Ben ritrovati, piccoli licantropini miei. Il vostro dottore è sempre lieto di rivedervi. Accomodatevi pure, ma fate attenzione alla mia pianta carnivora: è a digiuno, quindi non si sa mai...
Volete qualcosa da bere? Abbiamo sangue, la pozione del dottor Jekyll, acqua della Laguna Nera... e anche del caffé Starbucks. Insomma ne abbiamo davvero per tutti i gusti!
E anche oggi, perché in questo nuovo appuntamento ne vedremo davvero delle belle... anzi, delle brutte! Perché oggi parleremo infatti di mostri!
Volete qualcosa da bere? Abbiamo sangue, la pozione del dottor Jekyll, acqua della Laguna Nera... e anche del caffé Starbucks. Insomma ne abbiamo davvero per tutti i gusti!
E anche oggi, perché in questo nuovo appuntamento ne vedremo davvero delle belle... anzi, delle brutte! Perché oggi parleremo infatti di mostri!
Ore d’Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”
“Non sono io a trovare i mostri... Direi che a volte sono loro a trovare me. Forse per loro il mostro sono io...” (da Dylan Dog & Martin Mistere - Ultima Fermata: l'Incubo!)
I Diversi
Con la parola mostro si intende qualcosa che ha caratteristiche diverse da ciò che il senso comune definisce come “normale” (posto che questo aggettivo abbia effettivamente senso) o meglio ancora qualcosa che esce fuori dall’ordinario. Il termine in latino indicava un essere prodigioso, straordinario, senza quindi dargli la quasi unica accezione negativa o spregiativa che viene usata oggi, a indicare ciò che non ricade nei canoni estetici più convenzionalmente accettati oppure che presenti abnormità.
Folklore Giapponese
I Diversi
Con la parola mostro si intende qualcosa che ha caratteristiche diverse da ciò che il senso comune definisce come “normale” (posto che questo aggettivo abbia effettivamente senso) o meglio ancora qualcosa che esce fuori dall’ordinario. Il termine in latino indicava un essere prodigioso, straordinario, senza quindi dargli la quasi unica accezione negativa o spregiativa che viene usata oggi, a indicare ciò che non ricade nei canoni estetici più convenzionalmente accettati oppure che presenti abnormità.
Con questo appellativo siamo abituati a definire tutta una serie di
figure entrate a far parte del folklore, ma che di primo acchito è difficile accostare. Un buon parametro volto a
darne una classificazione può essere allora la forma: mostro è ciò che si discosta
dalla forma comune con cui vediamo noi stessi, intesi come individui, specie biologica e soggetti pensanti e autocoscienti, quindi ogni cosa che ci risulti essere non-conforme.
Esaminiamo le otto categorie in cui possono essere suddivisi.
Esaminiamo le otto categorie in cui possono essere suddivisi.
Tipo I: Deforme
A questa categoria appartengono quelli che presentano deformità fisiche o aberrazioni o in generale delle sostanziali differenze con la forma più convenzionalmente accettata. Queste possono riguardare l’aspetto fisico, le dimensioni, il numero di arti. In passato sono stati spesso etichettati con la parola mostro o freak (fenomeno da baraccone) persone che in realtà soffrivano di terribili malattie degenerative o aberranti, quali anomalie genetiche, tumori o disfunzioni fisiche oppure che a seguito di incidenti avessero subito sfigurazioni o menomazioni o ancora che subissero le conseguenze di agenti teratogenici.
Folklore Giapponese
Nel folklore giapponese alcuni yōkai (termine generico per indicare gli esseri sovrannaturali) erano inizialmente umani, trasformati in esseri grotteschi e orrendi. La futakuchi-onna (ovvero "donna con due bocche") ha una bocca in più dietro la testa, su cui i capelli fungono da tentacoli: questa trasformazione è in genere causata dall'ossessione per il proprio aspetto fisico. I rokuro-kubi sono persone il cui collo si allunga durante la notte per aver infranto dei precetti religiosi.
La kuchisake-onna (ovvero "donna dalla bocca spaccata") era una giovane bella e vanitosa, colpevole di tradire il proprio marito; egli, estremamente geloso, un giorno la colpì con la sua katana, aprendole la bocca da orecchio a orecchio. Da allora la donna vaga nelle notti di nebbia col volto coperto da una mascherina, e quando incontra un passante, lo ferma e gli chiede: «Trovi che io sia bella?», ripetendo poi la domanda dopo essersi tolta la mascherina e aver rivelato la propria bocca abnorme; a quel punto la kuchisake-onna divora la propria vittima oppure ride in modo agghiacciante e poi sparisce nel nulla.
Psicologia
La dismorfofobia è la fobia che nasce da una visione distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, causata da un'eccessiva preoccupazione per la propria immagine corporea, cosa che porta a una mancata accettazione di sé. Può causare uno stress emozionale e l'incapacità di avere buone relazioni sociali, con conseguente isolamento sociale e distonie inerenti la sessualità o lo sviluppo di comportamenti fobico–ossessivi dannosi per la propria salute, e non ultimo il ricorso sregolato alla chirurgia plastica ed estetica.
Nell'antichità classica si credeva nel principio della kalokagathia (ovvero "bello e buono"), l'ideale di perfezione fisica e morale dell'uomo, che verrà poi ereditato dalla società medioevale, che associava la bruttezza alla malvagità: il mostro è visto come un essere disarmonico e pertanto malvagio, portatore di disordine morale. D'altra parte (e questa è una visione più moderna) la sua natura è anche in grado, per chi riesce ad andare oltre le apparenze, di suscitare compassione, assieme alla tendenza a simpatizzare con la sua condizione di reietto, di goffo e incompreso, di empatizzare con la sua triste solitudine e riconoscerne il valore e la sensibilità al di là dell'aspetto fisico.
Quella del mostro è allora una metafora non solo della diversità, ma anche dell'incomprensione individuale: un soggetto che fatica a inserirsi nel gruppo sociale di appartenenza, che non ne comprende o non ne rispetta l'individualità unica e irripetibile; chi si discosta dal senso comune e viene pertanto emarginato, in quanto soggetto debole agli occhi della cerchia sociale e quindi più facilmente sacrificabile, su cui è possibile scaricare l'aggressività repressa. Si tratta di mobbing, un comportamento sociale disfunzionale volto a preservare lo status quo di un gruppo chiuso alle novità e ai cambiamenti, dei quali ha timore per il loro carattere innovatore.
Il mostro diventa allora lo specchio in cui ci si guarda: la mostruosità è l'immagine riflessa di ciò che si teme di se stessi, degli altri, di una situazione; il soggetto vi trasla le proprie paure inconsce. Se invece ha un buon rapporto con se stesso e con gli altri, la sua rappresentazione del mostro diventa uno specchio per vedere la propria identità nascosta: proietta nel mostro (cioè l'altro), quello che non accetta di se stesso. Molti omofobi sono, a livello più o meno cosciente, omosessuali repressi: non potendo accettare una verità su loro stessi che li spaventa, proiettano aggressivamente sugli altri la loro mancata auto-accettazione. Esso è perciò una rappresentazione di come viene interpretata l'alterità: mostro non è il deforme, ma chi manca di compassione, di empatia e di tenerezza, che sono ciò che ci rende umani.
Nel mostro si concretizza quindi la paura di tutto ciò che è diverso, che spaventa in quanto incompreso e non integrato, perché sfuggente alle più basilari regole di ordine e armonia, pericoloso per la carica di pensiero divergente di cui si fa portatore, temuto soprattutto per la continua rimembranza del fatto che non esiste la perfezione e che la bellezza è nell'occhio di chi guarda. Perché tutto quanto è sempre relativo, un semplice gioco di specchi: in un mondo di mostri sono i cosiddetti normali a essere i mostri.
Per oggi è tutto, miei cari cattivelli. L'appuntamento è a fra quattro giorni per esaminare altre categorie.
La dismorfofobia è la fobia che nasce da una visione distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, causata da un'eccessiva preoccupazione per la propria immagine corporea, cosa che porta a una mancata accettazione di sé. Può causare uno stress emozionale e l'incapacità di avere buone relazioni sociali, con conseguente isolamento sociale e distonie inerenti la sessualità o lo sviluppo di comportamenti fobico–ossessivi dannosi per la propria salute, e non ultimo il ricorso sregolato alla chirurgia plastica ed estetica.
Nell'antichità classica si credeva nel principio della kalokagathia (ovvero "bello e buono"), l'ideale di perfezione fisica e morale dell'uomo, che verrà poi ereditato dalla società medioevale, che associava la bruttezza alla malvagità: il mostro è visto come un essere disarmonico e pertanto malvagio, portatore di disordine morale. D'altra parte (e questa è una visione più moderna) la sua natura è anche in grado, per chi riesce ad andare oltre le apparenze, di suscitare compassione, assieme alla tendenza a simpatizzare con la sua condizione di reietto, di goffo e incompreso, di empatizzare con la sua triste solitudine e riconoscerne il valore e la sensibilità al di là dell'aspetto fisico.
Quella del mostro è allora una metafora non solo della diversità, ma anche dell'incomprensione individuale: un soggetto che fatica a inserirsi nel gruppo sociale di appartenenza, che non ne comprende o non ne rispetta l'individualità unica e irripetibile; chi si discosta dal senso comune e viene pertanto emarginato, in quanto soggetto debole agli occhi della cerchia sociale e quindi più facilmente sacrificabile, su cui è possibile scaricare l'aggressività repressa. Si tratta di mobbing, un comportamento sociale disfunzionale volto a preservare lo status quo di un gruppo chiuso alle novità e ai cambiamenti, dei quali ha timore per il loro carattere innovatore.
Il mostro diventa allora lo specchio in cui ci si guarda: la mostruosità è l'immagine riflessa di ciò che si teme di se stessi, degli altri, di una situazione; il soggetto vi trasla le proprie paure inconsce. Se invece ha un buon rapporto con se stesso e con gli altri, la sua rappresentazione del mostro diventa uno specchio per vedere la propria identità nascosta: proietta nel mostro (cioè l'altro), quello che non accetta di se stesso. Molti omofobi sono, a livello più o meno cosciente, omosessuali repressi: non potendo accettare una verità su loro stessi che li spaventa, proiettano aggressivamente sugli altri la loro mancata auto-accettazione. Esso è perciò una rappresentazione di come viene interpretata l'alterità: mostro non è il deforme, ma chi manca di compassione, di empatia e di tenerezza, che sono ciò che ci rende umani.
Nel mostro si concretizza quindi la paura di tutto ciò che è diverso, che spaventa in quanto incompreso e non integrato, perché sfuggente alle più basilari regole di ordine e armonia, pericoloso per la carica di pensiero divergente di cui si fa portatore, temuto soprattutto per la continua rimembranza del fatto che non esiste la perfezione e che la bellezza è nell'occhio di chi guarda. Perché tutto quanto è sempre relativo, un semplice gioco di specchi: in un mondo di mostri sono i cosiddetti normali a essere i mostri.
Per oggi è tutto, miei cari cattivelli. L'appuntamento è a fra quattro giorni per esaminare altre categorie.
Dove e quando ha origine questa classificazione in otto tipi? Della quale sinceramente non avevo mai sentito parlare.
RispondiEliminaOh beh, è mia...
EliminaSarà un bel viaggio questo, tra i mostri!
RispondiEliminaEffettivamente le questioni psicologiche sono quelle che più mi interessano e inquietano allo stesso tempo :P Molto interessante il tuo approfondimento a riguardo.
Nell'appuntamento di questo mese di OdO ci sarà una grande immersione in diverse tematiche psicologiche, in particolare nella seconda parte.
EliminaGrazie di essere passata. :)
Beh, vedo che ti sei lanciato in un argomento piuttosto complesso. Parlare di "mostri" in generale, così sui due piedi, pare essere un'impresa... mostruosa.
RispondiEliminaAnche a me è venuto in mente subito la questione del diverso... chiaramente è la più semplice definizione di mostro. Film come "Freaks", come "Elephant Man" o come "Mask" (quello con Cher) sono dei classici mica per niente.
Non riesco ad immaginare però come sei riuscito a procedere... vado avanti a leggere, che è meglio...
Sì, in effetti questo è stato l'articolo più complesso dell'intera storia di OdO: l'ho modificato, ampliato e tagliato diecimila volte... Però sono abbastanza soddisfatto del risultato finale.
EliminaIl bello del mostro è proprio questa sua duplice valenza: da una parte il malvagio, dall'altra l'emarginato. E questo lo rende una figura estremamente interessante.
Me la ricordo bene quella puntata di Ai confini della realtà, di cui hai messo un'immagine. Era veramente una puntata dove emergeva chiaramente il discorso del diverso, dell'omologazione, dell'allontanamento, paura...una grandissima puntata.
RispondiEliminaSì, era uno degli episodi più clamorosi della serie.
Elimina