domenica 22 settembre 2019

La Percezione di un Post

Ci sono dei post su cui un blogger magari ha lavorato tanto e che passano quasi inosservati, e viceversa altri su cui non avrebbe scommesso che ottengono invece una pioggia di attenzioni, e altri ancora che, se sul momento ottengono pochi riscontri, li recuperano sul lungo periodo in termini di continue visualizzazioni. E poi ci sono dei post che ottengono riscontri che non ci si aspettava, almeno per quanto riguarda la loro percezione e il loro significato. 

Alcuni mesi fa ho pubblicato il post Mai Dire Digitale, in cui ho raccontato alcune delle mondezze che si possono trovare attualmente tra i programmi della nostra televisione. L'intento era chiaramente ironico, cioè farsi due risate con le stupidaggini che ci tocca vedere in TV. Credo però che nessuno abbia compreso questo intento oppure, se è stato compreso, sia passato in secondo piano. Tutti quelli che l'hanno commentato direi che l'hanno preso alla lettera, e molti hanno legittimamente espresso il proprio disgusto per quanto viene trasmesso in televisione o hanno sottolineato che molti di questi programmi siano sceneggiati e in essi ci sia poco o nulla di "reale".
Però l'intento del post era un altro: farsi due risate. 

Quel post era nato da una conversazione avuta coi miei colleghi in una serata in pizzeria, durante la quale cui ci siamo fatti un sacco di risate. Nessuno di quelli che l'ha commentato ne ha approfittato per ridersela un po'; forse qualcuno potrebbe anche averlo fatto, ma non nei commenti. Non che ci sia rimasto male, per carità, ma credo di essere rimasto un po' stranito, perché ho come avuto l'impressione di aver sbagliato qualcosa. E questo mi ha portato a riflettere su ciò che viene percepito di un post, anche più in generale.
Può essere che l'intento divertente non sia stato compreso per via dei temi solitamente trattati nel blog? Forse do un'immagine di serietà (o di noiosità) e il mio lato divertente ne viene occultato. Oppure può essere che l'umorismo di quel post non sia stato colto? O magari l'intento umoristico è stato compreso, ma non ci si è badato, perché ritenuto un vezzo stilistico (o non è stato gradito) e si è preferito commentare su altro? 
Di norma noi abbiamo chiaro in mente ciò che vogliamo dire, ma non sempre riusciamo a esprimerlo come vorremmo; dall'altra parte chi riceve il messaggio può travisarne il senso: sono le basi della teoria della comunicazione efficace. La qualità informativa del messaggio viene abbassata sia dal livello di competenza comunicativa dell'emittente, sia dalle capacità interpretative del ricevente, oltre che da un "rumore di fondo": se l'emittente vuole comunicare 100, in realtà dice 80; il ricevente può sentire 50, ne capisce 30 e alla fine ricorda solo 20. Se si vuole fare una comunicazione efficace (ovvero che il messaggio arrivi il più possibile "integro" al ricevente), ci sono una serie di espedienti volti ad alzare quel 20. Secondo Jacobson i fattori influenzanti la qualità informativa sono: il contesto in cui si svolge l'atto comunicativo (ovvero la situazione, per esempio il luogo in cui avviene); il codice comunicativo usato (la scelta del linguaggio, per esempio semplice o tecnico); il canale comunicativo utilizzato (visivo o auditivo, ma anche la forma, ovvero scritto oppure orale); infine il referente (il tema di cui si parla, che può suscitare interesse, e quindi attenzione, oppure no).


Mi sembra però che la teoria comunicativa di Jacobson non tenga conto di un ulteriore fattore: la percezione che il ricevente ha dell'emittente, in termini per esempio dell'opinione che ha su di lui. Questo potrebbe infatti influenzare l'efficace ricezione del messaggio, facendogli avere un senso piuttosto che un altro, oppure non facendone cogliere sfumature e sottintesi. Si avrebbe pertanto un pregiudizio comunicativo, che potrebbe concorrere sia ad abbassare la qualità informativa del messaggio, sia a produrre un paramessaggio, che andrebbe ad alterare il senso di quanto viene comunicato. Ovviamente se la percezione è negativa; se invece è positiva potrebbe concorrere positivamente all'efficacia del messaggio, ma non sono lo stesso da escludere eventuali travisamenti.
In neuropsicologia un qualcosa di affine è l'effetto alone, che sostanzialmente è il detto: "la prima impressione è quella che conta". Si tratta di una distorsione cognitiva per cui la percezione di un tratto di un individuo è influenzata dalla percezione di uno o più degli altri suoi tratti. Per esempio giudicare buono e onesto chi ha un bell'aspetto, cattivo e disonesto chi non ha un bell'aspetto.
La legge di Poe, riferibile alla comunicazione su internet, afferma: "Senza un emoticon sorridente o qualche altro chiaro segno di intenti umoristici, non è possibile creare una parodia del fondamentalismo in modo tale che qualcuno non la confonda con il vero fondamentalismo". Ovvero, data la mancanza degli elementi prosodici del linguaggio (la componente paraverbale e non-verbale), non è possibile fare dell'ironia, perché l'affermazione verrebbe presa alla lettera.
Il discorso di cui sopra potrebbe allora venire chiamato "postulato percettivo della comunicazione", ovvero: "L'efficacia di una comunicazione è influenzata dalla percezione che il ricevente il messaggio ha del suo emittente." Tant'è che, se qualcuno non vi piace, non state nemmeno a sentire cosa dice, e l'efficacia della sua comunicazione tenderà a zero; viceversa se è qualcuno per cui provate ammirazione, lo starete a sentire con maggiore attenzione.

La parola a voi, dunque. Qual è la vostra opinione in proposito? Anche a voi è capitato che dei vostri post siano stati percepiti in maniera diversa rispetto alle intenzioni? Credete che la percezione che si ha del comunicatore potrebbe essere un'utile integrazione alle teoria comunicativa di Jacobson?

33 commenti:

  1. Sì ci sono strani movimenti, ma è meglio lasciar correre secondo me ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Scusami Pietro, ma non ho proprio capito cosa vuoi dire!

      Elimina
    2. Cioè che mi accorgo per esempio che alcuni miei post sorprendentemente hanno un flusso diverso, non so darmi una spiegazione, sarà il post o il "traffico" in tilt, ma in tutti i casi non provo a trovare il problema (se c'è) e scrivo senza farmi condizionare ;)

      Elimina
    3. Nemmeno io, ma mi interesso di comunicazione scienze cognitive, per cui cerco di capire il perché di determinate cose.
      A volte capita anche a me che certi post hanno un traffico fuori norma, la spiegazione che mi do è che qualcuno li abbia linkati da qualche parte.

      Elimina
  2. Sì, la percezione è sicuramente influenzata da ciò che ci si aspetta dal comunicatore e dall'opinione che si ha su di lui. Io almeno ammetto che, per dire, se mi capita (sicuramente a casa d'altri e contro la mia volontà) di ascoltare in tv gente come Giordano o Telese parto dal presupposto che diranno solo scemenze (che magari non è del tutto vero, però la percezione è quella). Suppongo che anche nella blogosfera possa esserci un pregiudizio simile, per cui da un certo blogger ci si aspettano contenuti di un certo genere, e ciò porta a percepire erroneamente i suoi post con contenuti divergenti dalla norma.
    A me è capitato di essere stato frainteso, ma dal tenore dei commenti ho capito che si trattava piuttosto di webnauti che avevano letto mezza riga del mio post e avevano tratto frettolosissime conclusioni. Anche questo è un elemento da considerare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dell'ultimo punto di cui hai parlato se ne tiene conto nella teoria comunicativa di Jacobson: le capacità interpretative del ricevente (quindi la possibilità di fraintendere). Ovvio però che se non ascolti/leggi tutto il messaggio, l'efficacia della comunicazione diventa praticamente nulla. Lì però possiamo cominciare a parlare di analfabetismo funzionale.

      Elimina
  3. Il tono di voce dei tuoi post credo ammortizzi certe sfumature che magari inserisci in modo sporadico, almeno questo è ciò che percepisco io riferendomi al tuo caso specifico.

    Per quanto riguarda il mio lavoro succede lo stesso. Ho post a distanza di anni che non sono ancora morti e di sicuro quando li avevo scritti non pensavo a un simile exploit nel tempo.

    Ma parlo solo in termini di contatti e visualizzazioni e non come interazioni e forse questo mi salva un poco. Ammetto però che è anche la strada che più si avvicina alla mia idea di blogging: mi preoccupo se ho pochi utenti in visita e non pochi commenti visti dato che ho bisogno di gente che commenta seriamente e non webeti e quant'altro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alcuni miei post sono stati commentati da pochi blogger, eppure vengono letti quotidianamente, e non solo dall'Italia. Alcuni post nelle query sono tra i primi risultati assoluti di google.

      Hai centrato un punto essenziale: ciò che conta non è la quantità, ma la qualità dei commenti. Ricordi due post fa, quando dicevo che c'è stata gente che commentava la prima frase del post e il resto era come non ci fosse?

      Elimina
    2. è il motivo per cui sono diventato molto selettivo con i commenti. Io sul mio blog ho tre post con più di 100.000 visualizzazioni e una volta o due al mese ricevo ancora posta con delle proposte mirate grazie a questi articoli, ne ho una cinquantina con più di 10.000 visite che curo perché mi devono dare lo stesso con il tempo. Certo ho anche post con cento commenti però hanno più commenti di visite e non mi portano a nulla.

      Elimina
  4. Un post davvero interessante... Confesso che non avevo mai riflettuto in modo così profondo riguardo la reazione che un eventuale post potrebbe suscitare nel pubblico sebbene spesso, quando scrivo, mi preoccupo di come i lettori possano interpretare una frase o un concetto magari più articolato da far intendere.
    Altrettanto spesso (forse anche troppo) ricorro alla "legge di Poe" che hai citato (e che tra l'altro non conoscevo), inserendo delle emoticon quando ho intenzione di comunicare un qualcosa a mo' di battuta, perché magari temo che possa non venir compresa (o peggio fraintesa).
    Credo che questo derivi in gran parte dalla mia 'esperienza' quotidiana... Quando alle volte faccio delle battute davanti a qualcuno o davanti ai miei amici, spesso nemmeno capiscono che sto solamente scherzando!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La differenza è che quando sei "live" puoi "correggere il tiro" subito, se non vieni compreso, mentre in un post uno potrebbe capirlo dopo parecchio che il senso di un discorso non è stato colto o è stato frainteso. Cioè la differenza sta anche nei tempi di reazione e controreazione.
      Gli emoticon in effetti un po' li detesto, ma ho accettato di usarli nei commenti o su whatsapp, mentre in un post ho sempre evitato.

      Elimina
    2. Hai ragione, in un post è decisamente più rischioso incorrere in dei fraintendimenti. Quanto alle emoticon, sono "peggiorata" con il tempo; nei primi post le usavo davvero raramente, forse perché parlavo meno di me stessa rispetto ad ora... Purtroppo - o per fortuna? - quando parlo di me sono spesso autoironica 🙈

      Elimina
  5. Tutta colpa del rumore di fondo.
    Te hai preso una conversazione bonacciona fatta in pizzeria fra te e un gruppo di buoni amici ,l'hai trasformata in uno scritto digitale sperando di destare in chi l'avesse letta le stesse sensazioni che avete provato voi parlandone in quel determinato ambiente.
    Ma la perdita di definizione o forse in questo caso meglio chiamarla intenzione ,dovuta alla trasformazione da segnale analogico a segnale digitale ha portato ad una( se ben minima) perdita d'informazione/intenzione nel risultato finale
    delle tue parole digitali.
    O più semplicemente ...quelli che secondo te credi abbiano frainteso le tue intenzioni sono solo dei blogger musoni che non sanno divertirsi.
    Ma qualunque sia il motivo ti posso consigliare di andare oltre e fregartene.
    Non ha senso secondo me dar troppo peso alle sensazioni che nascono dal virtuale è un mondo quello dei blog per quel poco che lo conosco così tanto effimero.
    Tutto il discorso che hai fatto sulla capacità di far arrivare correttamente o percepirla secondo le intenzioni la comunicazione mi fa venire in mente quel vecchio giochino che si faceva da bambini.
    Ti ricordi il telefono senza fili?

    Son d'accordo sulla percezione positiva o meno che ha il ricevente sul'emittente.
    Basta leggere i commenti sopra per confermarla.
    Bisogna partire dalla possibilità che tutte le nostre comunicazioni possano essere fraintese e la colpa per primi può essere di noi stessi che magari ci siamo spiegati male..perchè no?
    Ma aldilà dell'argomento trattato in questo post ,leggere chi definisce il popolo del web come webnauti ti da una percezione sicuramente diversa da chi lo definisce invece solo webeti ..a prescindere no?

    Sul discorso dei post che ti danno soddisfazione a lungo termine mi fanno venire in mente i vecchi buoni fruttiferi postali...speriamo che il loro rendimento sia almeno migliore di quei vecchi investimenti.
    Ah scusa ...non so se mi trovi ironico però non ho usato una emoticon che sia una.
    Non ho un blog ma ho pubblicato qualcosa da altri e per la mia breve esperienza posso affermare di non essere stato mai frainteso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Aspetta, non mi fraintendere: per me i commenti a quel post andavano benissimo, nel senso che nessuno ha commentato fuori tema, e direi abbiano dato un onesto spaccato di come viene percepita l'offerta televisiva odierna. E questo è stato comunque interessante. Però mi aspettavo anche qualche commento scherzoso, visto il tema, e non essendoci stato mi sono detto che qualcosa forse non aveva funzionato.
      L'esempio che fai del telefono-senza-fili direi che è un'ottima chiave di lettura: nei vari passaggi qualche informazione va a perdersi, in questo caso il mood.

      Elimina
  6. Scusami, non sono ancora riuscito a scriverti, provo nel w.e, sperando di essere più libero.

    RispondiElimina
  7. Purtroppo è il grande limite della comunicazione virtuale. Di base, un post può essere percepito in modo diverso, se non addirittura opposto alle intenzioni dell'emittente, e di conseguenza assumere una valenza o un'altra.
    A me è capitato in un gruppo di letteratura contemporanea su fb. Avevo notato certi passaggi tradotti malamente in "Cecità" di Saramago e volli farne un post del tutto ironico, corredato di emoticon, in cui mi dissociavo risolutamente "da siffatte raffazzonate traduzioni". Non che dovesse essere un post particolarmente di successo o compreso da tutti, sta di fatto che ne derivò una colata di commenti degni dei più raffinati shamers. Né fu capita l'ironia né alcuno si prestò a confutare la mia teoria con atteggiamento non dico cordiale ma perlomeno educato. I più educati anzi apparvero distaccati, e gli odiatori mi tacciarono di ignoranza greve. Fortuna che so farmi beffe di questa roba. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In teoria gli emoticon dovrebbero proprio andare a sostituire virtualmente gli elementi prosodici del linguaggio, quindi non dovrebbero dare adito a fraintendimenti. In realtà anche gli emoticon possono essere fraintesi: per esempio invece di essere letti come "tono scherzoso" possono venire interpretati come "presa in giro".
      C'è da aggiungere che la fruizione su un social è molto più rapida di quella di un blog, quindi il ricevente si prende meno tempo per valutare bene quanto riceve. Inoltre tende a essere molto distraente, il livello attentivo è molto più ridotto.

      Elimina
  8. Citerò a breve questo tuo post in una mia riflessione.
    Credo che abbiate già detto tutto, e penso che la risposta sia proprio quella che suggerisci. Ossia -non ricordo, sinceramente, quanta ironia ci vidi, sono sincero- il mood del tuo blog è molto serioso, forse io lo percepisco tale viste le materie di tua competenza (che non ho mai apprezzato scolasticamente, risultandomi -come ben sai- ostiche e pallose). Nonostante questo, nei tuoi post, e all'interno del tuo blog in merito agli argomenti ostici&pallosi, si nota una vena ironica. Nel tuo stile, ovviamente.
    Mai sguaiata, sempre precisa.
    È una cosa tua, e ci sta.

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guarda, potrei risponderti che nel mio blog si parla anche per esempio di musica, libri e di folklore, ma comunque dici il vero. E per ostico&palloso tu comunque ti ci confronti, e questo lo trovo notevole. Se poi noti una vena ironica (che fa parte del mio carattere, anche se è più dal vivo) mi sembra positivo.
      E poi io sono di Torino. Siamo proprio così, ce la ridiamo sotto i baffi, noi. 😁

      Elimina
    2. Tra l'altro mi è venuto in mente che diverso tempo fa avevamo fatto una discussione simile sul tuo blog, ovvero sul modo in cui viene percepito un blogger.

      Elimina
    3. Sì, ne avevamo parlato ma non in questi termini: tu sei andato proprio sul personale, su di te, ed è una cosa bella.
      Guarda, io posso farti un esempio analogo, non proprio simile ma analogo, su una cosa che ho notato, a livello personale-contenutistico :)

      Moz-

      Elimina
    4. Sì, e mi piacerebbe rileggerla quella discussione, perché si agganciava bene a questa riflessione.
      Fai pure tutti gli esempi che vuoi! 😀

      Elimina
    5. Ora non ricordo qual era di preciso la discussione.
      Comunque, come esempio, una cosa su di me, su come vengo percepito sul mio blog.
      Ho notato che se tratto di argomenti non del tutto allineati a quelli più "miei", voi lettori ve ne accorgete :)

      Moz-

      Elimina
    6. Verissimo. Ma per me questo è un pregio, il fatto che tu abbia un tuo target di riferimento e poi spazi a 360°. Mi piacciono i tuoi post sul pop (anche se non li leggo o commento tutti) e mi piace quando proponi altro. Per me ti dà una completezza che molti blog non hanno.

      Elimina
  9. perche' in fondo babbuzz..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, capisco. Lei è della scuola di pensiero dell'Hayrovskij, che partiva da un'analisi fenomenica dell'espressione colloquiale per ricondurre il tutto a un mero costrutto verbale all'interno di categorie formali esclusivamente dicotomiche.

      Elimina
  10. Sono andata a leggermi il post in questione e i relativi commenti ma non capisco bene la tua perplessità. Non credo che i commentatori non abbiano percepito il lato ironico, ma nel commentare hanno preferito cogliere la palla al balzo e portare il discorso sulla monnezza tv. Se avessero dovuto rispondere a tono, forse sarebbero venuti commenti minimi del tipo:"divertente, ahahh è vero".
    Invece hanno portato a un ampliamento della discussione che poi è il bello dei commenti. Non è che magari sei stato tu a percepire in modo sbagliato la percezione dei lettori? :D
    Adesso mi prendo delle bastonate!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non credo, sai? Non mi sembra che chi ha commentato qui abbia disconfermato le mie impressioni.
      In quel post mi sembra si sia commentato in maniera molto precisa e, come dicevo qui, forse il lato ironico è stato colto ma si è preferito commentare su altro.
      Poi leggiti la risposta che ho dato a Max qui sopra.
      La mia impressione è che sia venuto fuori un discorso interessante nei commenti, ma che l'obiettivo non sia stato raggiunto. Per cui penso che a volte riceviamo dei riscontri che non ci aspettiamo, e questi possono essere sia in senso positivo che negativo.

      Elimina
    2. Potresti essere più preciso? Che tipo di commenti ti saresti aspettato di ricevere?
      Hai detto: l'obiettivo non è stato raggiunto. L'obiettivo era far ridere? Se sì, non puoi sapere se i lettori abbiano riso o meno.

      Elimina
    3. Sì, infatti l'ho anche scritto nel post: può essere che qualcuno abbia riso, ma poi abbia commentato "seriamente".
      Non so, penso mi aspettassi che qualcuno citasse altri programmi demenziali o riprendesse quelle due stupidaggini umoristiche che avevo scritto.
      Invece si è fatta una riflessione abbastanza composta e seria. Non sbagliata, ripeto: è stata interessante.
      Leggendo quei commenti mi sono detto: forse non era poi così divertente quel post, perché comunque sono programmi per cui mettersi le mani nei capelli.

      Elimina
  11. Ho letto il tuo commento sul racconto di Mikimoz e mi sorpresa sapere che esiste ancora qualcuno che ha letto e apprezzato Giorgio Scerbanenco, che io ho scoperto un secolo fa su Novella , un settimanale serio, allora.
    E poi la citazione di Schopenhauer! Un filosofo non molto amato per i pensieri a volte brutali anche.
    Ciao.
    Cristiana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho perso il conto di quanti racconti di Scerbanenco abbia letto, tra gialli/noir e rosa, delle centinaia che ha scritto (e credo che il numero esatto nemmeno si sappia). Ho cominciato col Centodelitti e poi sono andato avanti.

      Elimina