sabato 11 marzo 2017

Buckethead

Ho sempre creduto che il musicista più prolifico in assoluto fosse stato Frank Zappa: dall’inizio della sua carriera fino al momento della sua morte (1966-1993) si può stimare che abbia pubblicato almeno due dischi l’anno, tra inediti e live (molti dei quali doppi o tripli), senza contare anche il numeroso materiale uscito postumo. Oppure il bluesman John Lee Hooker, che in 40 anni di carriera ha pubblicato almeno un'ottantina di dischi.
Ma questo è niente in confronto a Buckethead, che in 25 anni ha pubblicato ben 275 dischi, a cui si aggiungono 6 album pubblicati col nome di Death Cube K e quasi 70 in collaborazione con altri artisti, comprese le colonne sonore per molti film. Sostanzialmente si tratta di circa un disco al mese per 25 anni. Per dire, solo a ottobre del 2015 ha pubblicato 30 album, uno per ogni giorno precedente Halloween (e 118 in tutto l'anno, praticamente uno ogni 3 giorni). Contando solo i suoi album da solista si parla di 150 ore di musica.
Come esempio potete ascoltarvi una delle sue canzoni più famose: Jordan.


Buckethead, cui vero nome è Brian Patrick Carroll, è considerato uno dei chitarristi più tecnicamente dotati del mondo, uno shredder (un chitarrista dotato di notevole tecnica e velocità). Dopo i primi inizi, esordì con un album solista nel 1992. L'anno successivo, quando John Frusciante aveva abbandonato i Red Hot Chili Peppers, Buckethead aveva fatto un provino per sostituirlo: fu applaudito dal gruppo, ma non venne scelto, così continuò con la carriera solista. Più recentemente (2008) è stato chitarrista nell'ultimo album dei Guns & Roses, gruppo che ha poi abbandonato per divergenze lavorative e caratteriali.
È un personaggio strano questo Buckethead, noto per l'eccentricità della sua immagine pubblica: durante i concerti indossa spesso una tuta da meccanico, ha il volto coperto da una maschera kabuki e si mette come cappello un secchio della Kentucky Fried Chicken (una catena di fast-food americana) con l'aggiunta di una banda con la scritta "FUNERAL" (è da questo copricapo che deriva il suo nome). Il costume che indossa è ispirato al personaggio di Micheal Myers, il serial-killer della saga di Halloween, infatti è un grande appassionato di film dell'orrore e di arti marziali. Durante i concerti spesso si esibisce in passi di robot dance o col nunchaku o si mette a scambiare giocattoli col pubblico. Inoltre è appassionato anche di Disneyland, dove dice di essere stato più di 500 volte.
Data la misteriosità di questo artista, nel corso degli anni si è creduto che dietro la sua maschera si nascondesse in realtà qualche altro famoso chitarrista, come Paul Gilbert (da cui in effetti Carroll aveva preso delle lezioni) o Steve Vai, cosa smentita dai diretti interessati e dalle (rarissime) immagini di Buckethead senza maschera.
Durante le interviste spesso ha l'abitudine di presentarsi con un pupazzo che chiama Herbie, che indossa infilato nella mano destra, e che fa parlare in sua vece. Già dalle sue interviste e più ancora attraverso gli album e il suo sito, Buckethead ha sviluppato una sua biografia immaginaria e surreale, della quale si conoscono molti più dettagli che della sua vera vita, sulla quale è invece estremamente riservato.

15 commenti:

  1. Sì, conoscevo questo chitarrista: un tizio degno di Obedece a la morsa :)
    Ha saputo giocare con l'immagine, accostando particolari che assieme sono trash.

    Moz-

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    1. C'è chi lo ama e chi lo detesta, chi trova intrigante la sua figura e chi lo vede come un pazzoide. A prescindere, trovo che sia un personaggio interessantissimo.

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  2. Io sono più interessata alla musica che a tutto il resto. Certe stravaganze mi fanno sorridere e quando non sono solo mere trovate pubblicitarie mi piacciono perché esprimono la personalità dell'artista.

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    1. In un artista musicale la prima cosa a cui presto attenzione è ovviamente la musica. Però poi mi piace anche osservare il resto, per esempio trovo affascinanti le copertine dei dischi dei Pink Floyd, che sono un bell'esempio di arte volta a un marketing pubblicitario vincente.
      Nel caso di Buckethead credo che le sue stravaganze siano una manifestazione diretta della sua personalità estremamente particolare e complessa.

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  3. Tra i primatisti metterei anche Klaus Schulze: oltre ai circa 40 dischi della sua discografia di base, ai sette pubblicati sotto lo pseudonimo di Richard Wahnfried, e ad altrettante collaborazioni con altri artisti, vanno aggiunti vari cofanetti, tra cui la "Jubilee edition" con 25 dischi di musica inedita e la "Ultimate Edition" con 50 lp.

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    1. Di Shulze questo non lo sapevo proprio, grazie di avermelo fatto presente! :)

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  4. Non conoscevo questo artista. Ha trovato, però, un bel modo per far parlare di sé: la sua stravaganza accompagna la sua musica in modo perfetto, direi.

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    1. E' molto particolare. Per esempio il suo album d'esordio, Bucketland, è un concept album su di un parco di divertimenti diventato un "parco dei maltrattamenti", praticamente una parodia macabra di Disneyland, di cui lui invece è un grande appassionato.

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    2. A me piace molto l'idea della maschera. Fa venire un po' i brividi!

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    3. Quella che indossa è una maschera kabuki, il teatro tradizionale giapponese. A un giapponese non farebbe né caldo né freddo, mentre a noi sembra inquietante. Questo perché il perturbante è connaturato al background etnico-culturale di provenienza. Maggiori dettagli qui:
      http://arcaniearcani.blogspot.it/2017/01/ore-dorrore-iii-mostri-parte-2.html

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  5. Ricordo male o per un certo periodo ha suonato anche con Axl Rose nei Gun's Roses?

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    1. Sì, come scritto nelle due righe prima della prima figura.

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    2. Ok ho fatto una figuraccia sorry.

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    3. Non ti preoccupare, a volte capita di lasciarsi sfuggire una frase.

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