Lo speciale dedicato ai
vizi capitali è terminato e spero sia stato di vostro gradimento. Penso che sia stato interessante vedere come
ciascuno di essi abbia potuto venire rappresentato attraverso i diversi modi proposti dal
viaggio.
Ritengo però che non vi sia sfuggito un particolare: ha ancora senso parlare oggi di vizi capitali? O meglio, ha senso parlare proprio di quelli? Io credo che risultino un po’ datati. Per questa ragione vi propongo qui la mia personale lista dei “sette vizi capitali del mondo contemporaneo”:
Ritengo però che non vi sia sfuggito un particolare: ha ancora senso parlare oggi di vizi capitali? O meglio, ha senso parlare proprio di quelli? Io credo che risultino un po’ datati. Per questa ragione vi propongo qui la mia personale lista dei “sette vizi capitali del mondo contemporaneo”:
indifferenza
incomprensione
intolleranza
avidità
irresponsabilità
egoismo
insensibilità
Riflettendoci bene mi accorgo che tutti questi sono alla base dei racconti del mio libro, ma più in generale di tutto ciò che scrivo. Questi vizi o caratteristiche rappresentano la parte meno nobile della nostra umanità, ed ecco perché nei miei racconti mi trovo a riflettere e a far riflettere su di essi. Allora cercherò di essere più positivo, essendo anche il nuovo anno appena cominciato, indicando ora quelle che ritengo essere le “sette virtù del mondo contemporaneo”:
interesse
comprensione
compassione
semplicità
responsabilità
altruismo
sensibilità
Se molto spesso i
protagonisti dei miei racconti vengono puniti per i prime sette, mi piace pensare
che per alcuni di loro (e per ognuno di noi) ci possa essere una redenzione attraverso le seconde.
Per adesso questo è tutto. Il blog torna al suo status precedente per qualche tempo, ma vi annuncio già che a febbraio uscirà un secondo speciale simile a questo. Quindi ci risente presto, sempre su questo spazio!
Allora attendiamo il rientro ;-)
RispondiEliminaCerto! :)
EliminaBeh, potresti continuare davvero con altri sette post per i "nuovi" peccati capitali, ossia quelli che elenchi e che per te sono i mali contemporanei^^
RispondiEliminaMoz-
Beh, no. Dopo 7 post la gente poi si stufa: infatti visualizzazioni e commenti sono calati sempre più via via che si procedeva con la serie.
EliminaE poi ho comunque in mente di realizzare una cosa simile a febbraio, però partendo da un nucleo diverso da quello dei vizi capitali. :)
Letto ed apprezzato!;)
RispondiEliminaAspetto il prossimo speciale.
Ne sono lieto... Al prossimo speciale.
EliminaCiao Marco.
RispondiEliminaNon ho risposto subito a questo tuo bel post perché mi sono presa il tempo per riflettere. Avevo bisogno di riflettere per non scivolare nell’errore di scrivere banalità.
Ora lo faccio e mi permetto di non essere stringata, perché credo che certe questioni meritino uno spazio e un tempo generoso.
Inizio col dirti che concordo con ciò che scrivi, al 100%.
Oggi, più che in passato, l'umanità oscilla tra indifferenza, intolleranza, egoismo, insensibilità.
Forse questo risultato è frutto del nostro tempo, o forse è il contrario, sta di fatto che intorno a noi regna il caos, accompagnato da massicce dosi di violenza.
E non dimentichiamoci della fretta: sembra impossibile trovare qualcuno che non sia di fretta. Tutti che corrono, a far cosa nemmeno si sa, ma basta guardarsi in giro per osservare gente che si dà un gran daffare, senza mai fermarsi, come se non esistesse un domani.
Oggi, che tutto è globalizzato, che tutto dev’essere social, vedo la maggior parte delle persone agitarsi per acquistare, accumulare, consumare, merce, senza capire che la merce che credono di comprare, accumulare, consumare, sono solo loro stessi.
Ostentano loghi sul vestiario, sugli accessori, su ogni genere di bene; postano foto così intime in rete che mai nessuno in un’altra epoca avrebbe pensato di render pubbliche. Passando davanti alle grandi palestre vedo gente in vetrina, letteralmente in vetrina, a sgambettare come dannati su pedane, o a pedalare su biciclette… legate a terra…
Ma cosa dovranno dimostrare e a chi? Mah!
Tutti vogliono sentirsi “social”, e fanno di tutto per ottenere l’approvazione degli altri. Già. Ma in giro vedo tanta solitudine.
La gente, che una volta si incontrava per la strada per scambiarsi saluti e opinioni, per condividere una parte della propria giornata con gli altri, ora è sempre più confinata in un ambiente virtuale che viaggia per algoritmi: una continua eco del nulla.
A pensarci, tutto questo fa ridere, ma fa anche piangere: che pena!
E le informazioni? Eh, quelle corrono veloci, non si fermano mai. E tutti devono sapere. Qualunque corbelleria sembra importante. Tutti vogliono conoscere e, soprattutto, vogliono commentare. Ma ogni notizia arriva alla velocità della luce e dura soltanto pochi minuti, dopodiché è già vecchia, superata, insignificante.
E intanto, il tempo per analizzare i fenomeni degni di nota se lo prendono solo pochi sparuti individui. Quelli che vanno controcorrente, probabilmente da sempre.
Andando avanti di questo passo ogni cosa diventerà sempre più difficile. Perché in questo mondo in cui tutto viene consumato alla velocità del lampo, ogni cosa bella, fosse anche la migliore, rischia di passare inosservata. Rischia di essere divorata da questa bulimia feroce che tinge tutto di grigio, che appiattisce, livella, macera, distrugge.
Un cambiamento, dunque, non è solo auspicabile, è necessario.
C’è bisogno di ritrovare passione e interesse per ciò che ci sta attorno, c’è bisogno di fermarsi a guardare con stupore, di sperimentare la gioia che possono darci le cose semplici. C’è bisogno di pensare in grande, a un “noi” sincero e collettivo. C’è bisogno di uscire dall’eterna adolescenza, in cui sembriamo caduti, per assumere ciascuno la propria responsabilità.
Seguendo il tuo esempio, anch'io non ti ho risposto subito per prendermi il tempo necessario a riflettere e risponderti al meglio. Questo post poteva dare il via a una discussione, che però non c'è stata. Per carità, ognuno ha il suo tempo, e apprezzo anche chi fa solo sentire la propria presenza. Però per questo il tuo commento ha per me un valore maggiore del suo essere un commento.
EliminaIo ho 33 anni e sono molto triste. In certi momenti mi prende davvero lo sconforto a vedere ciò che mi circonda.
Mi sento triste quando vedo la situazione politica e sociale attuale: vedo partiti che lanciano campagne di odio e non di aiuto, e questo è rappresentativo della rabbia sociale in cui siamo immersi. A cosa serve attaccare di continuo, non sarebbe meglio dare una mano? Ovviamente no, perché non fa notizia, non porta consensi, fa vincere gli altri. Ma il fatto è che aiutandoci l'un l'altro si vince tutti. E poi c'è sempre da imparare dagli altri, perché vedere tutto nero innesca un meccanismo per cui si diventa insensibili ai colori.
Mi sento triste perché il lavoro viene utilizzato come strumento di potere e sopraffazione. Ci sono solo pretese, anche quando già fai più di quello che dovresti, e quando si va a parlare di diritti e compensazioni si viene trattati con disprezzo e persino odio.
Mi sento triste perché il mondo dei social e dei blog è divenuto schizofrenia sociale, e il commentare una forma di ricatto psicologico.
Mi sento triste quando vedo che il mio lavoro letterario non riesce a destare interesse e lasciare il segno.
Tutti questi sentimenti negativi ti avvelenano l'anima. Per questo cerco di godere almeno dei piccoli piaceri della vita: le risate con amici e colleghi, un passeggiata al pomeriggio, una fetta di pizza, una tavoletta di cioccolata, scrivere un nuovo racconto, ascoltare della musica.
E poi ci sono i tuoi commenti. Grazie di cuore, Clementina.
Sai bene, caro Marco, che condivido il tuo punto di vista in pieno: è inutile, anzi è dannoso prendersela quando chi ci sta intorno mostra indifferenza o reagisce in modo opposto a noi. È più importante, e anche più salutare, rimanere centrati.
EliminaCerto, però, che c’è anche un momento in cui, non solo è legittimo e quindi giustificato da ragioni pienamente accettabili, ma è addirittura giusto e sacrosanto denunciare pubblicamente le assurdità che rileviamo. È giusto e sacrosanto soprattutto se lo scopo è quello di esortare gli altri a migliorare se stessi.
Detto questo, io sono altresì convinta che qualunque causa generi un effetto e la positività o negatività dell’effetto sarà proporzionale alla positività o negatività della stessa causa.
Pertanto, quando facciamo qualcosa di buono, di bello, o di utile, anche se apparentemente la nostra azione non attiva una risposta concreta, materiale, immediata ed evidente in coloro che ci circondano, nel momento stesso in cui essa viene messa in pratica genera un’energia che risuona nell’ambiente. Quell’energia si muove, si propaga e va a modificare l’ambiente in cui ci troviamo. Quindi, quell’energia ritorna sempre, inevitabilmente.
Potrà esserci uno spazio temporale più o meno lungo, tra la genesi dell’azione e la concretizzazione dell’effetto. Questo dipende da molte altre variabili, come ad esempio, dal karma personale. Ma, anche se sembra paradossale, causa ed effetto sono simultanei.
Del resto, se ci pensi, anche la fisica quantistica è giunta a concepire l’universo come una rete di relazioni intrinsecamente dinamica. Pensa, ad esempio, alle particelle d atomo che nella meccanica quantistica vengono rappresentate da pacchetti d’onda… ecco, sto parlando di quel fenomeno lì!
Ecco, Marco, sappi dunque che non solo approvo la tua scelta di lasciarti alle spalle le amarezze e di godere delle piccole cose, ma ti invito anche a considerare che nulla di ciò che fai e che farai in futuro passa e passerà senza lasciare un segno.
Abbi fiducia!
Io lo spero, perché onestamente sono tanto stanco. E sono stanco dell'essere stanco.
Elimina