mercoledì 13 gennaio 2016

Per Me Arte É...

Devo dire che ho un controverso rapporto con le arti figurative, nel senso che non ne sono un gran conoscitore, né un appassionato. Ciò è dovuto principalmente a una professoressa di Arte che al liceo, antipatia personale a parte, non è riuscita a trasmettermi alcun interesse per ciò che insegnava (e ci sarebbe anche da dirne parecchie sul come lo insegnava e anche sull’attegiamento che aveva a lezione...).

Il suo artista favorito era Lucio Fontana (1899-1968), divenuto celebre perché tagliava le tele dei suoi dipinti. I suoi quadri consistono in monocromie squarciate da una serie di tagli prodotti dal coltello. Ricordo ancora oggi una frase, evidentemente memorizzata da un qualche libro di critica, che disse a questo proposito la mia professoressa: “Tagliando la tela, Fontana apre uno squarcio in un’altra dimensione, proiettando quindi lo spettatore in una dimensione che sta oltre il quadro.”

Forse questa interpretazione può anche essere corretta, ma vale unicamente se lo fai una sola volta: perché quando ci basi un’intera carriera artistica, ripetendo la stessa idea per decine di volte, allora per me diventa una presa per i fondelli. Non c'è quel lavoro di pensiero che è la linea di demarcazione tra l'arte e il prodotto seriale. Arte è innovazione, non ripetizione: in caso contrario è commerciale. La critica definisce però opere come queste dei capolavori, che vengono valutate milioni di euro. Come diceva Robert Lembke: “Critici si chiamano quelle persone che non hanno niente da dire, ma che devono parlare lo stesso.”
Meno male, concludo, che qualcuno di loro non ci ha anche visto dei simbolismi sessuali di natura junghiana.

Nel 2003 ero a Vienna. Faceva un freddo cane (eravamo arrivati la sera prima e stava nevicando). Avevamo saputo che in quei giorni c’era in città una mostra di Edvard Munch. La prospettiva di vedere L’Urlo e e gli altri suoi capolavori ci attrassero immediatamente verso la galleria d’arte che la ospitava.
La mostra era al piano superiore. Pagato il biglietto, io e un mio compagno di classe, mentre attendevamo gli altri che stavano ancora facendo la fil alla biglietteria, notammo una sala dedicata a un altro artista. Incuriositi, entrammo. Era piena di splendide fotografie, ritratti in bianco e nero, una più bella dell’altra, alcune gigantesche, ce n’era anche una grande diversi metri quadrati. Cominciammo a girare per la sala, contemplando ammirati quelle opere.
Mi avvicinai a quella più grande. La guardai più da vicino e spalancai la bocca per la sorpresa. Non erano fotografie: erano fatte a carboncino!
Erano incredibili. Non solo il realismo inteso come riproduzione di ciò che viene visto dall’occhio, ma anche quel senso di naturalezza che si ha in una foto, quel granello di polvere sospeso nell’eternità e immortalato per sempre da una reazione fotochimica, che lì veniva invece eternizzato dal paziente lavoro della mano.
Nel frattempo ci avevano raggiunti gli altri nostri compagni. Li indirizzammo in quella sala e mostrammo loro cos’avevamo scoperto. Anche loro cominciarono a guardare quei capolavori, a occhi sgranati, muti e affascinati, proprio com’era successo a me.

Che cos’è dunque per me l’Arte? Arte è ciò che lascia a occhi sgranati a contemplare la bellezza che attraverso gli occhi giunge fino al cuore, dove permane in eterno e amato silenzio.

21 commenti:

  1. Il carboncino è uno dei materiali che preferisco per disegnare, si riesce a fare un meraviglioso gioco d'ombre e luci che a me fa impazzire. Peccato solo che macchi molto :)
    Una cosa che non sopporto dell' arte sono proprio i critici: un' opera non merita di essere vista dagli occhi di una persona che guarda l' arte come un mucchio di soldi. Hopper, Monet, Van Gogh erano tutti stati considerati dei falliti dalla critica finchè qualcuno non ha visto il vero valore di quegli artisti. E Fontana, come altri artisti moderni e contemporanei, ha decisamente abusato della sua fama manipolando la facilmente influenzabile critica. Ma questo avviene anche nella letteratura.

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    1. Il valore di qualcosa non sta nel suo valore pecuniario: le cose che valgono di più sono quelle senza prezzo.

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  2. Credo anch'io che l'arte stupisca di uno stupore unico che poi, non si dimentica più.
    Ciao ^_^

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    1. E' la sacra immortalità che solo l'arte ha il potere di donare.

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  3. Volevo aggiungere che pensandola cosi diventa davvero molto difficile sentirsi artisti pur avendo inclinazioni e passioni artistiche.
    OK... Vado! :-)

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    1. Bisogna solo fare attenzione a non cercare vanamente la gloria: è una corona di foglie d'alloro che fa molto presto a divenire una corona di foglie di ciliegio...

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  4. L'inevitabile destino di Fontana, come quello di Peter Kubelka per il cinema, sarà quello di essere ricordato solo su Wikipedia, dove purtroppo si conserva tutto, anche il nulla assoluto.

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    1. Direi che ognuno viene giudicato secondo i suoi meriti.

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  5. Un opera d'arte ti deve prendere dentro oppure non si riuscirà mai ad apprezzarla.
    Serena notte.

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    1. E' arte se ti smuove un'emozione, altrimenti è solo un prodotto.

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  6. Mah, io penso che quello che si preferisce a livello personale sia un conto, poi l'Arte ha anche bisogno di accademia per essere capita e interpretata. Non amo Fontana comunque ;) ma non penso neppure che facesse meri tagli nelle tele XD Il gesto, il taglio ha determinato una cesura forte e ha aperto ad altro.
    La mia professoressa di arte era fissata col Mantegna, direi che son stata molto fortunata :D

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    1. L'interpretazione critica è fondamentale, quando è critica, cioè va a dare i giusti meriti alle cose, sapendo distinguere ciò che è meritevole dalle prese per il naso.
      Ragionando sui tagli di Fontana, il senso profondo può essere quello che ho riportato nell'articolo. Un'altra interpretazione è quella junghiana che ne davo io, che i tagli siano rappresentazioni simboliche sessuali (e la tela rossa amplifica questa visione), per cui si può stare a dibattere se sia una rappresentazione adolescenziale (la tela viene aperta esattamente come la giovane donna si apre nell'adolescenza alla sessualità); si può anche darne un'interpretazione che abbia anche una componente violenta: il taglio (atto distruttivo) può rappresentare una tendenza sadistica di questo rapporto e il rosso assume al contempo un significato di dolore e violenza.
      Insomma, come vedi si possono dare molte interpretazione a un'opera. UN'opera. Ciò che non funziona in Fontana è aver ripetuto la cosa per decine di quadri, smorzando così l'intuizione iniziale. Immagina Leonardo a fare decine di copie della Gioconda, ritratte in pose diverse. Non può nemmeno essere vista come Monet che aveva dipinto 250 volte le Ninfee perchè quello era un voluto studio sulla luce e le possibilità espressive dell'impressionismo. Personalmente in Fontana io vedo solo una ripetizione priva di intenti artistici, vedo mancanza di idee.
      Poi se qualcuno la pensa diversamente, liberissimo, giustamente le opere d'arte devono suscitare dibattito a prescindere.

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    2. Sì, ma io intendevo dire che Fontana ha fatto da prodromo per altro nella storia dell'arte, non era riferito in particolare ai suoi tagli e a quel che "possono" significare, ché poi forse non è quello che interessa ;)
      La questione della ripetizione dei soggetti è altrettanto complessa, dipende sempre da noi che osserviamo e che diamo un giudizio in base alla nostra soggettività. Cioè, cambia l'intenzione a monte dell'artista nei vari casi ed è ciò che fa la differenza. Però non è un giudizio di preferenza il mio, ma una considerazione molto generica, che non voleva mettere in discussione quello che tu pensi di Fontana (non è che io pensi siano meravigliosi le sue opere XD, le considero per il valore che possono avere nello sviluppo della storia dell'arte).

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    3. Sia come sia, sono contento che questo post abbia generato un bel dibattito. Ho fatto bene a scriverlo. :)

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    4. Oh sì, penso che il bello di avere spazi come questo consista nella possibilità di scambiare punti di vista! Hai fatto benissimo!

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  7. Ahahah! Gustosissime le tue osservazioni su Fontana :) un amico gallerista mi ha detto che era noto nell'ambiente come un gran furbone. A dirla tutta mi anche raccontato di certi episodi, che però non posso riportare. Diciamo che qualcun altro prima di te ha avanzato l'ipotesi junghiana. Ciao Marco, sei forte :)

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    1. Diciamo che la personalità dell'artista trascende le sue opere... se non sei completamente sincero il pubblico (e non il critico) alla lunga se ne accorge. Facile fare un marchio di fabbrica, più difficile è avere il coraggio di sperimentare nuovo soluzioni.
      L'ipotesi junghiana... se nemmeno sono il primo a farla,
      allora dev'essere un'interpretazione valida... :)
      Ciao Clementina! :)

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  8. Se non ti dispiace, sto leggendo il tuo blog dagli esordi perché trovo cose che mi interessano assai.
    Cos'è l'Arte è una domanda pazzesca ed è già tanto forse riuscire a dire cosa non lo è. Nelle arti figurative mi sembra che ci sia anche molto "commercio" dietro. Come hai detto bene, se fai i tagli una volta, hai detto una cosa pazzesca, hai fatto arte, ma se poi insisti tutto scade perché il senso di quell'opera lì non è la serialità e la ripetizione. In genere però, mi pare che qualsiasi cosa fatta da un pittore famoso, acquisisce poi un valore esorbitante, sembra quasi esente da critiche. Con le opere di musica classica, invece, mi pare che c'è una maggior obiettività nel giudicare. Forse perché si giudica un'opera in sé ma non nel senso materiale. Invece un quadro ha un senso di per sé ma possiede anche un aspetto fisico: è stato fisicamente maneggiato, toccato, fatto da un autore, però secondo me questo non giustifica il valore esorbitante.

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    1. Ovviamente non mi dispiace! Anche perché il blog rimarrà in stand-by fino a marzo. E scusa se non rispondo subito: non sempre mi arrivano le notifiche (mannaggia a Blogger).

      Comunque, devo dire che questo post è un po' acerbo: ero agli inizi, nonostante scrivessi articoli già da un paio d'anni, ai tempi cercavo ancora la mia voce.
      C'è un punto fondamentale che qui non ha trattato: la differenza tra prezzo e valore. Spesso a ciò che ha un valore, non gli si dà un prezzo (adeguato). Purtroppo questa è una cosa di cui mi sono reso conto nel lavoro. E a volte ciò che ha un prezzo ha solo quello, e non un valore.
      Prendi la Monna Lisa. Puoi darle un prezzo? Certamente no, il suo valore è tale da essere senza prezzo. Quello deve stare in un museo. Nessuno potrebbe (meglio: dovrebbe poter) acquistarlo, perché è patrimonio di tutti. Nel momento in cui invece cominci a dare un prezzo (esorbitante) a qualcosa, e crei un marchio di fabbrica, si passa da arte a prodotto (il caso di Fontana). Lì hai un prezzo, ma non un valore.

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    2. Sono d'accordo e io vado anche più all'estremo. La Gioconda è probabilmente il quadro più famoso dell'universo e ho l'impressione che molto del valore sia dovuto a questa fama, più che al valore dell'opera in sé. Il "valore" della fama oscura il vero valore dell'opera (immenso, sia chiaro).
      Nella pittura questo è più evidente che non ad esempio in musica. Da qualche parte esisterà il manoscritto della nona di Beethoven che ha giustamente un suo valore storico, ma il suo valore artistico è un altro che non è l'oggetto materiale. Per me, la lista della spesa redatta da Beethoven (sto esagerando eh, ma non tanto) potrebbe avere lo stesso valore. Il pezzo di carta non deve diventare un feticcio, soprattutto una volta che è stato archiviato, salvato, scansionato, fotografato, duplicato, salvato in tutti i modi possibili. E così il quadro, secondo me. L'oggetto fisico "quadro di Monna Lisa" (che deve essere preservato e tenuto al sicuro e anche ammirato, certo) non deve avere più valore, o forse significato - è il termine più giusto - , di quello che ha l'opera artistica "Monna Lisa" e che giustamente nessuno dovrebbe poter acquistare.

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    3. Io sostengo che il valore di un'opera (di qualunque tipo essa sia) sia dato dall'emozione che suscita. "Viandante sul mare di nebbia" è uno dei miei dipinti preferiti, eppure non l'ho mai visto dal vivo. E ciò non ha importanza, perché ciò che gli dà valore sono le sensazioni che ti dona, non l'oggetto fisico in sè. Con la musica questo discorso diventa persino più ovvio.

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