giovedì 21 aprile 2016

Ore d’Orrore II – Streghe (parte 2)

Bentornati, cari orrori dell’oltretomba. Il vostro dottore è come sempre lieto di vedervi entrare qui nel suo lugubre e terrificante laboratorio. Non badate alla polvere: solo un vampiro che ha pensato di trattenersi fino all'alba.
Allora, oggi continueremo il nostro discorso sulle streghe. E a questo proposito, dovreste proprio vedere la madre di Vulnavia, la mia bella assistente...
Ma mi sa che è meglio sorvolare e parlare invece di incantesimi e altre stregonerie...


Ore d’Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”

"«Raddoppia, raddoppia lavoro e travaglio. Ardi fuoco, gorgoglia caldaio!», strillavano le tre megere nella loro danza attorno al nero calderone." (Marco Lazzara, L'Incantesimo, citando il Macbeth di William Shakespeare, da Incubi e Meraviglie

Caratteristiche
Inizialmente le streghe non erano per forza immaginate come donne anziane e orribili a vedersi. A partire però dal Medioevo, le streghe vennero associate al Diavolo, e nell'immaginario popolare che associa la bruttezza alla malvagità, le streghe cominciarono a essere rappresentante come vecchie megere, anche se talvolta è rimasta l'immagine della strega bella e ammaliante. Spesso venivano rappresentate accanto a un filatoio o intente a intrecciare nodi, un richiamo al tessere il destino degli uomini ponendoli di fronte a ostacoli: in questa iconografia richiamano le tre Moire.
Alcune storie dicono che una strega ha due pupille nell'occhio sinistro e corna di cervo in quello destro. In molte tradizioni la strega è affetta da aritmomania (disturbo ossessivo-compulsivo consistente nel contare o numerare oggetti). In Sardegna, per proteggere i bambini dalle cogas, si metteva sulla culla un rosario, così che la strega ne avrebbe contato i grani fino all'alba. In altre zone d'Italia si usava una scopa, perché la strega si mettesse a contarne le setole. Per proteggersi dalle janare, le streghe beneventane, bisognava mettere davanti alla porta di casa una scopa o dei grani di sale. Stessa cosa per le masche piemontesi.
La strega è in genere accompagnata da un animale (famiglio), dotato di caratteristiche diaboliche e che funge da suo consigliere. Tipici sono gatti, gufi, corvi, civette, topi, rospi.
Di norma, anche se non sempre, la strega è ritenuta malvagia. Streghe e stregoni sono considerati utilizzatori di magia nera, in contrapposizione al mago, che praticava la magia bianca, e allo sciamano, le cui pratiche avevano il compito di assicurare salute e sopravvivenza alla tribù. In Friuli si credeva nei benandanti, stregoni buoni che sapevano come fronteggiare quelli malvagi.

Incantesimi
Molti incantesimi erano riportati e descritti nei manuali usati nella caccia alle streghe; il più famoso di essi era il Malleus Maleficarum (Il Martello delle Streghe), redatto nel 1487 dall’inquisitore Heinrich Kramer.
A questo proposito è bene fare un po’ di distinzione. La necromanzia (chiamata anche psicomanzia) è la magia operata sui morti (dal greco necros+manzeia, cioè divinazione della morte), utilizzata a fine divinatorio o di controllo su di essi, e non va confusa con la negromanzia (dal latino niger, cioè nero), ovvero la magia nera. La necromanzia non è necessariamente usata a scopi malvagi; se lo è, diventa una forma di negromanzia.
Un esempio di necromanzia è quella usata in certe pratiche del vudù. Contrariamente a quanto si crede, il vudù è una religione a tutti gli effetti. È di origine africana, trapiantata poi nelle Indie Occidentali e regioni circostanti a seguito delle deportazioni schiavistiche. Il termine vudù, usato in diversi traslitterazioni (per esempio voodoo), letteralmente significa spirito o divinità o, ancora meglio, segno del profondo. Come in tutte le religioni antiche anche il vudù ha numerosi cerimoniali legati alla magia; particolarmente vasto sembra essere l'arsenale della magia nera: secondo la tradizione, alcuni potenti stregoni sarebbero anche in grado di riportare in vita i morti.
Uno dei più celebri poteri delle streghe era quello di inviare malefìci con lo sguardo, col contatto fisico o anche tramite semplici parole pronunciate con acredine.
Secondo alcuni, le streghe sapevano far cadere la pioggia rimestando la propria urina dentro a una buca oppure utilizzando dei minerali contenenti alluminio, che una volta mescolati con dei nitrati per dare loro fuoco producevano le nuvole della pioggia.
Esistevano sortilegi anche per impedire la coagulazione del burro, che se non avveniva era segno di intervento diabolico.
Uno dei malefìci più diffusi era il ligamento, che rendeva gli uomini sessualmente impotenti. Ne erano conosciuti quasi cinquanta tipi, il cui più semplice consisteva nell’annodare una cinghia sopra cui veniva pronunciata una formula magica.
Altro sortilegio era l’anguistara, che era una caraffa piena d’acqua con cui si poteva vedere il futuro e ritrovare cose perdute.
Altra pratica era quella di impastare l’argilla con del grasso umano per fabbricare statuette su cui incidere sopra il nome della persona da colpire: venivano trafitte con uno spillo, poi con un ferro rovente pronunciando una formula magica, infine venivano gettate nel fuoco; dopo non molto tempo i nemici morivano colpiti dalla folgore. In alcune versioni le effigi erano di cera e venivano trafitte o messe sul fuoco per procurare dolore. Alcuni malefici consistevano nel nascondere sotto il letto delle vittime un cerchio di ferro da cui si diparte una raggera di punte, con nel mezzo un pupazzetto fatto con una grossa patata con un chiodo conficcato in essa: la persona colpita pativa sofferenze che iniziavano la prima notte come punture di spilli, un senso di stanchezza al risveglio, per poi crescere notte dopo notte.
Se un maleficio non riesce, la strega deve scaricare gli effetti negativi su qualcosa, altrimenti colpirebbero lei stessa: sono le “bambole delle streghe”, realizzate in pezza, gesso o porcellana.

Sabba
A partire dal Medioevo le streghe iniziarono a essere associate al Diavolo, di cui divennero le servitrici. L’incontro avveniva durante il sabba (alterazione dell’ebraico shabbat, cioè sabato), chiamato anche sinagoga o vauderie.
Il sabba si svolgeva nella notte tra il sabato e la domenica, oppure secondo alcune tradizioni di venerdì. Tradizionalmente alcune date durante l'anno erano considerate di particolare importanza per i raduni delle streghe: la vigilia di Ognissanti (31 ottobre), la notte di San Giovanni (24 giugno), la notte di Valpurga (30 aprile). Il sabba si teneva di solito a un crocicchio, in un cimitero, sotto una forca, ma più frequentemente in posti remoti come la vetta di una montagna o una radura; qualche volta in un precipizio. Il numero dei partecipanti poteva variare da poche decine a migliaia di streghe.


Le streghe giungevano al luogo prestabilito volando a cavallo di un animale, sopra un bastone, una panca, una pentola o una scopa; talvolta addirittura per mezzo di una forca. Prima del volo, le streghe erano solite ungersi con del grasso di bambino o con altri unguenti magici che consentivano loro di librarsi in aria o anche di trasformarsi in creature mostruose o animali. In alcune tradizioni le streghe si ungevano di grasso e passavano dalla canna del camino; in Francia si credeva che bastasse mettersi a cavallo di una scopa, mentre in Italia si credeva avessero sempre un caprone alla porta pronto a trasportarle. Si riteneva che esistessero quattro maniere diverse per recarsi all’incontro: la pura e semplice immaginazione, il viaggio a piedi, il volo demoniaco e un quarto modo sconosciuto anche alle stesse streghe. Il versetto da recitare prima della partenza era: Sopra foie et soto vento dellà dal mare al parlamento et là volgio andar.
Giunte sul luogo della riunione, le streghe trovavano il Demonio in persona ad attenderle, che salutavano con l'osculum infame (saluto rituale che consiste nel baciargli l’ano), a volte invece con un bacio sul piede sinistro o sui genitali, oppure offrendogli candele nere e ombelichi di bambini. Il Diavolo era seduto su di un trono di ebano e le sue fattezze erano per metà di uomo e per metà capro, provvisto di corna, a volte anche di artigli come quelli degli uccelli.


Prima di iniziare, Satana accoglieva le nuove adepte e faceva loro rinnegare la fede cristiana, compiendo atti nefandi, quali una parodia della messa, bestemmie o il calpestamento di croci, ostie o altri oggetti sacri. La cerimonia prevedeva in alcuni casi un giuramento di fedeltà al Diavolo compiuto ponendo la mano su di un misterioso libro pieno di occulte scritture. Le streghe si mettevano quindi in ginocchio davanti a lui tenendo le mani tese dietro la schiena con le palme rivolte verso il basso. Un altro rito era l'apposizione di un marchio da parte di Satana in persona sul corpo dei suoi adepti, una sorta di nuovo battesimo nella fede diabolica.
Il Demonio dà quindi il via all'orgia e i convitati si accoppiavano tra di loro, senza distinzione di sesso e di parentela. Secondo le fonti, nel corso di questi rapporti non si provava alcun piacere sessuale, in quanto il coito satanico sarebbe particolarmente cruento e devastante e il seme del Demonio freddo come il ghiaccio. Esistono tuttavia descrizioni che indicavano il sabba come luogo di straordinari piaceri carnali.
Dopo l'orgia cominciava il banchetto, caratterizzato dalla presenza di carne di bambini non battezzati, di carne d'impiccati oppure di vivande, che però non sempre avevano sapore; i cibi ingeriti, venivano magicamente rigenerati alla conclusione del pasto. Spesso il cibo veniva rubato nelle case e poteva anche essere usato per misteriosi rituali.
Al banchetto facevano seguito la danza e il canto, accompagnati da una musica stridente e dal ritmo ossessivo dati dai canti dei diavoli. Il ballo procedeva descrivendo un cerchio e i partecipanti danzavano schiena contro schiena, in modo da non potersi guardare in viso. Al termine (alla mezzanotte o al canto del gallo) il Diavolo distribuiva pozioni e polveri magiche e conferiva poteri soprannaturali ai partecipanti, in modo da consentire loro di compiere malefici quando fossero tornati alle loro dimore.
In alcune tradizioni, le adepte di Satana e i loro maestri formavano spesso furibondi cortei, caratterizzati dal chiasso e dal vortice sfrenato della trasgressione, il che può essere associato alla “caccia furiosa” del folklore nordico: una sorta di scorribanda notturna a cui partecipavano streghe e demoni, quasi sempre accompagnati da creature mostruose.

Per oggi è tutto, cari indiavolati. L’appuntamento è alla prossima settimana con la terza parte dell’articolo. Nel frattempo, che ne direste di venire a un bel sabba, sabato sera?

10 commenti:

  1. Il vudu nei suoi risvolti religiosi e culturali e non solo come intrattenimento horror è stato oggetto di più film. Il più famoso è "Il serpente e l'arcobaleno" di Wes Craven, ma c'è un film italiano del 1972, "Il dio serpente" di Vivarelli, che secondo me non gli è da meno.

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    1. Qualche anno fa avevo pubblicato su di un'antologia un racconto sul vudù e mio padre, che l'aveva letto di straforo, una volta finito aveva commentato: "ma che racconto terribile!" :)

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  2. Qualcosa mi dice che presto parlerai anche della cosiddetta "Caccia Selvaggia", vero?

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    1. Oh no, in realtà. Me lo riservo per un eventuale futuro articolo sul diavolo.

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  3. Le streghe esistono ragazzi, vi assicuro...

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  4. Povere streghe, altroché :D
    La storia dell'unguento si ritrova anche nel Maestro e Margherita di Bulgakov (ma forse è soltanto il mezzo che "risveglia" la vera natura della protagonista!).

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    1. Sì, povere streghe, vedrai anche nel seguito dell'articolo.

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  5. Ah, ecco, non sapevo della distinzione tra "necromanzia" e "negromanzia"! Complimenti per l'articolo, molto interessante questa carrellata stregonesca.

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    1. Eh sì, tutti pensano che siano sinonimi. :)

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