sabato 17 luglio 2021

Dieci Anni come Insegnante

In questo periodo festeggio i dieci anni di lavoro come insegnante. Era il luglio del 2011 quando ho iniziato a insegnare Chimica per un centro di formazione (per cui lavoro tutt'ora); nel 2015 ho poi cominciato a occuparmi anche di formazione professionale. Dieci anni di esperienze di vita, di situazioni memorabili, in un incredibile flusso di persone tra studenti, colleghi e personale didattico, le cui vite incroci nelle ore passate assieme, dove la lezione diviene anche occasione perché raccontino di loro, del loro vissuto e di cosa sperano per il domani. A volte ci si trova in situazioni bizzarre, e non si può fare a meno di pensare a che sorprendente mestiere sia. In questo ultimo post prima della pausa estiva ho voluto ripercorrere questi dieci anni, attraverso la narrazione dei momenti più emblematici. Vi saluto, dandovi appuntamento a settembre.

Lavoro come insegnante ormai da dieci anni. 
Ho insegnato chimica, tenuto corsi di igiene degli alimenti, sicurezza sui luoghi di lavoro, rischi chimici di tatuaggi e piercing, e fatto formazione dei formatori. Al termine di una giornata di formazione alcuni studenti stavano scommettendo su quale fosse la mia laurea: Chimica, Ingegneria o Psicologia?
Ho fatto lezione di mattina, di pomeriggio, a volte di sera. In qualsiasi giorno della settimana, sabato e domenica compresi. Da gennaio a dicembre, luglio e agosto compresi, col caldo e col freddo. 
Ho fatto lezione in presenza, registrato videolezioni, fatto lezione in streaming e anche in DAD da casa. Sono andato a far lezione in più di venti città diverse. Docente ramingo, con la pandemia tornato a essere per lo più docente stanziale. 
Ho insegnato in centri di formazione e tenuto un corso all'università; sono stato in industrie, in un'azienda vitivinicola, in un'azienda alimentare, in un centro estetico, nei supermercati, nei call-center, alle poste e all'aeroporto.
A volte ho fatto lezione al mattino in una città, al pomeriggio in un'altra. Una volta ho fatto 33 ore di lezione in cinque giorni, in cinque città diverse, due regioni, trattando quattro materie diverse; un'altra volta ho fatto 9 ore e mezza di lezione in un'unica giornata. E quando si fa DAD sono 4 ore oppure 8 davanti allo schermo di un computer. Sperando che voce, occhi e schiena reggano.


Ogni lezione è una lotta contro il tempo: a volte si ha tanto da fare e poco tempo a disposizione, altre si hanno tante ore e ci si deve ingegnare per riempirle.
Quando insegno chimica mi porto dietro una chiavetta USB col materiale e una bacchetta telescopica (che in realtà è l'antenna di una vecchia radio), che fa molto prestigiatore. Quando faccio formazione giro con una tracolla con gli appunti, consumati dalle ore e dai chilometri. Ci tenevo anche una gruccia di plastica, finché non l'ho spezzata durante una dimostrazione; così ho dovuto sostituirla col coperchio di una vaschetta di gelato. E poi un libro non può mai mancare.
Viaggiando, sono passato da luoghi magnifici e vissuto le difficoltà del ramingo. Ho attraversato il Canavese e la val Sesia. Ho camminato per Asti in una sera di dicembre. Sono rimasto bloccato alla stazione di Volpiano, senza riscaldamento. Sono andato a Crevoladossola, a più di 170 km, costeggiando il lago Maggiore. Sono stato a Milano due volte, ed entrambe le volte sono riuscito a perdermi. La prima volta che sono andato a Ivrea ho dovuto fare i conti con un allagamento. 


Ho preparato materiale didattico, esercizi, test, percorsi con enigmi da risolvere. 
Ho firmato degli attestati professionali con valore legale.
Ho costruito dei modellini molecolari da mostrare in classe, realizzati con cera, stuzzicadenti, didò e carta stagnola. Ho fatto delle reazioni chimiche dal vivo, in aula; nonostante le raccomandazioni una volta uno studente è riuscito a far esplodere la provetta, facendo un disastro. 
A volte si deve partire presto e fare colazione al bar. Durante la pausa pranzo ho mangiato dove capitava: pizzerie, ristoranti cinesi, giapponesi, da McDonald's. A volte all'aperto su una panchina, tempo permettendo. Tornando da Cuneo sono passato da Cavallermaggiore per il gelato della Biraghi.
Al ritorno, sul treno, ascolto con lo smartphone una playlist di canzoni pop anni '80-'90, ripensando ai momenti passati a lezione, cercando di trarne il meglio e soffermandomi su ciò che potrebbe essere migliorato. Ci si interroga sempre se ciò che si è tramesso è stato compreso e se il lavoro fatto è stato apprezzato.


Ho avuto studenti meravigliosi e qualche studente cretino. Più del primo tipo, per fortuna. Tante classi di cui ricordarsi con affetto, e qualcuna sgradevole. Una volta un gruppo di ragazze una più carina dell'altra; a Milano una classe di soli maschi che aromatizzò l'aria in modo rimarchevole. A un corso mi sono ritrovato più di trenta persone; all'università è capitato che fossero una cinquantina.
Il corso tenuto per un semestre all'università ha avuto un ottimo rendimento ed è stato molto apprezzato da chi l'ha seguito. In una classe ho sfiorato il 100% di gradimento. Una volta uno studente, dopo un anno passato a fare l'imbecille, ha scritto nei giudizi che mi consigliava di cambiare mestiere. 
Ho fatto delle belle amicizie con i colleghi. Con loro si parla, si ride (anche degli studenti); ci si sente oltre il lavoro, a volte siamo usciti assieme. Con alcuni ho litigato, dato che si permettevano considerazioni sul mio lavoro con gli studenti. Ho anche subito mobbing da parte di una collega delle risorse umane.
Da alcuni datori di lavoro sono stato elogiato, a volte sono stato trattato male. In alcuni posti ho avuto difficoltà a farmi pagare il lavoro svolto, in altri sono stato sottopagato. Ho aperto la partita IVA da tre anni e il 730 me lo faccio da solo, con tutte le difficoltà che comporta.
Su un blog sono stato apostrofato in maniera antipatica per aver detto di essere un docente. Ma altre persone hanno espresso ammirazione per questo lavoro.
A volte si conclude lasciando le persone contente; altre si è consapevoli di non essere riusciti a fare un buon lavoro, e ci si interroga sulle proprie capacità.
Ci sono stati momenti belli e momenti difficili, risate e amarezze, soddisfazioni e frustrazioni, successi e sconfitte. Lavoro come insegnante da dieci anni, e sono stati dieci incredibili anni.

18 commenti:

  1. Posso solo complimentarmi perché fare il docente come se fosse un agente di commercio sempre in giro e sempre a dover fare i conti con il compenso ricevuto, la vedo parecchio complicata. Cioè, sarebbe complicato per me, io non farei mai il docente. Ma i docenti sono necessari, quindi meno male che c'è gente come te che è disposta a farlo nonostante tutti i disagi attuali.

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    1. Quest'anno, in effetti, si è girato poco: quando facevo formazione, l'ho fatta quasi sempre in DAD, da casa. In realtà a me quello del viaggiare era un aspetto che piaceva, sono stato in un sacco di bei posti. Vedremo come andrà il prossimo anno.

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  2. Incredibili davvero, 10 anni che sembrano molti di più, ma nonostante tutto ancora ci sei, complimenti e buone vacanze, meritate direi ;)

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    1. In realtà ho fatto vacanza in questi giorni, perché da domani si ricomincia col corso estivo di Chimica. Ci vediamo a settembre!

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  3. Pensa a chi insegna da trent’anni…anche se in maniera meno “errante”. Il nostro è un lavoro bellissimo, che dà grande ricchezza ( non materiale, ahimè 😩😜)

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    1. Sicuramente ti porti dietro un gran bagaglio di esperienze e di ricordi!

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  4. Dieci anni che nonostante tutto sono volati, da quanto mi è parso di capire! Hai tutta la mia ammirazione, io non avrei la tua capacità e la tua pazienza con questi gruppi così imponenti.
    Mi ricordo quando ci siamo incontrati a Milano, mi avevi raccontato di esserti perso. :)

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    1. Quella volta mi ero parso tornando da lezione, mentre la seconda volta (due anni fa) mi sono perso mentre stavo andando a lezione, e così sono arrivato parecchio in ritardo! Cose che succedono, a volte, purtroppo...

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  5. Davvero un bel bagaglio di esperienze, il tuo! Di sicuro, non si smette mai di imparare anche quando si diventa insegnanti, e di sicuro le esperienze esilaranti non potranno essere dimenticate. Quelle negative aiutano a crescere e a sviluppare resilienza, quelle positive aiutano a migliorare la propria autostima.
    Insomma, siamo costantemente in bilico, come lo sono stata io oggi, seppur in veste di studentessa. Ma ora che ho sostenuto il tanto agognato esame (e ne ho scritto l'annesso post), posso finalmente rilassarmi! XD

    Ps: leggere dei modellini molecolari mi ha fatto pensare al mio professore di scienze del liceo; al quinto abbiamo costruito anche noi i modelli molecolari per Organica! Davvero dei bei tempi!!

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    1. Già, e proprio nella lezione di dopodomani porterò di nuovo in aula i miei modellini...
      E' vero, comunque, quello che dici; ho imparato tante cose in più rispetto a quelle viste quando ero studente: microbiologia, neuroscienze, psicologia, diritto... Però al di là delle conoscenze, ciò che si impara di più te lo danno le persone che incontri volta per volta in aula.

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  6. Auguri per i tuoi dieci intensissimi anni da insegnante! Accidenti, se ne hai viste e fatte di cose. Inclusi esperimenti in aula! Chissà perché, me lo sentivo che ci sarebbe stata di mezzo anche una provetta esplosa.
    Anche tu ti sei perso a Milano! XD Io non solo lì, ma vabbè'...
    Speriamo che tu possa riprendere presto a fare l'insegnante ramingo :)

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    1. Beh, per fortuna la provetta conteneva solo una miscela di vino, aceto e bicarbonato di sodio... Quindi non ci sono stati particolari danni. A parte una studentessa, che ha ricevuto il tappo della provetta in piena fronte, a seguito dell'effetto a spumante prodottosi...

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  7. Tutte queste cose, in soli dieci anni? Questo si definisce vivere intensamente. Bel racconto, comunque. Ti auguro una buona estate. :)

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    1. Beh, è meno denso di quel che può sembrare, però sì, ci sono stati un quantitativo incredibile di eventi e luoghi e persone nel corso di questi dieci anni come docente. E poi quest'anno è stato abbastanza fuori dal comune. Buona estate anche a te! 😀

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  8. Mi piace questo post. Racconti ogni aspetto, almeno quelli salienti, significativi, di questo mestiere. Io sono insegnante da 20 anni e ancora non mi decido a darmi una risposta definitiva: mi piace davvero fare questo mestiere? So una cosa certissima: è faticoso. E so anche, come sottolinei tu, che in fondo quello che conta sono i ragazzi, gli studenti (nel tuo caso di tutte le età) in particolare quando sai che fra te e loro si è stabilito un rapporto costruttivo per entrambe le parti. Buona estate, Marco.

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    1. Sì, ci sono quelle giornate (spesso per me sono di 8 ore) in cui sei stanco morto, ma contento, perché hai lasciato persone soddisfatte, e allora quella formazione ha davvero senso, perché hai lasciato un cambiamento positivo in loro; ma purtroppo ce ne sono altre dove la frustrazione è tanta e senti di non aver fatto la differenza. E' una ruota che gira, a volte si ferma sui numeri positivi, alte volte su quelli negativi. E alla fine ti rendi conto che di tutti quanti, quello che ha imparato di più, sei proprio tu.

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  9. Complimenti per questi dieci anni, dal tuo racconto traspare la fatica ma anche la passione per il tuo lavoro, immagino non sia stato facile viaggiare e cambiare spesso classi e condizioni di insegnamento, DAD compresa. Visto che siamo a settembre ti auguro buona ripresa :)

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    1. Grazie! Viaggiare fa/faceva parte del mestiere di formatore. Con la DAD si rimane più fermi fisicamente, ma al contempo ci si muove di più virtualmente.

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