domenica 27 settembre 2020

Viaggio Multimodale nella Follia

“Quando ti ritrovi avviato lungo binari difficili, diretto verso luoghi del tuo passato in cui le urla si fanno insopportabili, ricorda che c'è sempre la follia. La follia è l'uscita di sicurezza... Permette di farsi da parte e di richiudere la porta su tutte quelle cose terribili che sono successe.” (da Batman: The Killing Joke) 

Arte 

Come contributo artistico per questo nuovo Viaggio Multimodale, la mia scelta è l'immagine di Joker tratta da Batman: The Killing Joke (1988), opera scritta da Alan Moore e disegnata da Brian Bolland, nella quale vengono raccontate le origini di Joker. Un giovane che lavorava in un impianto chimico che, dopo aver perso l'impiego, dopo aver fallito nel cercare di realizzare il sogno di diventare un comico, perde anche la moglie incinta, e quindi, senza più nient'altro da perdere, accetta di partecipare a un colpo criminoso nel posto in cui aveva lavorato. A causa dell'intervento di Batman scappa e cade nelle acque di scarico inquinate di rifiuti chimici; dopo esserne riemerso, vedendo ciò che avevano fatto al suo volto, alla pelle e ai capelli, lasciandolo sfigurato e con un aspetto grottesco, ha un crollo definitivo e impazzisce completamente. 
Ma chi è davvero il folle: lo psicopatico criminale o quello che cerca di fermarlo vestito da pipistrello? 


Letteratura 
“La realtà è quella cosa che, quando smetti di crederci, continua a esistere." (Philip K. Dick)  

Per la letteratura scelgo il romanzo di Philip K. Dick Follia per Sette Clan (1967). Un pianeta ospita una ex-colonia terrestre, creata per curare individui affetti da disturbi mentali. Dopo che i sani hanno abbandonato il pianeta, i malati di mente hanno preso possesso della colonia, organizzandosi in sette clan, uno per ciascun disturbo mentale: i para (paranoici), i mani (maniaci depressivi), gli skiz (schizofrenici), i poli (affetti da schizofrenia polimorfa), gli os-com (affetti da disturbi ossessivo-compulsivi), gli eb (ebefrenici) e i dep (depressi). A questi si aggiungerà poi un ottavo gruppo: i norm, cioè gli individui normali. 
Ma in un mondo di pazzi, sono davvero quelli sani a essere normali? 

Cinema 
"Se vieni dichiarato pazzo, allora tutte le azioni che dovrebbero dimostrare che non lo sei, in realtà, rientrano nello spettro delle azioni delle persone malate di mente. Le tue proteste costituiscono una negazione. Le tue paure più che giustificate vengono classificate come paranoie. I tuoi normali istinti di sopravvivenza come meccanismi di difesa. È una situazione in cui non c'è possibilità di vincere." (Dennis Lehane, L'Isola della Paura)

Come contributo cinematografico ho scelto il film Shutter Island (2010), tratto dall'omonimo romanzo di Dennis Lehane.
Nel 1954 due agenti federali vengono mandati nel manicomio criminale situato sull'isola di Shutter per indagare sulla scomparsa di una paziente, che sembra svanita nel nulla. La donna era stata ricoverata per aver affogato i suoi tre figli; nella sua follia si è costruita una realtà delirante e allucinatoria in cui crede di trovarsi ancora a casa, che i suoi figli siano vivi e che il personale e i pazienti dell'istituto siano postini, lattai, fattorini e giardinieri. Mentre le indagini proseguono, vengono alla luce inquietanti verità sul manicomio e i suoi dirigenti, che starebbero eseguendo esperimenti vietati sul controllo mentale, utilizzando i pazienti come cavie. Anche se in quel luogo nulla è come sembra. 

Ma la realtà è quella in cui crediamo noi o quella in cui credono tutti gli altri? 

Musica 
"Finalmente è successo: sto diventando un po' matto." (Queen, I'm Going Slightly Mad)

E per chiudere, come contributo musicale ho scelto il brano I'm Going Slightly Mad dei Queen (1991). Brano ironico, ma che in realtà nasconde un sottofondo struggente, dal momento che Freddie Mercury, sofferente da diversi anni per il sarcoma di Kaposi, era ormai affetto in maniera conclamata da AIDS: il brano parla velatamente della sua condizione fisica e mentale, della sua stanchezza, depressione e malinconia. 

Ma forse lasciarsi andare a un po' di sana follia non potrebbe essere un modo per resistere al dramma dell'esistenza? 


E come sempre, ora lascio la parola a voi. Cosa ve ne sembra di questo nuovo viaggio? Voi cosa avreste scelto? E ancora un'ultima cosa: non credete anche voi che siamo tutti un po' matti, e che c'è da impazzire a voler restare sani?

15 commenti:

  1. "Ma in un mondo di pazzi, sono davvero quelli sani a essere normali? "
    Tecnicamente si. Molti aspetti del concetto di normalità sono oggettivi. Se in una specie la maggior parte degli individui impazzisse, la specie entro un certo lasso di tempo si estinguerebbe: se sei pazzo vuol dire che sei difettato e che in un modo o nell'altro non funzioni adeguatamente per affrontare l'ambiente e sopravvivere.... in alcuni casi non funzioni adeguatamente nemmeno per sopravvivere a te stesso.
    Un mondo di pazzi è un mondo fondamentalmente entropico (se mi passi il termine), destinato all'auto-annientamento e gli unici con la speranza di sopravvivergli sarebbero i sani ovvero i normali.

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    1. La domanda è volutamente ambigua e ossimorica. Non c'è una risposta esatta, ma solo la discussione che ne può derivare.
      Secondo la teoria della devianza la normalità non è un concetto assoluto, ma stabilito di volta in volta dal gruppo sociale di appartenenza. Pertanto in una società disfunzionale è possibile che comportamenti per noi aberranti siano considerati normali. Nei libri di testo (vedi il Mannheim) si prende a esempio la Germania nazista.
      Alcuni aspetti legati all'essere (mentalmente) insano possono essere considerati oggettivi (per esempio la costruzione di una realtà delirante), ma in effetti sono soggettivi, perché sono dal punto di vista del sano.
      Il problema è che un termometro non può misurare se stesso (a livello quantistico sarebbe il principio di indeterminazione di Heisenberg), quindi sussiste una problematica di fondo: può una persona stabilire chi sia sano e chi non lo sia sulla base di modelli comportamentali approntati da persone sane? Quei modelli sono inevitabilmente influenzati dal loro essere sani, quindi soggettivi. Quello che si fa è trovare una diversità, la deviazione da un comportamento statisticamente tipico da quello del sano. Ovviamente nella scienza per venirne fuori o si cambia approccio oppure si fanno delle semplificazioni.
      Il discorso successivo per me non fa una piega, però direi che è una conseguenza.
      Prova però a immaginare un mondo in cui la popolazione sia composta da persone tutte affette da OCD. Magari trovano un equilibrio e il mondo va avanti comunque.

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    2. Io prendevo come riferimento l'esempio che hai citato, il libro di Dick, ovvero disturbi mentali. Comportamenti sociali o ideologie create a tavolino come quello della Germania nazista non mi rientrano nella categoria di pazzia "concreta". Per me è una questione pratica e non filosofica, quindi molto più semplice, meno vaga.
      Una società di malati di mente che si considerano sani è decisamente un ossimoro... ed un ulteriore conferma di di pazzia tra l'altro XD

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    3. Ho fatto l'esempio della Germania nazista perché hai parlato del concetto di normalità. Hai ragione nel distinguerla come ideologica, ma comunque nella dirigenza del partito di follia ce n'era: deliri di onnipotenza, psicopatia, sociopatia, personalità borderline... Ma stiamo andando fuori tema.
      Tornando al libro di Dick, infatti avevo concluso di provare a pensare a una società di individui affetti tutti da OCD, che era uno dei clan. Una società di quel tipo non considererebbe i suoi individui sani, bensì normali. A quel punto l'anormale sarebbe l'individuo sano. Ma poi se non ci sono più sani, come distingui i sani dagli insani?

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    4. Se sono affetti da qualcosa che li condiziona, che non ha una funzione vantaggiosa e che non si è sviluppato naturalmente di conseguenza come adattamento (e l'OCD rientra in tutte e tre, a prescindere da quanto sia o meno innocuo e gestibile), vuol dire che c'è qualche problema ed è successo qualcosa di artificiale per causarlo... anche perchè in una situazione così, nessun'altra specie presente ne soffrirebbe e già si creerebbe una distinzione.
      Poi come si considerano loro non fa concreta differenza, perchè oggettivamente sono comunque affetti da un problema.

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    5. Quindi tu fai la considerazione:
      presenza del problema = insano
      assenza del problema = sano
      Effettivamente potrebbe essere un modo per discriminare tra i due. A patto però di avere percezione del problema: come dicevo, se tutti fossero OCD e venisse trasmesso anche alle generazioni successive, alla fine verrebbe considerato un tratto comune.

      "Se sono affetti da qualcosa che li condiziona, che non ha una funzione vantaggiosa e che non si è sviluppato naturalmente di conseguenza come adattamento vuol dire che c'è qualche problema"
      Sai che Facebook rientra benissimo in questa definizione? 😁

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  2. Caro Marco, tu non hai idea di quante volte la follia mi abbia salvato quando ero più giovane... Da molti anni ormai la mia sola ancora di salvezza è l'immaginazione, ma prima lo è stata la follia (e comunque rifugiarsi nella propria immaginazione non è esattamente un comportamento razionale...)
    Il tema prescelto è vasto ed è stato raccontato in tanti modi... Per dire, come film io avrei scelto "Apocalypse now", che è un'opera complessa in cui la follia ha di fatto eroso la mente di diversi personaggi, non solo Kurtz ma anche Kilgore (e pian piano Lance).
    Per la musica mi viene in mente "Brain damage" dei Pink Floyd.
    Per quanto riguarda l'arte a Lucca ho visto proprio una mostra in cui il tema era la follia e c'erano esposte tantissime opere attinenti.
    Una delle più inquietanti era la scultura "Paziente n. 1" di Cesare Inzerillo (se ti interessa la puoi vedere qui: https://www.culturamente.it/wp-content/uploads/2019/07/20190722_150240-e1564218690559.jpg )
    Come letteratura mi viene in mente il testo teatrale "Enrico IV" di Pirandello in cui il protagonista finge di essere impazzito per resistere al proprio legittimo desiderio di vendetta... e poi dovrà definitivamente fingersi pazzo nel momento in cui tale vendetta è avvenuta.

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    1. Vedi Ariano, l'immaginazione è considerata la componente più alta ed evoluta di un sistema neurocognitivo chiamato Gioco, che permette all'individuo di sperimentare scenari futuri così da arrivare preparato alle sfide postegli innanzi dalla vita, oppure di contribuire alla sua crescita cognitiva.
      Il rovescio della medaglia è che, dal punto di vista neurochimico, la fantasia è estremamente seducente per il suo carattere euforizzante, tanto da divenire un pericoloso rifugio per chi non riesce a godersi il mondo quotidiano, e allora si sfocia nella psicosi, dove non si riesce più a distinguere il confine tra reale e immaginario.
      Quindi l'immaginazione è fondamentale, ma come di tutte le cose, non bisogna abusarne. Uno strumento da usare con saggezza.

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    2. Cerco di non perdere mai il contatto col mondo reale, per ora ci riesco. Certamente la mia vita quotidiana non è gratificante per varie ragioni, però faccio del mio meglio per incanalare l'immaginazione solo nella creatività (di ebook prima e di fumetti adesso).

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    3. L'importante è trovare un equilibrio tra il grigio mondo della concretezza e l'iridato mondo dell'immaginazione, senza perdersi in nessuno dei due. La fantasia deve essere uno strumento per vivere meglio la realtà, non deve sostituirsi a essa. Quindi, ben vengano modi sani di incanalare l'immaginazione. 😉

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  3. Beh, Joker per me vale anche come film, l'ultimo uscito of course.
    Musicalmente ti direi Ci sei solo tu dei Litfiba, che parla proprio di manicomi e pazzi :D
    Shutter Island ottima opera, ma sgamato il trucco non so se potrebbe funzionare ancora... che dici? ;)

    Moz-

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    1. Non ho capito bene cosa intendi con "sgamato il trucco"...
      Rivedendo l'opera alla luce della spiegazione della storia?

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    2. Sì, intendo proprio quello...
      Per me è una di quelle opere che, una volta spiegata la questione, poi perde quasi del tutto il senso.
      Non per tutti i film (o fumetti, libri...) che hanno questo meccanismo provo la stessa cosa, eh... ma per Shutter Island stranamente sì.

      Moz-

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    3. Sì, forse un po' è così. Anche perché, se ci pensi, come terapia sarebbe troppo macchinosa. E in effetti qualcosina qua e là che non si amalgama bene c'è. Però mi è piaciuto lo stesso, sia il libro che il film.

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    4. Piaciuto molto anche a me, eh :)

      Moz-

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