martedì 27 aprile 2021

La Zona Morta: l'Ennesimo Plagio di Stephen King?

Peter Hurkos (1911-1988) era un uomo olandese che, dopo aver subito un trauma cranico conseguente a una caduta ed essere rimasto in stato di incoscienza per alcuni giorni, al suo risveglio affermò di avere acquisito poteri paranormali, quali telepatia e chiaroveggenza. In patria cominciò a partecipare a spettacoli e acquisì una certa fama; fu quindi invitato ad andare in America a sottoporsi a dei test dal noto medico e parapsicologo Andrija Puharich, che fu l'unico a riconoscerne le doti. A eccezione di Puharich infatti nessun altro ricercatore rimase colpito dalle sue capacità: Hurkos era più probabilmente un mentalista. In seguito collaborò diverse volte con la polizia americana come sensitivo, ma il suo contributo alle indagini fu il più delle volte tutt'altro che risolutivo. Partecipò anche al caso dello Strangolatore di Boston, descrivendo l'aspetto del colpevole; dopo però la confessione di Albert DeSalvo fu evidente che si fosse sbagliato clamorosamente, e la sua credibilità crollò in maniera definitiva. 

In un doppio episodio della serie One Step Beyond (di cui avevo parlato qui) era stata raccontata la storia di Peter Hurkos, che fece anche una breve apparizione. Quanto mostrato si trattava però di una drammatizzazione, ispirata alla vicenda, ma comunque una ricostruzione novellizzata più vicina ai canoni di un episodio di Ai Confini della Realtà: si trattava di un racconto di fantasia tratto da una vicenda reale, per quanto controversa. Ma non è comunque passato inosservato: è indubbio che Stephen King vi abbia attinto a piene mani per il suo romanzo La Zona Morta (The Dead Zone), pubblicato nel 1979, come vedremo dal confronto tra i due episodi televisivi trasmessi nel 1960 e il libro.


In One Step Beyond Peter Hurkos, dopo una caduta da un tetto che gli provoca un trauma cranico, rimane per sei giorni in stato di incoscienza; al suo risveglio mostra di aver acquisito delle capacità paranormali. Ne La Zona Morta Johnny Smith acquisisce tali capacità dopo essere caduto sul ghiaccio da bambino e aver sbattuto la testa, e che gli rimangono latenti fino al suo risveglio dopo sei anni di coma a seguito di un incidente automobilistico. 
La prima manifestazione delle capacità di Hurkos avviene mentre è in ospedale, stringendo la mano a un visitatore, a cui predice di trovarsi in pericolo di vita. La prima manifestazione delle capacità di Johnny Smith dopo il coma avviene in ospedale, stringendo la mano a un medico. In entrambi c'è non solo il fatto dello stringere la mano, ma anche il dettaglio specifico del “bisogno” di farlo, come una sorta di attrazione irresistibile. 
Hurkos non viene creduto finché non dà una dimostrazione a un agente di polizia, dicendogli ciò che stava pensando in quel momento. Johnny Smith viene creduto un millantatore e costretto a dare una dimostrazione a un giornalista rivelando dei fatti noti a lui solo. Per entrambi c'è il particolare dell'aver bisogno di “toccare” un oggetto per ricevere sensazioni psichiche in forma di immagini (fenomeno noto come psicometria): per Peter Hurkos questo avviene nei test a cui si sottopone, per Johnny Smith con oggetti inviatigli da persone sconosciute.


Un poliziotto si rivolge a Peter Hurkos per chiedere il suo aiuto nel caso di una ragazza che è stata strangolata. Hurkos, inizialmente restio, viene convinto dal medico che sta conducendo i test con lui. Si fa portare sul luogo in cui è stato trovato il corpo, per sentirlo psichicamente, mettendosi nella stessa posizione in cui è stato rivenuto. Riesce così a "vedere" l'assassino, e percepisce il nome Vogel e il numero 18; Hurkos conduce quindi la polizia in un albergo, dove nella stanza 18 soggiorna Walter Bird. Stringendogli la mano, sente che è lui l'assassino e che la donna non è stata la sua unica vittima: così conduce la polizia dove Bird aveva seppellito la precedente, e l'uomo confessa. Nel finale viene spiegato che vogel in olandese vuol dire “uccello” (bird, in inglese). 
Nel romanzo uno sceriffo si rivolge a Johnny Smith per chiedere il suo aiuto nel caso dello "Strangolatore di Castle Rock", che ha già ucciso diverse ragazze. Inizialmente Johnny è restio, ma viene convinto dal suo medico. Si fa portare sul luogo dove è stata trovata l'ultima vittima, e lì riesce a “vedere” chi sia l'assassino e a condurre da lui la polizia.
Il nome di Peter Hurkos viene tra l'altro citato nel romanzo di King. C'è infine un passaggio del libro abbastanza significativo, in cui dei fondamentalisti cristiani scrivono lettere a Johnny Smith, indicandolo come “Anticristo”; nella realtà questo era capitato a John Newland, regista e presentatore di One Step Beyond.


La seconda parte del romanzo mostra una deviazione: grazie alle sue capacità Johnny Smith scopre che un controverso personaggio politico sarebbe diventato un giorno presidente degli Stati Uniti, conducendo il mondo al disastro. Si tratta sostanzialmente della variazione del tema: “Se avessi una macchina del tempo, la useresti per andare nel passato e uccidere Hitler?” Già nel 1941 lo scrittore americano Roger Sherman Hoar aveva pubblicato il racconto I Killed Hitler, dove il protagonista viaggia indietro nel tempo per uccidere Hitler da ragazzino, ricadendo però nel "principio di autoconsistenza di Novikov": è impossibile impedire un evento passato dal suo futuro, si farà solo in modo che questo si verifichi. E vi ricade anche Johnny Smith: in una delle sue visioni in realtà aveva visto che a quel politico non sarebbe stato possibile divenire presidente, ma non l'aveva compreso. Questo perché lui stesso lo avrebbe impedito: cioè la sua azione futura era già parte della sua visione del futuro, aveva visto un futuro che comprendeva la parte che lui vi avrebbe recitato.
Per la discussione relativa ad altri ambigui lavori di Stephen King, vedere qui.

14 commenti:

  1. Non sono un lettore di King, però nel caso di quest'opera ho visto il film che ne è stato tratto.
    Che King possa aver preso spunto dall'episodio di quel programma in cui si parlava del sedicente sensitivo Hurkos è possibilissimo, non ci trovo nulla di strano.
    Vado controcorrente, ma una cosa del genere non la vedo come "plagio" ma piuttosto come uno spunto. La mia idea di plagio è piuttosto "Atlantis" della Disney rispetto a "Il mistero della pietra azzurra" :-D

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    1. E' un'opinione accettabilissima. Però, a parte il fatto che non si tratta di un episodio isolato, sostanzialmente ha preso quei due episodi e li ha usati come linea guida per il romanzo, utilizzando anche alcuni dettagli piuttosto significativi.
      Il film l'ho visto mi pare 3 volte e il romanzo l'ho letto 4 volte, l'ultima giusto l'anno scorso.

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  2. Potrebbe essere sì, ma non vedo quale sia il problema, anzi meglio l'abbia scritto uno bravo, bravissimo, che uno qualsiasi, non avremmo avuto un grande libro e un grande film ;)

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  3. Che brutta cosa, per la miseria. Da uno dei miei scrittori preferiti e per uno dei miei libri preferiti :( Fosse stato un singolo dettaglio, okay: prendi qualcosa che ti ha colpito e ci ricostruisci una storia, lo inserisci in una scena particolare, ne fai un punto di svolta. Va bene. Ma, cavolo!, qui i dettagli copiati pari pari sono davvero troppi per non chiamare la cosa con il suo nome: questo è proprio plagio, altro che ispirazione.

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    1. Vedendo quegli episodi uno ha proprio l'impressione che siano stati la traccia di base per sviluppare il romanzo. Che poi, in fondo, ci può anche stare, però almeno una nota da qualche parte in cui dici che ti sei ispirato al tal lavoro di altri, per me ci poteva stare (o comunque sarebbe doverosa).

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    2. Sarebbe stata assolutamente doverosa e non avrebbe danneggiato né lui né il romanzo.

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    3. No, infatti, per una questione di trasparenza e di riconoscimento del lavoro altrui.

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  4. Cado dal pero perché non conoscevo questa storia.
    E' vero però che King spesso piega al suo volere infilandoli nelle sue storie alcuni avvenimenti reali o presunti ( tipo il gatto che entrava nelle stanze dei malati come se sapesse che stessero per tirare le cuoia che lui ha infilato tra le pagine di Doctor Sleep ).

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    1. Ovviamente non si tratta della vera storia di Peter Hurkos (che con un po' di sfrontatezza King nomina nel libro), ma della storia novellizzata per la serie televisiva.
      Lo Strangolatore di Castle Rock invece è lo Strangolatore di Boston, quindi qualcosa di reale.

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  5. Non sono una lettrice di King, non è il mio genere. Ho provato una volta ma non mi prende. Sui plagi voglio concedere il beneficio del dubbio: può capitare che si incrocino in un'opera dei spunti reali o artistici, non credo che uno scrittore di un simile calibro abbia bisogno di plagiare qualcosa. O no?

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    1. Diciamo che la risposta alla tua domanda la puoi avere dando un'occhiata all'articolo linkato in calce al post, che avevo scritto alcuni anni fa.

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  6. Scrittoraccio del cacchio che scriveva cacchiate per i rincoamerikicani.
    Non stupisce la notizia.
    Dovrebbe fare un romanzo sulla sua faccia da psicoscimmia sarebbe l'unico suo libro originale e ritornerebbe un po' in auge.

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    1. Gentile Anonimo, per cominciare la ringrazio del commento. Posso comprendere la sua delusione per questo autore, che però evidentemente non conosce molto. Potrebbe rimediare leggendo la novella "Il Corpo", da cui è stato tratto il film "Stand by Me". La saluto cordialmente.

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