Bentornati, cari orrori dell’oltretomba. Il vostro
dottore è come sempre lieto di vedervi entrare qui nel suo lugubre e terrificante laboratorio. Non badate alla polvere: solo un vampiro che ha pensato di trattenersi fino all'alba.
Allora, oggi continueremo il nostro discorso sulle streghe. E a questo proposito, dovreste proprio vedere la madre di Vulnavia, la mia bella assistente...
Allora, oggi continueremo il nostro discorso sulle streghe. E a questo proposito, dovreste proprio vedere la madre di Vulnavia, la mia bella assistente...
Ma mi sa che è meglio sorvolare e parlare invece di incantesimi e altre stregonerie...
Ore d’Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del
buio”
"«Raddoppia, raddoppia lavoro e travaglio. Ardi fuoco, gorgoglia caldaio!», strillavano le tre megere nella loro danza attorno al nero calderone." (Marco Lazzara, L'Incantesimo, citando il Macbeth di William Shakespeare, da Incubi e Meraviglie)
Caratteristiche
Inizialmente le streghe non erano per forza immaginate come donne anziane e orribili a vedersi. A partire però dal Medioevo, le streghe vennero associate al Diavolo, e nell'immaginario popolare che associa la bruttezza alla malvagità, le streghe cominciarono a essere rappresentante come vecchie megere, anche se talvolta è rimasta l'immagine della strega bella e ammaliante. Spesso venivano rappresentate accanto a un filatoio o intente a intrecciare nodi, un richiamo al tessere il destino degli uomini ponendoli di fronte a ostacoli: in questa iconografia richiamano le tre Moire.
Alcune storie dicono che una strega ha due pupille nell'occhio sinistro e corna di cervo in quello destro. In molte tradizioni la strega è affetta da aritmomania (disturbo ossessivo-compulsivo consistente nel contare o numerare oggetti). In Sardegna, per proteggere i bambini dalle cogas, si metteva sulla culla un rosario, così che la strega ne avrebbe contato i grani fino all'alba. In altre zone d'Italia si usava una scopa, perché la strega si mettesse a contarne le setole. Per proteggersi dalle janare, le streghe beneventane, bisognava mettere davanti alla porta di casa una scopa o dei grani di sale. Stessa cosa per le masche piemontesi.
La strega è in genere accompagnata da un animale (famiglio), dotato di caratteristiche diaboliche e che funge da suo consigliere. Tipici sono gatti, gufi, corvi, civette, topi, rospi.
Di norma, anche se non sempre, la strega è ritenuta malvagia. Streghe e stregoni sono considerati utilizzatori di magia nera, in contrapposizione al mago, che praticava la magia bianca, e allo sciamano, le cui pratiche avevano il compito di assicurare salute e sopravvivenza alla tribù. In Friuli si credeva nei benandanti, stregoni buoni che sapevano come fronteggiare quelli malvagi.
Incantesimi
Caratteristiche
Inizialmente le streghe non erano per forza immaginate come donne anziane e orribili a vedersi. A partire però dal Medioevo, le streghe vennero associate al Diavolo, e nell'immaginario popolare che associa la bruttezza alla malvagità, le streghe cominciarono a essere rappresentante come vecchie megere, anche se talvolta è rimasta l'immagine della strega bella e ammaliante. Spesso venivano rappresentate accanto a un filatoio o intente a intrecciare nodi, un richiamo al tessere il destino degli uomini ponendoli di fronte a ostacoli: in questa iconografia richiamano le tre Moire.
Alcune storie dicono che una strega ha due pupille nell'occhio sinistro e corna di cervo in quello destro. In molte tradizioni la strega è affetta da aritmomania (disturbo ossessivo-compulsivo consistente nel contare o numerare oggetti). In Sardegna, per proteggere i bambini dalle cogas, si metteva sulla culla un rosario, così che la strega ne avrebbe contato i grani fino all'alba. In altre zone d'Italia si usava una scopa, perché la strega si mettesse a contarne le setole. Per proteggersi dalle janare, le streghe beneventane, bisognava mettere davanti alla porta di casa una scopa o dei grani di sale. Stessa cosa per le masche piemontesi.
La strega è in genere accompagnata da un animale (famiglio), dotato di caratteristiche diaboliche e che funge da suo consigliere. Tipici sono gatti, gufi, corvi, civette, topi, rospi.
Di norma, anche se non sempre, la strega è ritenuta malvagia. Streghe e stregoni sono considerati utilizzatori di magia nera, in contrapposizione al mago, che praticava la magia bianca, e allo sciamano, le cui pratiche avevano il compito di assicurare salute e sopravvivenza alla tribù. In Friuli si credeva nei benandanti, stregoni buoni che sapevano come fronteggiare quelli malvagi.
Incantesimi
Molti
incantesimi erano riportati e descritti nei manuali usati nella caccia alle
streghe; il più famoso di essi era il Malleus
Maleficarum (Il Martello delle Streghe), redatto nel 1487 dall’inquisitore
Heinrich Kramer.
A questo
proposito è bene fare un po’ di distinzione. La necromanzia (chiamata anche
psicomanzia) è la magia operata sui morti (dal greco necros+manzeia, cioè divinazione della morte), utilizzata a fine
divinatorio o di controllo su di essi, e non va confusa con la negromanzia (dal
latino niger, cioè nero), ovvero la
magia nera. La necromanzia non è necessariamente usata a scopi malvagi;
se lo è, diventa una forma di negromanzia.
Un esempio di
necromanzia è quella usata in certe pratiche del vudù. Contrariamente a quanto
si crede, il vudù è una religione a tutti gli effetti. È di origine africana,
trapiantata poi nelle Indie Occidentali e regioni circostanti a seguito delle
deportazioni schiavistiche. Il termine vudù, usato in diversi traslitterazioni
(per esempio voodoo), letteralmente significa spirito o divinità o, ancora
meglio, segno del profondo. Come in tutte le
religioni antiche anche il vudù ha numerosi cerimoniali legati alla magia;
particolarmente vasto sembra essere l'arsenale della magia nera: secondo la tradizione, alcuni potenti stregoni
sarebbero anche in grado di riportare in vita i morti.
Uno dei più
celebri poteri delle streghe era quello di inviare malefìci con lo sguardo, col
contatto fisico o anche tramite semplici parole pronunciate con acredine.
Secondo alcuni,
le streghe sapevano far cadere la pioggia rimestando la propria urina dentro a
una buca oppure utilizzando dei minerali contenenti alluminio, che una volta
mescolati con dei nitrati per dare loro fuoco producevano le nuvole della
pioggia.
Esistevano
sortilegi anche per impedire la coagulazione del burro, che se non avveniva era
segno di intervento diabolico.
Uno dei malefìci
più diffusi era il ligamento, che rendeva gli uomini sessualmente impotenti.
Ne erano conosciuti quasi cinquanta tipi, il cui più semplice consisteva
nell’annodare una cinghia sopra cui veniva pronunciata una formula magica.
Altro sortilegio era l’anguistara,
che era una caraffa piena d’acqua con cui si poteva vedere il futuro
e ritrovare cose perdute.
Altra pratica
era quella di impastare l’argilla con del grasso umano per fabbricare statuette
su cui incidere sopra il nome della persona da colpire: venivano trafitte con
uno spillo, poi con un ferro rovente pronunciando una formula magica, infine
venivano gettate nel fuoco; dopo non molto tempo i nemici morivano colpiti dalla
folgore. In alcune versioni le effigi erano di cera e venivano trafitte o messe
sul fuoco per procurare dolore. Alcuni malefici
consistevano nel nascondere sotto il letto delle vittime un cerchio di ferro da cui si
diparte una raggera di punte, con nel mezzo un pupazzetto fatto con una grossa
patata con un chiodo conficcato in essa: la persona colpita pativa sofferenze
che iniziavano la prima notte come punture di spilli, un senso di stanchezza al
risveglio, per poi crescere notte dopo notte.
Se un maleficio non riesce, la strega deve scaricare gli effetti negativi su qualcosa, altrimenti colpirebbero lei stessa: sono le “bambole delle streghe”, realizzate in pezza, gesso o porcellana.
Se un maleficio non riesce, la strega deve scaricare gli effetti negativi su qualcosa, altrimenti colpirebbero lei stessa: sono le “bambole delle streghe”, realizzate in pezza, gesso o porcellana.
Sabba
A partire dal
Medioevo le streghe iniziarono a essere associate al Diavolo, di cui divennero le servitrici. L’incontro avveniva durante il sabba (alterazione dell’ebraico shabbat, cioè sabato), chiamato anche sinagoga o vauderie.
Il sabba si
svolgeva nella notte tra il sabato e la domenica, oppure secondo alcune tradizioni di
venerdì. Tradizionalmente alcune date durante l'anno erano considerate di particolare importanza per i raduni delle streghe: la vigilia di Ognissanti (31 ottobre), la notte di San Giovanni (24 giugno), la notte di Valpurga (30 aprile). Il sabba si teneva di solito a un crocicchio, in un cimitero,
sotto una forca, ma più frequentemente in posti remoti come la vetta di una
montagna o una radura; qualche volta in un precipizio. Il numero dei
partecipanti poteva variare da poche decine a migliaia di streghe.
Giunte sul luogo
della riunione, le streghe trovavano il Demonio in persona ad attenderle, che salutavano
con l'osculum infame (saluto rituale
che consiste nel baciargli l’ano), a volte invece con un bacio sul piede
sinistro o sui genitali, oppure offrendogli candele nere e ombelichi di
bambini. Il Diavolo era seduto su di un trono di ebano e le sue fattezze erano
per metà di uomo e per metà capro, provvisto di corna, a volte anche di artigli
come quelli degli uccelli.
Prima di
iniziare, Satana accoglieva le nuove adepte e faceva loro rinnegare la fede cristiana, compiendo atti nefandi, quali una parodia della messa, bestemmie o il calpestamento
di croci, ostie o altri oggetti sacri. La cerimonia prevedeva in alcuni casi un
giuramento di fedeltà al Diavolo compiuto ponendo la mano su di un misterioso
libro pieno di occulte scritture. Le streghe si mettevano quindi in ginocchio
davanti a lui tenendo le mani tese dietro la schiena con le palme rivolte verso
il basso. Un altro rito era l'apposizione di un marchio da parte di Satana in
persona sul corpo dei suoi adepti, una sorta di nuovo battesimo nella fede
diabolica.
Il Demonio dà quindi
il via all'orgia e i convitati si accoppiavano tra di loro, senza distinzione di
sesso e di parentela. Secondo le fonti, nel corso di questi rapporti non si
provava alcun piacere sessuale, in quanto il coito satanico sarebbe
particolarmente cruento e devastante e il seme del Demonio freddo come il
ghiaccio. Esistono tuttavia descrizioni che indicavano il sabba come luogo di
straordinari piaceri carnali.
Dopo l'orgia
cominciava il banchetto, caratterizzato dalla presenza di carne di bambini non
battezzati, di carne d'impiccati oppure di vivande, che però non sempre avevano
sapore; i cibi ingeriti, venivano magicamente rigenerati alla conclusione del
pasto. Spesso il cibo veniva rubato nelle case e poteva anche essere usato
per misteriosi rituali.
Al banchetto facevano
seguito la danza e il canto, accompagnati da una musica stridente e dal ritmo
ossessivo dati dai canti dei diavoli. Il ballo procedeva descrivendo un cerchio
e i partecipanti danzavano schiena contro schiena, in modo da non potersi
guardare in viso. Al termine (alla mezzanotte o al canto del gallo) il Diavolo
distribuiva pozioni e polveri magiche e conferiva poteri soprannaturali ai
partecipanti, in modo da consentire loro di compiere malefici quando fossero
tornati alle loro dimore.
In alcune
tradizioni, le adepte di Satana e i loro maestri formavano spesso furibondi
cortei, caratterizzati dal chiasso e dal vortice sfrenato della trasgressione, il
che può essere associato alla “caccia furiosa” del folklore
nordico: una sorta di scorribanda notturna a cui partecipavano streghe e
demoni, quasi sempre accompagnati da creature mostruose.
Per oggi è tutto, cari indiavolati. L’appuntamento è
alla prossima settimana con la terza parte dell’articolo. Nel frattempo, che ne direste di
venire a un bel sabba, sabato sera?
Il vudu nei suoi risvolti religiosi e culturali e non solo come intrattenimento horror è stato oggetto di più film. Il più famoso è "Il serpente e l'arcobaleno" di Wes Craven, ma c'è un film italiano del 1972, "Il dio serpente" di Vivarelli, che secondo me non gli è da meno.
RispondiEliminaQualche anno fa avevo pubblicato su di un'antologia un racconto sul vudù e mio padre, che l'aveva letto di straforo, una volta finito aveva commentato: "ma che racconto terribile!" :)
EliminaQualcosa mi dice che presto parlerai anche della cosiddetta "Caccia Selvaggia", vero?
RispondiEliminaOh no, in realtà. Me lo riservo per un eventuale futuro articolo sul diavolo.
EliminaLe streghe esistono ragazzi, vi assicuro...
RispondiEliminaNon c'è dubbio...
EliminaPovere streghe, altroché :D
RispondiEliminaLa storia dell'unguento si ritrova anche nel Maestro e Margherita di Bulgakov (ma forse è soltanto il mezzo che "risveglia" la vera natura della protagonista!).
Sì, povere streghe, vedrai anche nel seguito dell'articolo.
EliminaAh, ecco, non sapevo della distinzione tra "necromanzia" e "negromanzia"! Complimenti per l'articolo, molto interessante questa carrellata stregonesca.
RispondiEliminaEh sì, tutti pensano che siano sinonimi. :)
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