Bentornati, miei cari fenomeni da baraccone. Spero che in questi ultimi giorni non vi siate specchiati troppo. Non fate come Vulnavia, la mia bella assistente, che non fa che rimirarsi allo specchio... Fate piuttosto come quel mio vecchio amico che ha risolto per sempre il problema: non si specchia mai, essendo un vampiro!
Noi oggi continueremo il nostro discorso sui mostri, vedendone altre categorie. Come detto, questa volta ci saranno davvero tanti personaggi da esaminare...
Noi oggi continueremo il nostro discorso sui mostri, vedendone altre categorie. Come detto, questa volta ci saranno davvero tanti personaggi da esaminare...
Ore d’Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”
“Il sonno della ragione genera mostri.” (Francisco Goya)
Tipo II: Proteiforme
Il mutaforma o essere proteiforme, potendo assumere forme che non gli appartengono, non ha in effetti un suo aspetto proprio, ma quello di cui si appropria. Inconsciamente questo genera un senso di turbamento in quanto sentiamo di venire raggirati, derubati della nostra credenza più sacra: la percezione della realtà, che viene nascosta a scopo ingannatorio.
Nel folklore giapponese, alcuni animali in età veneranda diventano yōkai dotati di poteri magici; molti sono degli henge (mutaforma), che spesso assumono sembianze umane, in genere per giocare brutti tiri agli esseri umani; un tipico esempio sono le kitsune (volpi). In questo si differenzia da quello occidentale dove in genere sono gli uomini a trasformarsi in animali (mannarismo).
Appartengono a questa categoria anche i mutanti, intendendo sia la modificazione genotipica (del codice genetico), che si riflette in un cambiamento fenotipico (cioè delle caratteristiche esteriori), sia il presentarsi di capacità ulteriori di natura sovrannaturale o che contravvengono alle conosciute leggi della fisica o della biologia, comprese quelle studiate in ambito parapsicologico. In questa accezione, si ha quindi un ritorno alla originaria definizione di mostro, ovvero di essere prodigioso.
Le mutazioni sono alla base dei processi evolutivi, in quanto determinano la variabilità genetica, la condizione per cui gli organismi differiscono tra loro per uno o più caratteri. Su di essa opera poi la selezione naturale, che promuove le mutazioni più utili e funzionali; l'individuo che ha maggiori probabilità di sopravvivenza, dettando così l'avanzamento della specie, non è quello più forte, ma quello più capace di adattarsi alle caratteristiche dell'ambiente in cui vive: allora esso può trasmettere il proprio patrimonio alla generazione successiva. Dato che però alcune mutazioni sono sfavorevoli o addirittura lesive, gli organismi hanno sviluppato dei meccanismi di riparazione del DNA dai danni che può subire a causa di agenti mutagenici: alcuni di esse possono infatti provocare patologie o essere responsabili di malformazioni congenite.
Tipo III: Disforme
Appartengono a questa categoria quegli esseri le cui componenti non sono conformi tra loro, ovvero che presentano caratteristiche appartenenti a più specie animali (la chimera), animali e vegetali (la mandragola), animali e umane (il minotauro), umane con innesti artificiali (il cyborg); oppure ancora animali e oggetti che acquisiscono parzialmente caratteristiche umane (per esempio gli tsukomogami, un'altra tipologia di yokai, di cui il più famoso è il karakasa, rappresentato come un parasole con un occhio solo e al posto del manico un piede calzato in un geta, il tipico sandalo giapponese).
In biologia una chimera è un individuo che ha due o più popolazioni differenti di cellule geneticamente distinte, originate da diversi zigoti (cellule ottenute per fusione dei gameti, le cellule della riproduzione). Se queste emergono dallo stesso zigote è detto mosaico genetico: è la presenza di due o più patrimoni genetici diversi all'interno di uno stesso individuo, che vengono espressi in contemporanea, ovvero le cellule di quell'organismo non hanno tutte lo stesso corredo cromosomico oppure lo esprimono in maniera variabile.
Tipo IV: Conforme
A questa categoria appartengono i simulacri, cioè quegli esseri che simulano o riproducono l’essere umano senza però esserlo, come bambole, burattini, robot e androidi.
La pediofobia è la paura delle bambole. Qui è presente fortemente il concetto freudiano del das unheimliche (il perturbante o il sinistro o lo spaesamento), quando qualcosa viene avvertito come familiare ed estraneo allo stesso tempo, provocando una generica angoscia unita a una spiacevole sensazione di confusione ed estraneità. La bambola è familiare perché ricorda il corpo umano, ma è estranea per le dimensioni e per la raffigurazione, spesso grottesca.
Secondo la teoria della uncanny valley (zona o valle perturbante), una figura che riproduce le sembianze umane può risultare spiacevole sia se questa non è sufficientemente realistica, sia quando lo è troppo, fino a diventare inquietante. Uno studio ha analizzato le emozioni avvertite da un gruppo di soggetti a determinati simulacri, riportate in un tracciato grafico: si è osservato che la sensazione di familiarità e di piacevolezza aumenta al crescere della loro somiglianza con la figura umana fino al punto in cui l'estremo realismo rappresentativo produce invece un brusco calo delle reazioni emotive positive, destando invece sensazioni spiacevoli, quali repulsione e inquietudine, paragonabili al perturbamento. Questa teoria non è universalmente accettata, e c'è comunque da tenere conto delle differenze che si hanno tra le varie culture, il che può risultare in risposte emotive diverse.
La sindrome delirante degli accompagnatori è un delirio riscontrabile in alcuni disturbi neurologici: è la convinzione che oggetti inanimati (come i peluche) siano esseri senzienti.
La mascafobia è la paura delle maschere e delle figure mascherate. Ciò che spaventa è il fatto di non riconoscere l'identità di chi si nasconde dietro di essa, ma anche nel suo carattere non-umano e nell'occultamento delle reali emozioni di chi la indossa: infatti chi ne soffre in genere non è intimorito da un travestimento che lascia scoperto il volto. Spesso i mascafobici sono anche spaventati da chi indossa caschi oppure occhiali molto scuri, perché li fa sembrare delle "statue", scivolando così nella valle perturbante.
A questa categoria appartengono anche i pagliacci (o meglio gli evil clown), i cui costumi tendono a esagerare i tratti del viso o alcune parti del corpo, quali mani e piedi. Di norma questo viene letto in forma buffa, ma a volte può essere visto come deforme o mostruoso. Il trucco del clown ne nasconde il volto esattamente come una maschera, il che può essere visto come una potenziale minaccia sotto mentite spoglie: c'è quindi una certa affinità con la mascafobia. Ancora una volta si può parlare di das unheimliche e si ritiene anche ci possa essere una qualche correlazione con la zona perturbante. Inoltre il comportamento del clown è fortemente trasgressivo (antisociale), e perciò in grado di produrre sensazioni di disagio. La paura dei pagliacci si chiama coulrofobia, e nasce già da bambini, in quanto essi sono molto reattivi a un tipo di corpo familiare con un volto non-familiare.
Tipo V: Informe
A questa categoria appartengono esseri che non hanno una forma perfettamente definita (come il blob) oppure che sono invisibili.
La nostra mente ha difficoltà con il caos, in quanto istintivamente cerca sempre di ordinare la materia informe assegnandole un aspetto noto (fenomeno noto come pareidolia), cosa che per il nostro cervello è più rassicurante. Secondo la psicologia della gestalt (forma) il nostro apparato percettologico ha una tendenza organizzativa innata basata sull'articolazione figura/sfondo, secondo cui non ci può essere una figura se non vi è uno sfondo; la nostra valutazione percettiva ha pertanto bisogno di avere un contrasto figura/sfondo e, quando questo non c'è, è la nostra mente stessa a tentare di crearlo. Nasce probabilmente da questo istinto innato dell'uomo l'arte, ovvero il bisogno di dare forma alla materia informe. Quando invece il nostro cervello non è in grado di farlo, può subentrare un senso di angoscia. D'altra parte la vita stessa è una strenua lotta contro la tendenza a produrre entropia: biosintesi di molecole complesse, formazione di cellule e loro organizzazione sono potenti forze sintropiche (cioè anti-entropia), che gli organismi viventi riescono a ottenere permanendo in uno stato di disequilibrio. Se la vita è ordine, allora ogni sistema caotico ci procura inconsciamente un senso di turbamento.
Infine un’entità invisibile, di cui non è possibile percepire alcuna forma, genera paura perché fa sentire inermi di fronte al pericolo, essendo la vista il nostro canale percettivo principale. Il turbamento che si ha nel non poter assegnare una forma diviene massimo per la totale impossibilità di generare il contrasto figura/sfondo.
Per oggi è tutto, cari mostriciattoli. L'appuntamento è a fra quattro giorni, dove continueremo esaminando altre categorie. Nel frattempo, buttate un'occhiata alle bambole e pupazzi che avete in camera, non si sa mai...
Nel folklore giapponese, alcuni animali in età veneranda diventano yōkai dotati di poteri magici; molti sono degli henge (mutaforma), che spesso assumono sembianze umane, in genere per giocare brutti tiri agli esseri umani; un tipico esempio sono le kitsune (volpi). In questo si differenzia da quello occidentale dove in genere sono gli uomini a trasformarsi in animali (mannarismo).
Appartengono a questa categoria anche i mutanti, intendendo sia la modificazione genotipica (del codice genetico), che si riflette in un cambiamento fenotipico (cioè delle caratteristiche esteriori), sia il presentarsi di capacità ulteriori di natura sovrannaturale o che contravvengono alle conosciute leggi della fisica o della biologia, comprese quelle studiate in ambito parapsicologico. In questa accezione, si ha quindi un ritorno alla originaria definizione di mostro, ovvero di essere prodigioso.
Le mutazioni sono alla base dei processi evolutivi, in quanto determinano la variabilità genetica, la condizione per cui gli organismi differiscono tra loro per uno o più caratteri. Su di essa opera poi la selezione naturale, che promuove le mutazioni più utili e funzionali; l'individuo che ha maggiori probabilità di sopravvivenza, dettando così l'avanzamento della specie, non è quello più forte, ma quello più capace di adattarsi alle caratteristiche dell'ambiente in cui vive: allora esso può trasmettere il proprio patrimonio alla generazione successiva. Dato che però alcune mutazioni sono sfavorevoli o addirittura lesive, gli organismi hanno sviluppato dei meccanismi di riparazione del DNA dai danni che può subire a causa di agenti mutagenici: alcuni di esse possono infatti provocare patologie o essere responsabili di malformazioni congenite.
Tipo III: Disforme
Appartengono a questa categoria quegli esseri le cui componenti non sono conformi tra loro, ovvero che presentano caratteristiche appartenenti a più specie animali (la chimera), animali e vegetali (la mandragola), animali e umane (il minotauro), umane con innesti artificiali (il cyborg); oppure ancora animali e oggetti che acquisiscono parzialmente caratteristiche umane (per esempio gli tsukomogami, un'altra tipologia di yokai, di cui il più famoso è il karakasa, rappresentato come un parasole con un occhio solo e al posto del manico un piede calzato in un geta, il tipico sandalo giapponese).
In biologia una chimera è un individuo che ha due o più popolazioni differenti di cellule geneticamente distinte, originate da diversi zigoti (cellule ottenute per fusione dei gameti, le cellule della riproduzione). Se queste emergono dallo stesso zigote è detto mosaico genetico: è la presenza di due o più patrimoni genetici diversi all'interno di uno stesso individuo, che vengono espressi in contemporanea, ovvero le cellule di quell'organismo non hanno tutte lo stesso corredo cromosomico oppure lo esprimono in maniera variabile.
Tipo IV: Conforme
A questa categoria appartengono i simulacri, cioè quegli esseri che simulano o riproducono l’essere umano senza però esserlo, come bambole, burattini, robot e androidi.
La pediofobia è la paura delle bambole. Qui è presente fortemente il concetto freudiano del das unheimliche (il perturbante o il sinistro o lo spaesamento), quando qualcosa viene avvertito come familiare ed estraneo allo stesso tempo, provocando una generica angoscia unita a una spiacevole sensazione di confusione ed estraneità. La bambola è familiare perché ricorda il corpo umano, ma è estranea per le dimensioni e per la raffigurazione, spesso grottesca.
Secondo la teoria della uncanny valley (zona o valle perturbante), una figura che riproduce le sembianze umane può risultare spiacevole sia se questa non è sufficientemente realistica, sia quando lo è troppo, fino a diventare inquietante. Uno studio ha analizzato le emozioni avvertite da un gruppo di soggetti a determinati simulacri, riportate in un tracciato grafico: si è osservato che la sensazione di familiarità e di piacevolezza aumenta al crescere della loro somiglianza con la figura umana fino al punto in cui l'estremo realismo rappresentativo produce invece un brusco calo delle reazioni emotive positive, destando invece sensazioni spiacevoli, quali repulsione e inquietudine, paragonabili al perturbamento. Questa teoria non è universalmente accettata, e c'è comunque da tenere conto delle differenze che si hanno tra le varie culture, il che può risultare in risposte emotive diverse.
La sindrome delirante degli accompagnatori è un delirio riscontrabile in alcuni disturbi neurologici: è la convinzione che oggetti inanimati (come i peluche) siano esseri senzienti.
La mascafobia è la paura delle maschere e delle figure mascherate. Ciò che spaventa è il fatto di non riconoscere l'identità di chi si nasconde dietro di essa, ma anche nel suo carattere non-umano e nell'occultamento delle reali emozioni di chi la indossa: infatti chi ne soffre in genere non è intimorito da un travestimento che lascia scoperto il volto. Spesso i mascafobici sono anche spaventati da chi indossa caschi oppure occhiali molto scuri, perché li fa sembrare delle "statue", scivolando così nella valle perturbante.
A questa categoria appartengono anche i pagliacci (o meglio gli evil clown), i cui costumi tendono a esagerare i tratti del viso o alcune parti del corpo, quali mani e piedi. Di norma questo viene letto in forma buffa, ma a volte può essere visto come deforme o mostruoso. Il trucco del clown ne nasconde il volto esattamente come una maschera, il che può essere visto come una potenziale minaccia sotto mentite spoglie: c'è quindi una certa affinità con la mascafobia. Ancora una volta si può parlare di das unheimliche e si ritiene anche ci possa essere una qualche correlazione con la zona perturbante. Inoltre il comportamento del clown è fortemente trasgressivo (antisociale), e perciò in grado di produrre sensazioni di disagio. La paura dei pagliacci si chiama coulrofobia, e nasce già da bambini, in quanto essi sono molto reattivi a un tipo di corpo familiare con un volto non-familiare.
Tipo V: Informe
A questa categoria appartengono esseri che non hanno una forma perfettamente definita (come il blob) oppure che sono invisibili.
La nostra mente ha difficoltà con il caos, in quanto istintivamente cerca sempre di ordinare la materia informe assegnandole un aspetto noto (fenomeno noto come pareidolia), cosa che per il nostro cervello è più rassicurante. Secondo la psicologia della gestalt (forma) il nostro apparato percettologico ha una tendenza organizzativa innata basata sull'articolazione figura/sfondo, secondo cui non ci può essere una figura se non vi è uno sfondo; la nostra valutazione percettiva ha pertanto bisogno di avere un contrasto figura/sfondo e, quando questo non c'è, è la nostra mente stessa a tentare di crearlo. Nasce probabilmente da questo istinto innato dell'uomo l'arte, ovvero il bisogno di dare forma alla materia informe. Quando invece il nostro cervello non è in grado di farlo, può subentrare un senso di angoscia. D'altra parte la vita stessa è una strenua lotta contro la tendenza a produrre entropia: biosintesi di molecole complesse, formazione di cellule e loro organizzazione sono potenti forze sintropiche (cioè anti-entropia), che gli organismi viventi riescono a ottenere permanendo in uno stato di disequilibrio. Se la vita è ordine, allora ogni sistema caotico ci procura inconsciamente un senso di turbamento.
Infine un’entità invisibile, di cui non è possibile percepire alcuna forma, genera paura perché fa sentire inermi di fronte al pericolo, essendo la vista il nostro canale percettivo principale. Il turbamento che si ha nel non poter assegnare una forma diviene massimo per la totale impossibilità di generare il contrasto figura/sfondo.
Per oggi è tutto, cari mostriciattoli. L'appuntamento è a fra quattro giorni, dove continueremo esaminando altre categorie. Nel frattempo, buttate un'occhiata alle bambole e pupazzi che avete in camera, non si sa mai...
Un'esposizione sempre più coinvolgente, Marco. La suddivisione in otto tipi si ritrova inoltre in molte culture anche lontanissime tra loro. Sono otto i tipi sessuali in certe scuole del tantrismo, così come nel Buddhismo esiste l'ottuplice sentiero simbolizzato dalla ruota a otto raggi. La ruota sciamanica dei pellerossa americani è a sua volta un cerchio suddiviso in otto sezioni in base ai punti cardinali. E sono otto i tipi archetipici fondamentali a cui i Dogon dell'Africa centrale riconducono tutte le specie animali e vegetali. E sicuramente si potrebbe andare avanti...
RispondiEliminaInteressantissime le tue citazioni... Allora direi che con la mia tassonomia mi sono inserito in una tradizione ben consolidata. E sempre meglio dell'abusato numero sette, no? :P
EliminaNon sapevo che esistesse un termine scientifico che descrivesse un mutaforma. Credo fosse invenzione di qualche fumettista...
RispondiEliminaComunque, sto iniziando a capire la struttura di questo "speciale mostri"... praticamente, correggimi se sbaglio, è una specie di collection di bizzarrie che non avrebbero trovato spazio altrimenti (nel senso che è difficile dilungarsi sulle bambole assassine per più di dieci righe).
Noto con piacere la comparsa dell'uomo invisibile.... passo oltre per vedere se hai una spiegazione scientifica da regalarmi.. ^_^
Proteiforme è un termine che già si utilizzava nell'antica Grecia, assieme al termine teriantropia, ovvero una divinità che si trasforma in animale.
EliminaSì, questo "speciale" ha proprio questa struttura diversa dal solito per riuscire a superare una difficoltà di fondo: non sarei riuscito a creare un post sul folklore e uno sulla spiegazione scientifica di ognuna di queste figure, per cui ho optato per questa soluzione molto ibrida.
Purtroppo qualcosa ho dovuto tagliare, come spiegare come e perché si vede, perché è qualcosa di lungo e complesso.
Capisco bene questa cosa del familiare ed estraneo allo stesso tempo. Ci avevo pensato tempo fa e mi ero accorta di questa cosa, magari guardando film o immagini e a volte addirittura in qualche libro, ho provato una strisciante inquietudine quando venivano descritti personaggi normali, che fino a quel momento erano normali e in cui improvvisamente si notava una leggerissima cosa diversa.
RispondiEliminaE bambole troppo realistiche mi provocano una specie di repulsione.
Questa cosa nasce psicologicamente dalla sensazione di non poter inquadrare quell'elemento, cioè nel non essere in grado di decidere se ciò che si sta vedendo possa o meno rappresentare un pericolo. Per cui in risposta sorge d'istinto uno stato di vigilanza "strana", perchè attenuato razionalmente (perturbazione).
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