martedì 22 marzo 2016

Ipertimesia

Ho sentito parlare per la prima volta di ipertimesia leggendo il racconto di John Robert Lennon The Rememberer; anni dopo ne ho poi sentito di nuovo parlare nella serie TV Unforgettable, a esso ispirato.
È una rarissima condizione neurologica per cui il soggetto che ne è affetto possiede una memoria autobiografica superiore, il che significa che da un certo punto della sua vita (in genere la prima o la seconda adolescenza) è in grado di ricordare dettagliatamente ogni momento della propria vita, di cui possiede anche un calcolo calendariale (ovvero riesce a ricordarsi il giorno, nei casi più estremi anche l’ora, a cui è avvenuto l’episodio memorizzato).

Sostanzialmente l’ipertimesico è privo quasi totalmente dell’oblio, quella fondamentale capacità del cervello che è il dimenticare, e che serve a preservare spazio per informazioni nuove, più utili o più aggiornate. Ricordiamo infatti più facilmente ciò che ci piace oppure che non ci piace, e quello che ci è più utile, mentre dimentichiamo quello che non ci interessa o ciò a cui non prestiamo attenzione. Studi neurofisiologici affermano infatti che è più facile ricordare un'esperienza se questa ha su di noi un impatto fisiologico: per esempio ricordiamo bene un episodio doloroso o pauroso, in modo da essere preparati se la situazione dovesse ripetersi.
La condizione non è da confondere con forme di memoria eccezionale (ad esempio la memoria eidetica, una sorta di estremizzazione della memoria fotografica, da cui si differenzia per la comparsa di una rappresentazione mentale successiva all’episodio), che sono caratterizzate da strategie mnestiche (per esempio il palazzo della memoria, un tecnica mnemonica che consiste nell’associare informazioni a immagini creando una struttura mentale che le contenga e classifichi). I ricordi dell’ipertimesico sono di natura personale, autobiografica, banali, derivanti dalla comune osservazione quotidiana; emergono inconsapevolmente e senza esitazione, e vengono descritti come associazioni incontrollabili, vivide rappresentazioni viste e rivissute al minimo dettaglio nella propria testa.
La vita quotidiana di un ipertimesico è complicata; sostanzialmente vede noi come noi vediamo una persona affetta dal morbo di Alzheimer. Persone incontrate anni prima per pochi momenti restano cristallizzate nella memoria, mentre dall’altra parte se ne è persa completamente traccia. Riferimenti a conversazioni avute mesi, anni prima, ricordate parola per parola, sono state completamente rimosse. Per questa ragione, l’ipertimesico è incline a perdersi nei ricordi, manifestando difficoltà a partecipare alla vita presente e a programmare quella futura. I ricordi divengono estenuanti e incontrollabili, la testa continuamente attraversata da immagini, parole, informazioni che si accendono all’improvviso e ramificandosi ne richiamano altri e questi altri ancora a cascata...
Uno dei primi casi riportati in letteratura è stato quello di S., un giornalista russo che aveva un’incredibile capacità mnemonica per quanto gli accadeva quotidianamente; il rovescio della medaglia era che viveva in un perenne stato di confusione, dovuto al fatto che le informazioni memorizzate si sovrapponevano in maniera incontrollata nella sua testa. Inoltre aveva grande difficoltà a memorizzare ciò che leggeva: gli ipertimesici, contrariamente a quanto si possa immaginare, hanno una scarsa capacità di memorizzazione volontaria, che in questo li rende comuni a qualsiasi altra persona, tanto che come studenti sono assolutamente nella media. 
Studi neuroanatomici hanno mostrato che alcuni presentano un lobo temporale e un nucleo caudato più grandi rispetto alla media. Nel lobo temporale è situato l’ippocampo, la struttura deputata all’immagazzinamento dei ricordi, in particolare la memoria episodica, mentre il nucleo caudato è legato alla memoria procedurale (istruzioni per compiere azioni automatiche) ed è intrinsecamente legato al disturbo ossessivo-compulsivo (sintomatologia costituita da pensieri ossessivi associati a compulsioni, ovvero particolari azioni o rituali da eseguire, che tentano in questo modo di neutralizzare l'ossessione); questa è una condizione che caratterizza in genere gli ipertimesici, il che può facilitare il consolidamento della memoria e spiegare l’involontario richiamo di ricordi organizzati. In alcuni soggetti è stato rilevato invece che l’amigdala è molto più grande del normale; essa è una struttura legata alla componente emozionale delle informazioni che arrivano al cervello e potrebbe essere questa condizione a creare una tale profonda rilevanza personale nelle esperienze dell’ipertimesico, rendendole in tal modo indimenticabili: tendiamo infatti a ricordare con maggiore facilità ciò che suscita in noi un'emozione.

20 commenti:

  1. Non so se posso definirmi un ipertimesico comunque riesco a ricordare intere conversazioni anche a distanza di molti anni, così come riesco a memorizzare quasi all'istante numeri di telefono, indirizzi o orari, tanto che non ho mai avuto un'agenda in vita mia.

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    1. Quasi certamente no. La sindrome ipertimesica è una condizione neurologica rarissima (qualche centinaio di casi in tutto il mondo, forse anche meno) e non va assolutamente confusa con chi ha semplicemente un'ottima memoria.
      L'ipertimesico ricorda ogni minimo particolare di un evento che ha vissuto, addirittura calendarizzandolo in giorno, mese, anno, nei casi più estremi addirittura l'ora.
      E' una situazione estenuante in quanto i ricordi non danno mai tregua. Rimembranza continua e spossante potrebbe essere una descrizione migliore della condizione.

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    3. Ciao Mattia, mi fa davvero piacere che tu abbia trovato interessante il mio articolo.
      Penso saprai che esistono pochi casi al mondo come il tuo (quanti esattamente lo sai? il testo di Neuroscienze su cui ho studiato non dava numeri precisi).
      Qualche tempo fa stavo ripensandoci e mi era venuto in mente un parallelismo con un'altra condizione, che mi piacerebbe sapere se trovi corretta e/o pertinente.
      Può essere che tu abbia sentito parlare della cosiddetta mentalità Messie o disposofobia, nota anche come sindrome da accumulo compulsivo, dove il soggetto non riesce a liberarsi degli oggetti materiali, che accumula in casa.
      Pensi che la sindrome ipertimesica possa essere definita come una "mentalità Messie mnemonica", ovvero una sindrome di accumulo compulsivo di ricordi?
      Nella mentalità Messie si genera un legame emotivo tra il soggetto e gli oggetti quotidiani, persino i più banali, che non riesce ad abbandonare. L'ipertimesia si ipotizza sia data da un legame emotivo tra l'individuo e i ricordi, anche quelli più banali, che non riesce a lasciare (obliare).
      E' vero che la mentalità Messie ha probabile origine psicologica per la rimozione di un trauma vissuto dal soggetto (una sindrome d'abbandono, un lutto...), mentre l'ipertimesia ha probabile eziologia neuroanatomica, ma a parte questo come ti sembra il parallelismo tra le due?
      L'altra domanda che mi interessava è questa: sai qualcosa dal punto di vista endocrinologico, in particolare sulle correlazioni con l'adrenalina? Nel telefilm che ho citato veniva detto che alti tassi di adrenalina "spegnerebbero" per qualche tempo la condizione, ma io non ne sono troppo convinto, perché va contro ciò che conosco di fisiologia ormonale.

      (se per te va bene, rimango qui sul blog, in ogni caso la mia mail è in fondo alla pagina)

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    6. Ciao Mattia, ti ringrazio della tua risposta molto gentile (dopotutto penso non sia facile parlare di una condizione non semplice da vivere). In particolare sulla questione adrenalina (sì, ti sei spiegato benissimo): io conoscevo questo aspetto ma non da testi di neuroscienze, per cui mi ero chiesto se corrispondesse al vero (ed è il motivo per cui non ne avevo parlato nell'articolo). A quanto so, esperienze emozionanti, adrenergiche, vengono ricordate più facilmente, ecco il motivo della mia perplessità e di conseguenza la mia curiosità in proposito.
      Quanto all'Alzheimer, era un modo "facile" per far capire ai lettori che tipo di condizione estrema fosse questa.
      Ti ringrazio ancora per avermi raccontato qualcosa di più, mi ha fatto davvero piacere, e se volessi ritornare ancora sul blog sei il benvenuto.

      Marco Lazzara

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  2. Non credo di essere un ipesimesico, anzi spesso dimentico quello che ho detto cinque minuti fa, quindi per me si tratta di un mondo nuovo, di una vera e propria scoperta di un qualcosa che non conoscevo.

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    1. Credimi: se fossi un ipertimesico, te ne accorgeresti. Già dal semplice relazionarti con gli altri.

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  3. Stranamente non ne avevo mai sentito parlare, e non conoscendo nemmeno la serie per me è un concetto estraneo. Però devo dire che è davvero interessante, considerando il fatto poi che ricodo conversazioni, sogni e pensieri persino di quando ero piccolissima, momenti anche banalissimi di gioco. La paura di dimenticare però mi turba moltissimo e a volte mi trovavo sommersa dai ricordi tanto da non riuscire a dormire. Poi mi sono creata una specie di casa immaginaria piena di porte e cassetti dove conservare e chiuderci ricordi. Altri invece li ho scritti su carta, così posso stare un po' più serena. Ma per quanto riguarda ricordi e pensieri ho un casino in testa che sarebbe troppo lungo da descrivere. È comunque molto interessante!

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    1. Quella che descrivi è grossomodo la tecnica del palazzo della memoria, una strategia mnemonica. Gli ipertimesici non ne hanno bisogno perchè non riescano a dimenticare, per cui la loro memoria si riempie di ricordi spesso inutili e che mettono in ombra il resto.

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    2. Più che altro ho iniziato a farlo dopo che mi sono fracassata cranio e collo, visto che soffrivo di piccole amnesie, e dopo che una persona continuava a ripetermi che mi inventavo le cose e che ero stupida e non ricordavo la realtà. Da allora mi è nata la paura di dimenticare... però rimane uno strano e affascinante concetto :) grazie per averne parlato!

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  4. Ma sai che avevo preparato un post in bozza sullo stesso argomento, la memoria? Però il mio è diverso, più legato al rapporto tra memoria e scrittura.

    Avevo proprio letto sul giornale alcuni casi che citi. Io vivrei come una maledizione il fatto di ricordare minutamente ogni cosa, persino la più banale (cioè essere ipertimesica).

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    1. Infatti è una condizione un po' complessa con cui rapportarsi nella vita quotidiana.
      Leggerò molto volentieri il tuo post su memoria e scrittura.

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  5. Mi è capitato di vedere in tv un documentario su un uomo che a causa di un incidente aveva perso totalmente la memoria (non sapeva chi fosse e non riconosceva nessun familiare né amico) e non riusciva più a memorizzare le informazioni.
    Mi ricordo una scena, lui con la famiglia in treno e la moglie che gli dice "stiamo andando qui, dove stiamo andando?" "non so" è stata la risposta. Una non vita in pratica

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    1. Praticamente il contrario dell'ipertimesia. E' un po' come se avesse un morbo di Alzheimer.

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  6. Non credo di avere l'iipertimesia, però da anni cerco una risposta ai miei ricordi della primissima infanzia. Il mio primo ricordo è sicuramente entro i tre mesi di vita, perché riguarda un tipo di bagnetto che negli anni 50 si usava per i neonati (io ho 60 anni). Questo bagnetto non aveva il tappo ma un tubo che veniva tenuto alzato per evitare che la vasca si svuotasse (per il sistema dei vasi comunicanti), ecco io ricordo il terrore di finire dentro il vortice creato dal buco di scarico, ricordo i pianti disperati per cercare di attirare l'attenzione a quel pericolo tremendo. La cosa strana di questo ricordo è che il mio terrore derivava da una esperienza già vissuta. Poi ricordo un episodio in cui io ero in passeggino e piangevo perché la mia palla era finita vicino la stufa e io non potevo prenderla, poi ricordo come fosse ieri il giorno in cui ho iniziato a camminare (mia madre dice che fu a nove mesi) e lo mostravo baldanzosa a mio fratello nel giardinetto antistante al suo asilo. Tutti i ricordi che seguono sono nitidi, come una vacanza che feci con la mia famiglia quando avevo due anni. Ricordo poi facce e situazioni talmente bene che spesso evito di salutare le persone per strada, troppe volte infatti ho fatto brutte figure cercando di ricordare a qualcuno come e quando c'eravamo già incontrati mentre costoro non avevano idea di chi fossi. Ecco, vorrei sapere se il mio caso può interessare qualcuno, anche cercare di capire di cosa si tratta. grazie

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    1. In base ad alcuni dettagli di quanto scrive si potrebbe forse escludere l'ipertimesia. Da quanto ho letto in materia le manifestazioni hanno inizio nella prima o seconda adolescenza; il fattore chiave però è il calcolo calendariale, cioè ricordarsi non solo l'episodio ma anche il giorno specifico in cui questo è avvenuto (domenica 24 giugno 1984, per fare un esempio). Una diagnosi però la può fare solo uno specialista in materia (dovrebbe consultare un neurologo, specie se questi episodi sono ripetuti, spossanti e le rendono complicata la vita quotidiana).
      I ricordi così datati a cui ha fatto riferimento potrebbero avere diverse spiegazioni. Noti che ha parlato di eventi traumatici (traumatici per un infante), che spesso rimangono sepolti anche anni nell'inconscio finché qualcosa non li richiama al cosciente. Bisognerebbe poi vedere se siano ricordi effettivi o piuttosto costruiti: cioè ricordi posteriori che vanno a innestarsi (sovrapporsi) a ricordi precedenti. Anche qua sarebbe utile consultare uno specialista per cercare di far luce sulla cosa (uno psicanalista in questo caso).

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  7. Ciao Mattia, ho trovato il tuo articolo interessante. Potrei chiederti la tua mail personale? vorrei ricevere da te qualche notizia in più (se possibile) riguardo questo argomento che probabilmente sarà l'argomento per la mia tesi di laurea. Attento tue notizie!

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    1. Buongiorno Lorenza.
      Vuoi parlare con me (Marco Lazzara) autore dell'articolo e intestatario del blog o con Mattia (alias Willy l'Orbo), che aveva lasciato dei commenti e poi li ha (purtroppo) cancellati?

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