dick (1928-1982) è stato uno degli autori più importanti della fantascienza. Il mio rapporto con la sua narrativa è stato inizialmente un po’ problematico. Ho infatti cominciato leggendo il suo romanzo Cacciatore di Androidi, noto anche come Ma gli Androidi Sognano Pecore Elettriche?, detestandolo profondamente: come tutti, mi aspettavo di leggere Blade Runner, invece era un’altra cosa. Effettivamente si tratta di due opere troppo diverse per essere accostate: il film prende solo spunto dal romanzo (per fortuna). Anche se preso a sé stante è un classico lavoro di Dick ancora oggi non riesce a piacermi, perché l’influenza di quell’assoluto capolavoro della filmografia fantascientifica che è Blade Runner, è troppo forte.
Un po’ per volta sono poi tornato ad avvicinarmi alle opere di Dick e così ho cominciato ad appassionarmici. A oggi ho letto quasi tutto ciò che ha scritto, tra racconti e romanzi (mi mancano alcuni suoi romanzi, nonché la recente Esegesi, di cui non so se avrò mai il coraggio di affrontarne le 1300 pagine).
Come autore Dick mi ha impressionato favorevolmente per tantissime cose, così tante che sarebbe impossibile trattarne in un solo articolo; per cui voglio qui parlare di alcuni elementi curiosi presi da alcuni suoi romanzi, ma che mi hanno colpito per un motivo o per l’altro.

Ne La Penultima Verità viene raccontato il mondo durante la Terza Guerra Mondiale. Questo è l’incipit del libro: “La nebbia può penetrare dall’esterno e giungere fino a te; può invaderti. Così pensava Joseph Adams mentre fissava la nebbia, quella del Pacifico, dalla finestra alta e lunga della sua biblioteca: una struttura faraonica ricavata da frammenti di cemento che un tempo, in un’altra epoca, formavano una rampa di entrata della Bayshore Freeway. E poiché era sera e sul mondo stava calando l’oscurità, questa nebbia lo spaventava così come l’altra nebbia, quella interna che non invadeva, ma si allungava, si muoveva, e riempiva le parti vuote del suo corpo. Di solito la seconda nebbia veniva chiamata solitudine.”
Ero in sala d’attesa in ospedale mentre leggevo questo pezzo, attendendo di fare l’ennesima analisi. L’ho trovato così bello, che ho dovuto fermarmi e rileggerlo da capo, gustandomi ogni singola frase.

In Guaritore Galattico,  il protagonista, è un riparatore di vasi: è in grado non semplicemente di aggiustare le ceramiche rotte, ma di guarirle, cioè di riparare la frattura facendole tornare come nuove. Ma in un mondo di plastica, è praticamente disoccupato, profondamente depresso e sull’orlo del suicidio. Questo finché non viene contatto da Glimmung, un’entità quasi-divina proveniente da un altro pianeta, che sta reclutando in giro per la galassia personalità specializzate per compiere una favolosa impresa eroica: riportare in superficie una cattedrale inabissatasi nelle profondità oceaniche del suo pianeta natale.
Molti dei personaggi di Dick sono degli sconfitti, delusi, amareggiati con la vita, spesso vessati da donne che devastano le loro giornate e li portano alla depressione (autobiografico: Dick era stato sposato cinque volte). Ma in questo romanzo si legge qualcosa di più: è la tragicità di un personaggio dotato di un talento straordinario reso obsoleto dalla società, ma che trova riscatto per mezzo di un’impresa pazzesca. 

In Illusione di Potere la Terra è coinvolta in un conflitto intergalattico, che vede contrapposti i Reeg, alieni con l’aspetto di formiche alte due metri, e i Lilistariani, di aspetto umano (in effetti sono stati i progenitori dei terrestri). Il romanzo è una sorta di riproposizione in chiave fantascientifica della Seconda Guerra Mondiale: i Lilistariani rappresentano la Germania nazista, i Reeg gli Alleati. La Terra, schierata dalla parte dei Lilistariani, gioca il ruolo dell’Italia.
Detto ciò, risulta più comprensibile la scelta di Dick di immaginare come capo del governo mondiale terrestre proprio un italiano, Gino Molinari, che Dick dice essere dotato di una testardaggine piemontese. Mi ha fatto davvero sorridere l’immagine di un piemontese come leader mondiale.
Un altro particolare che mi ha molto colpito è quello dell’ameba imitatrice marziana. Si tratta di un organismo protoplasmatico che vive su Marte e che ha una curiosa caratteristica: per sopravvivere, imita alla perfezione altri oggetti, di cui diviene un perfetto replicato. Subito i terrestri hanno pensato bene di sfruttare questa cosa per produrre a costo zero oggetti di uso quotidiano. Dato che poi dopo un po’ l’ameba “si stufa” di mantenere la sembianza assunta, vengono usati dei fissativi che uccidono la povera creatura congelandola nell’ultimo aspetto. In tempo di guerra, il loro principale utilizzo è quello di venire usate per replicare le unità di controllo che servono per dirigere le astronavi da guerra nello spazio. Perciò, dovendo essere precise e perfette, le unità con anche il minimo difetto vengono gettate via come scarti.
Ma in una delle fabbriche, succede qualcosa di strano: uno dei tecnici compra infatti di tasca sua tutte le unità difettose, che poi dota di carrellini con ruotine, per concedere loro facoltà di movimento; quindi le lascia libere, donando loro in questo modo una seconda vita.
“Io li considero vivi, signor Ackerman. E solo perché sono difettosi, incapaci di guidare un’astronave nello spazio profondo, questo non significa che non abbiano il diritto di vivere la loro misera vita. Io li libero e loro se ne vanno in giro per… direi per sei anni o forse più, tutto qui. Questo gli restituisce ciò che gli spetta di diritto”.
L’immagine di queste povere amebe, trasformate in carrettini moventi, perché venga restituito almeno in parte ciò che è stato sottratto loro, e che iniziano a girare per la città tutte contente, in questa sorta di seconda vita, mi ha lasciato molto commosso.

Bene, ora lascio la parola a voi. Avete mai letto qualcosa di P.K. Dick? E in questo caso: cosa vi ha colpito maggiormente?

10 commenti:

  1. Ti dirò, io ho provato a seguire un ordine cronologico per i suoi romanzi: impresa impossibile ho constatato visto che molte opere sono introvabili (poi mi ero fissata con le edizioni della Fanucci).
    Sarebbe bello riuscire a leggere tutte le sue opere prima di affrontare l' Esegesi: racconti, saggi e lettere comprese (e si, ci sono anche delle lettere che non credo siano mai arrivate in Italia); ma mi sembra un' utopia. Non è facile leggere tutte le opere di un autore e talvolta si finisce per odiarlo...
    Poi vabbè sono un po' indietro nella lettura e di Dick ne ho conosciuti solo una decina (tra cui "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", apprezzato ma sarà che non mi piace troppo comparare libri e film, anche perchè se no mi avrebbero già arrestata per strage di registi, e "Illusione di potere" molto bello). Non mi sono piaciuti invece "L'uomo dai denti tutti uguali"e "Lo stravagante mondo di mr.Fergesson", li ho trovati sin tediosi. Ma sono solo opinioni :)

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    1. Io mi ci sto avvicinando all'aver letto l'opera omnia di Dick.
      Le lettere mi lasciano sempre in dubbio. Tempo fa ne discutevo con una mia amica scrittrice: ma ha senso leggere la corrispondenza privata di un autore? E' come se qualcuno dopo che sono morto si mettesse a pubblicare le mie mail private. Voglio dire, a casa ho Le lettere di J.R.R. Tolkien che mi ha regalato una mia amica tempo fa, non ci trovi nulla di particolarmente interessante o di ulteriore (a meno di essere Peter Jackson, che ne potrebbe trarre fuori un trilogia cinematografica).

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  2. Ha senso per autori della letteratura classica. Per gli scrittori moderni no, eccetto rarissimi casi.
    Diciamo che ci sono una marea di libri più interessanti da leggere prima di affrontare una raccolta epistemologica che non credo abbia nulla di speciale.
    Ah no! Se Jackson ci prova solo a toccarmi qualcos'altro altro di Talkien lo ammazzo, o provo a fargli esplodere la testa alla Sheldon...

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  3. Letto e adorato proprio perché altro rispetto al bellissimo Blade Runner, il romanzo che tu detesti :P
    Intanto annoto i titoli da te citati, promettono bene!
    Faccio una considerazione sulle Lettere: hanno senso se interessa la biografia dell'autore, se si fanno studi sulla genesi del pensiero o delle opere. Possono anche piacere per curiosità personale, va da sé. Io non amo troppo il genere, sia chiaro ;)

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    1. Probabilmente se lo avessi letto oggi l'avrei apprezzato di più.
      Se vuoi altri titoli di Dick da segnarti, i miei preferiti sono Un oscuro scrutare e Tempo fuor di sesto.

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    2. Tratto da Un oscuro scrutare ho visto A Scanner Darkly, piaciuto molto *_* E segno ovviamente ^_^

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  4. Io di lui ho letto solo "La penultima verità" e non mi ha entusiasmato. Forse l'ho affrontato con aspettative troppo alte.
    Riguardo al film "Blade Runner", in effetti si riporta come fonte principale di Scott non il libro di Dick bensì il fumetto di Moebius "The long tomorrow".

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    1. Non sono questi i libri che consiglierei a chi legge Dick per la prima volta, perchè per apprezzarli dovresti conoscere meglio la sua narrativa. Consiglierei piuttosto quelli citati nel commento a Glò, oltre a Ubik e La svastica sul Sole. Ancora meglio sarebbe iniziare leggendo alcuni suoi racconti, di cui i migliori sono Previdenza, Modello DUE, Rapporto di minoranza, Ricordiamo per voi (tra l'altro da tutti sono stati tratti dei film).

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  5. Impeccabile e perfetto come sempre!!!
    Bravissimo Marco,

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