Ben ritrovati, cari amici del terrore, per il nostro ultimo appuntamento. Dopo quasi quaranta post, è giunto il tempo che cali il sipario sulla rubrica Ore d'Orrore.
La mia bella assistente Vulnavia è davvero inconsolabile: pensate che ho persino dovuto darle l'aumento!
Oggi concludiamo il nostro discorso con un'analisi moderna degli archetipi dell'orrore, legata alla società attuale, in cui vedremo che le storie dell'orrore hanno tanto su cui far riflettere, alla faccia dei benpensanti...
La mia bella assistente Vulnavia è davvero inconsolabile: pensate che ho persino dovuto darle l'aumento!
Oggi concludiamo il nostro discorso con un'analisi moderna degli archetipi dell'orrore, legata alla società attuale, in cui vedremo che le storie dell'orrore hanno tanto su cui far riflettere, alla faccia dei benpensanti...
Ore d’Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”
““Buonasera, fans del terrore. Sapete che ci sono un sacco di persone che rifiutano di credere ai vampiri? Aah, io ci credo. Perché io so che esistono. Io li ho combattuti in tutte le loro forme: uomini, lupi, pipistrelli… e io li ho sempre vinti! Ecco, perché tutti mi chiamano il Grande Ammazzavampiri!” (dal film Ammazzavampiri)
Un'Analisi Moderna
L'analisi che ora vedremo ha come punto di riferimento un'interpretazione legata alla sfera della sessualità e a dinamiche di tipo socio-relazionale: ognuna di queste figure nasconde infatti un
significato simbolico orientato in questo senso. Questo perché l'interpretazione che si può attribuire oggi a questi archetipi si è profondamente modificata rispetto a quella originale, a causa dei cambiamenti occorsi nella società e nella cultura umana. Nella realtà odierna, estremamente più complessa di quella antica in cui hanno avuto origine, queste figure mitiche hanno assunto delle valenze e dei significati simbolici più ampi, che meritano perciò un'attenta analisi.
Dietro la figura del vampiro si nasconde il predatore sessuale. La caccia, la seduzione ipnotica, l'atto dell'aggressione, il sangue, il bisogno di esercitare potere e controllo sulle proprie vittime: sono tutti elementi che richiamano un'aggressione di carattere sessuale; non a caso in alcune tradizioni il vampiro aveva grande desiderio di donne. Ma la predazione può anche essere di natura emozionale: in psicologia il vampiro emozionale è una personalità parassitica che dà luogo a una dinamica relazionale disfunzionale in cui l'individuo stabilisce legami affettivi con la propria vittima al fine di suggerle energia emotiva; facendo leva sui suoi punti deboli e sensi di colpa, riesce a intrappolarla nel proprio universo emozionale, assumendo atteggiamenti di controllo, con cui cerca di isolarla da familiari e amicizie, fino ad arrivare talvolta a imporle di rinunciare al lavoro, annullandone così l'indipendenza e il potere decisionale. Più in generale si tratta di un subdolo parassita dotato di personalità narcisistica, che si nutre della positività altrui e alimenta la propria autostima svalutando gli altri e manipolandoli.
La figura del licantropo è quella di chi nasconde una seconda natura, che tiene ben celata perché contravviene alle regole sociali; dietro di esso si nasconde il sadico, l'uomo che commette violenza contro le donne, specie se dietro le mura domestiche. Oppure ancora chi abusa dei bambini: il lupo nelle favole, che cattura e mangia i bimbi, serve a istruirli affinché conoscano il pericolo da lui rappresentato. La trasformazione da uomo a bestia è perciò una raffigurazione del suo essere astuto e ingannatorio: nasconde dietro apparenze rassicuranti la sua vera natura, violenta e aggressiva, e le sue reali intenzioni, ovvero il bisogno di sopraffazione e di controllo. Il lupo impersona il desiderio di divorare tutto e tutti, caratteristico di soggetti insoddisfatti, che non riescono a placare la loro brama di avere e di possedere, anche ciò che non dovrebbero, a ogni costo e con qualsiasi mezzo. Ma tutto ciò viene rivelato solo quando è troppo tardi, alla luce di un'incostante luna, simbolo misterico di tutto ciò che illusorio.
Dietro il personaggio di Jekyll/Hyde si nasconde l'individuo che è prigioniero di una dipendenza in forma patologica. Quando il bisogno compulsivo di cedere a quel fattore di cui è dipendente prende il sopravvento, egli si trasforma, diviene letteralmente un altro individuo: il suo comportamento e il suo modo di essere cambiano, facendo emergere tratti nascosti della sua personalità, che prendono il sopravvento fino a che il bisogno immediato non è soddisfatto. E come nel romanzo di Stevenson, più la cosa si protrae nel tempo, più la riconversione in Jekyll diviene difficile: allora Hyde, la dipendenza, diventa sempre più forte, fino poi tragicamente a trionfare.
La conflittualità edipica si incarna in due figure: da una parte il Diavolo, che rappresenta la figura paterna (amata, temuta, a cui ci si vorrebbe sostituire), dall'altra la Morte Personificata, che imponendo il distacco dalla Vita, la madre per eccellenza (di cui si vorrebbe il possesso esclusivo, la pretesa di immortalità), viene a rappresentare il distacco dal seno materno, che non si vorrebbe mai abbandonare. Seguire la Morte (andare dall'altra parte) simboleggia dunque il crescere: la morte è la trasformazione più grande, una transizione verso un livello superiore, esattamente come il bambino cresce e diviene adulto distaccandosi dalla madre; l'adolescenza (la morte) è il periodo di transizione tra queste due fasi (l'infanzia che muore per rinascere nell'adultità). Se però il conflitto rimane irrisolto, si incarna in tutte quelle figure che non riescono ad abbandonare la vita e ritornano dalla morte: zombie, mummie, fantasmi.
Dietro alla figura del mostro, che rappresenta la diversità, ovvero chi si sente incompreso e spesso viene emarginato, si ha una raffigurazione dell'adolescenza. Un periodo di transizione in cui l'individuo fatica a sentirsi accettato dagli altri, in particolare dai propri coetanei, in cui il suo aspetto fisico, in relazione ai cambiamenti psicofisici che vi avvengono (compreso l'insorgere delle prime pulsioni sessuali), lo fanno sentire goffo, incompleto, persino mostruoso. L'adolescente, vivendo una fase di disarmonia dovuta ai cambiamenti che si verificano in lui, si sente incompreso da quel mondo degli adulti a cui non appartiene ancora pienamente, per cui rivolge verso di esso la propria confusione e la propria rabbia. Il mostro va distrutto per giungere allo stadio evolutivo successivo, l'adulto, esattamente come la crisalide diviene farfalla.
Il mostro è una figura particolarmente interessante perché le chiavi di lettura possono essere due: può trattarsi di un essere prodigioso oppure orrendo, a seconda dell'immagine che si ha guardandosi allo specchio e di cosa si nasconde dietro la maschera. Se da una parte abbiamo chi ha difficoltà a integrarsi nel gruppo sociale, specularmente l'altra interpretazione che si può dare è quella di chi adotta comportamenti sociali disfunzionali verso gli individui più deboli, in modo da salvaguardare il proprio ruolo al suo interno. L'individuo più debole viene quindi sacrificato per rafforzare il gruppo contro le minacce provenienti dall'esterno. Allora dietro il mostro si celano il bullo o il mobber.
La figura della strega richiama quella della seduttrice, ed è proprio per questa sua componente di potere che esercita sul maschio, che dovrebbe essere dominatore e sente minacciato il proprio ruolo naturale, che viene temuta e osteggiata. In molte storie la strega cattura e mangia i bambini; così facendo li assorbe nel proprio mondo, trasformandoli per sempre: simboleggia quindi il passaggio da adolescente ad adulto, ovvero la maturazione sessuale. La sua comunione col Diavolo (il padre) la rende anche madre, quindi in grado di creare (nuova) vita, ovvero un modo di pensare nuovo, diverso rispetto alla corrente comune. Per questa ragione viene messa al bando della società, fatta tacere col fuoco di quel rogo che, simbolicamente, rappresenta l'utilizzo distruttivo della conoscenza, nel vano tentativo di rescindere il legame esistente tra l'uomo e le sue origini legate alla natura, di cui la strega preserva la memoria.
Incubi e succubi, che hanno in una sessualità occulta la loro maggiore caratteristica, rappresentano tutte quelle pulsioni antisociali, spesso di natura sessuale, che vengono rimosse e ricacciate nelle profondità della psiche e che ne riemergono poi sotto forma di conflitti irrisolti. Se a livello psicanalitico le possessioni demoniache sono gli antichi istinti territoriali dell'uomo che si ripresentano sotto un'altra forma, altra questione è invece l'operato del demone: esso prende possesso del corpo della propria vittima, la perseguita, non la abbandona mai, le impedisce di vivere con serenità la propria vita. Pertanto rappresenta quei comportamenti disfunzionali che ruotano attorno a una visione errata delle dinamiche relazionali, viste in termini di possesso esclusivo, e che assumono poi carattere persecutorio. Allora dietro questa figura si nasconde lo stalker.
In Conclusione...
Ma se la predazione era il significato originario delle storie di paura, nella nostra società moderna le cose sono poi tanto diverse? Il vampiro: un predatore sessuale. Il lupo mannaro: mimetismo da cacciatore. Il mostro: sacrifica i più deboli per salvarsi dal predatore. Il demone: lo stalker, termine che tradotto dall'inglese significa "avvicinarsi furtivamente " o "fare la posta (a una preda)". No, il significato è sempre lo stesso: le storie di paura servono a prepararci ad affrontare i nostri predatori. E a trionfare su di loro.
Dietro la figura del vampiro si nasconde il predatore sessuale. La caccia, la seduzione ipnotica, l'atto dell'aggressione, il sangue, il bisogno di esercitare potere e controllo sulle proprie vittime: sono tutti elementi che richiamano un'aggressione di carattere sessuale; non a caso in alcune tradizioni il vampiro aveva grande desiderio di donne. Ma la predazione può anche essere di natura emozionale: in psicologia il vampiro emozionale è una personalità parassitica che dà luogo a una dinamica relazionale disfunzionale in cui l'individuo stabilisce legami affettivi con la propria vittima al fine di suggerle energia emotiva; facendo leva sui suoi punti deboli e sensi di colpa, riesce a intrappolarla nel proprio universo emozionale, assumendo atteggiamenti di controllo, con cui cerca di isolarla da familiari e amicizie, fino ad arrivare talvolta a imporle di rinunciare al lavoro, annullandone così l'indipendenza e il potere decisionale. Più in generale si tratta di un subdolo parassita dotato di personalità narcisistica, che si nutre della positività altrui e alimenta la propria autostima svalutando gli altri e manipolandoli.
La figura del licantropo è quella di chi nasconde una seconda natura, che tiene ben celata perché contravviene alle regole sociali; dietro di esso si nasconde il sadico, l'uomo che commette violenza contro le donne, specie se dietro le mura domestiche. Oppure ancora chi abusa dei bambini: il lupo nelle favole, che cattura e mangia i bimbi, serve a istruirli affinché conoscano il pericolo da lui rappresentato. La trasformazione da uomo a bestia è perciò una raffigurazione del suo essere astuto e ingannatorio: nasconde dietro apparenze rassicuranti la sua vera natura, violenta e aggressiva, e le sue reali intenzioni, ovvero il bisogno di sopraffazione e di controllo. Il lupo impersona il desiderio di divorare tutto e tutti, caratteristico di soggetti insoddisfatti, che non riescono a placare la loro brama di avere e di possedere, anche ciò che non dovrebbero, a ogni costo e con qualsiasi mezzo. Ma tutto ciò viene rivelato solo quando è troppo tardi, alla luce di un'incostante luna, simbolo misterico di tutto ciò che illusorio.
Dietro il personaggio di Jekyll/Hyde si nasconde l'individuo che è prigioniero di una dipendenza in forma patologica. Quando il bisogno compulsivo di cedere a quel fattore di cui è dipendente prende il sopravvento, egli si trasforma, diviene letteralmente un altro individuo: il suo comportamento e il suo modo di essere cambiano, facendo emergere tratti nascosti della sua personalità, che prendono il sopravvento fino a che il bisogno immediato non è soddisfatto. E come nel romanzo di Stevenson, più la cosa si protrae nel tempo, più la riconversione in Jekyll diviene difficile: allora Hyde, la dipendenza, diventa sempre più forte, fino poi tragicamente a trionfare.
La conflittualità edipica si incarna in due figure: da una parte il Diavolo, che rappresenta la figura paterna (amata, temuta, a cui ci si vorrebbe sostituire), dall'altra la Morte Personificata, che imponendo il distacco dalla Vita, la madre per eccellenza (di cui si vorrebbe il possesso esclusivo, la pretesa di immortalità), viene a rappresentare il distacco dal seno materno, che non si vorrebbe mai abbandonare. Seguire la Morte (andare dall'altra parte) simboleggia dunque il crescere: la morte è la trasformazione più grande, una transizione verso un livello superiore, esattamente come il bambino cresce e diviene adulto distaccandosi dalla madre; l'adolescenza (la morte) è il periodo di transizione tra queste due fasi (l'infanzia che muore per rinascere nell'adultità). Se però il conflitto rimane irrisolto, si incarna in tutte quelle figure che non riescono ad abbandonare la vita e ritornano dalla morte: zombie, mummie, fantasmi.
Dietro alla figura del mostro, che rappresenta la diversità, ovvero chi si sente incompreso e spesso viene emarginato, si ha una raffigurazione dell'adolescenza. Un periodo di transizione in cui l'individuo fatica a sentirsi accettato dagli altri, in particolare dai propri coetanei, in cui il suo aspetto fisico, in relazione ai cambiamenti psicofisici che vi avvengono (compreso l'insorgere delle prime pulsioni sessuali), lo fanno sentire goffo, incompleto, persino mostruoso. L'adolescente, vivendo una fase di disarmonia dovuta ai cambiamenti che si verificano in lui, si sente incompreso da quel mondo degli adulti a cui non appartiene ancora pienamente, per cui rivolge verso di esso la propria confusione e la propria rabbia. Il mostro va distrutto per giungere allo stadio evolutivo successivo, l'adulto, esattamente come la crisalide diviene farfalla.
Il mostro è una figura particolarmente interessante perché le chiavi di lettura possono essere due: può trattarsi di un essere prodigioso oppure orrendo, a seconda dell'immagine che si ha guardandosi allo specchio e di cosa si nasconde dietro la maschera. Se da una parte abbiamo chi ha difficoltà a integrarsi nel gruppo sociale, specularmente l'altra interpretazione che si può dare è quella di chi adotta comportamenti sociali disfunzionali verso gli individui più deboli, in modo da salvaguardare il proprio ruolo al suo interno. L'individuo più debole viene quindi sacrificato per rafforzare il gruppo contro le minacce provenienti dall'esterno. Allora dietro il mostro si celano il bullo o il mobber.
La figura della strega richiama quella della seduttrice, ed è proprio per questa sua componente di potere che esercita sul maschio, che dovrebbe essere dominatore e sente minacciato il proprio ruolo naturale, che viene temuta e osteggiata. In molte storie la strega cattura e mangia i bambini; così facendo li assorbe nel proprio mondo, trasformandoli per sempre: simboleggia quindi il passaggio da adolescente ad adulto, ovvero la maturazione sessuale. La sua comunione col Diavolo (il padre) la rende anche madre, quindi in grado di creare (nuova) vita, ovvero un modo di pensare nuovo, diverso rispetto alla corrente comune. Per questa ragione viene messa al bando della società, fatta tacere col fuoco di quel rogo che, simbolicamente, rappresenta l'utilizzo distruttivo della conoscenza, nel vano tentativo di rescindere il legame esistente tra l'uomo e le sue origini legate alla natura, di cui la strega preserva la memoria.
Incubi e succubi, che hanno in una sessualità occulta la loro maggiore caratteristica, rappresentano tutte quelle pulsioni antisociali, spesso di natura sessuale, che vengono rimosse e ricacciate nelle profondità della psiche e che ne riemergono poi sotto forma di conflitti irrisolti. Se a livello psicanalitico le possessioni demoniache sono gli antichi istinti territoriali dell'uomo che si ripresentano sotto un'altra forma, altra questione è invece l'operato del demone: esso prende possesso del corpo della propria vittima, la perseguita, non la abbandona mai, le impedisce di vivere con serenità la propria vita. Pertanto rappresenta quei comportamenti disfunzionali che ruotano attorno a una visione errata delle dinamiche relazionali, viste in termini di possesso esclusivo, e che assumono poi carattere persecutorio. Allora dietro questa figura si nasconde lo stalker.
In Conclusione...
Ma se la predazione era il significato originario delle storie di paura, nella nostra società moderna le cose sono poi tanto diverse? Il vampiro: un predatore sessuale. Il lupo mannaro: mimetismo da cacciatore. Il mostro: sacrifica i più deboli per salvarsi dal predatore. Il demone: lo stalker, termine che tradotto dall'inglese significa "avvicinarsi furtivamente " o "fare la posta (a una preda)". No, il significato è sempre lo stesso: le storie di paura servono a prepararci ad affrontare i nostri predatori. E a trionfare su di loro.
Le storie dell’orrore hanno quindi la funzione di farci venire a patti e affrontare le nostre paure inconsce, ricevendone in cambio una catarsi, da cui si esce più forti e più preparati a fronteggiare le stranezze e i pericoli del mondo. La narrativa di genere è uno straordinario specchio deformante della realtà: ci permette di esaminarla in forma distorta, ovvero simbolica. Sta a noi cogliere la metafora e quello che ci vuole insegnare.
E con questo è davvero tutto, amici miei. La rubrica Ore d'Orrore è giunta al termine. È tempo di salutarci e per me di tornare nel mio laboratorio. E ricordate: ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio, ma noi abbiamo ormai imparato come accendere la luce.
Il vostro Dottor χ
E con questo è davvero tutto, amici miei. La rubrica Ore d'Orrore è giunta al termine. È tempo di salutarci e per me di tornare nel mio laboratorio. E ricordate: ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio, ma noi abbiamo ormai imparato come accendere la luce.
Il vostro Dottor χ
Interessante. Anche Roberto Calasso nel suo ultimo libro, "Il cacciatore celeste", rintraccia le origini predatorie della nostra struttura psicologica.
RispondiEliminaCredo che il dualismo preda/predatore sia molto interessante. In alcune lezioni mi capita anche di parlarne, una dimostrazione di quanto viene a essere archetipico.
EliminaInteressante davvero. Il punto è che, come dici, la realtà è diventata complessa e sfumata e non è sempre facile distinguere la vera natura delle persone.
RispondiEliminaLa figura del vampiro emozionale ad esempio è una delle più subdole perché ti annienta completamente la personalità. Mi hai fatto venire in mente il film di Garrone Primo amore dove c'è un vampiro emozionale da manuale.
Diceva bene Pirandello quando affermava che tutti quanti noi portiamo una maschera. Ma la domanda è quale dei due sia la maschera, se l'uomo o il mostro: chi dei due è la persona vera?
EliminaDiciamo che è un po' quello che ci raccontavano i primi episodi di Dylan Dog, anche.
RispondiEliminaIn ogni caso, spesso anche i mostri onirici agiscono come metafore di problemi reali (droga, stupri...)
Moz-
Forse era (anche) per questo che i primi Dyd erano così belli...
EliminaUn vissuto traumatico o eccessivamente stressante poi riemerge sotto forma di incubo. Le moderne neuroscienze dicono sostanzialmente che i sogni sono ciò che ci permette di conservare un equilibrio mentale, quindi gli incubi sarebbero manifestazioni di un disagio che potrebbe portare a disturbi ossessivi.
Molto interessante. Come diceva Jung, l’individuo facendo luce dentro di sé si apre al contatto con l’altro e scopre il suo lato oscuro. Mi viene in mente anche Cioran che, ne L’inconveniente di essere nati, scrive: “Se potessimo vederci con gli occhi degli altri, scompariremmo all’istante”. Insomma, il genere Horror non è per niente banale.
RispondiEliminaNo, non lo è affatto. Permette di fare tante riflessioni antropologiche, storiche, scientifiche, sociologiche.
EliminaCome anche la fantascienza, che più volte ho sentito dire "non mi piace, non la capisco".
Non bisogna fermarsi a ciò che appare in superficie. Hegel diceva "Non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie.", e qualunque chimico potrebbe confermare la veridicità di questa frase. Ciò che ci appare in superficie, nasconde una profondità che nemmeno ci aspetteremmo, se non la indagassimo.
Sta a noi cogliere dalla letteratura o dalle storie del passato ciò che ad oggi può aiutarci nella comprensione delle nostre paure, fobie e via così. Ci sono temi che appartengono all'Uomo, e basta: cambiano i contesti sociali, economici, culturali e in questo senso dobbiamo riattualizzare, riadattare.
RispondiEliminaQueste sono storie molto antiche. Sono storie di caccia, e la caccia ha segnato il passaggio dalla scimmia antropomorfa all'uomo. Eppure sono anche estremamente moderna, perché cambia il contesto, ma il significato simbolico rimane inalterato.
EliminaIo mi aspetto che un giorno, per fare un esempio, leggeremo storie di vampiri che non succhiano il sangue, ma energia emotiva e di Van Helsing moderni che cerchino di fermarli.
Io i vampiri li coltivo in casa: ho due figli che mi succhiano il sangue quotidianamente, ma io sono una felice vittima consenziente!
RispondiEliminaIl fatto è che anch'io per loro incarno la figura di una strega, qualche volta fata buona, ma molto più spesso mostro persecutore.
Questo per dire che per esorcizzare determinate paure, certe volte è sufficiente cucirci addosso dei ruoli che ci avvicinano ai responsabili di quelle paure.
Credo che questa sia una visione molto interessante. Del resto una delle strategie che si adotta contro i predatori è proprio il mimetismo.
EliminaCiao Marco, arrivo a leggere questo post (già anticipato in precedenza) con un po' di ritardo perché ho avuto una settimana di fuoco a causa di alcune scadenze lavorative importanti, però sono veramente felice di essermene ricordata, perché mi è piaciuto moltissimo.
RispondiEliminaA proposito del vampiro, mi è venuto in mente un fatto di cronaca. Ricordi quel ragazzo che un annetto fa, a Torino, aveva sedotto e ucciso una professoressa di mezza età? Così lo chiamavano: il vampiro. Perché era un predatore che si attaccava alle persone e le convinceva a fare ciò che desideravano. Nel delitto aveva coinvolto anche il suo amante, uomo.
Il vampiro emozionale è una figura che conosco bene. Di recente ho tagliato i ponti con una mia amica perché non sopporto il marito, che la tiene sotto scacco tramite la diffusissima tecnica del gaslighting. Tali persone trovano linfa vitale nelle insicurezze altrui. Sono crudeli, o forse disturbate.
Mi è piaciuto infine che tu abbia evidenziato il doppio valore del concetto di "mostro". Spesso questo termine, con riferimento all'archetipo, è utilizzato in senso negativo, ma non sempre è così. Questa parola, include tutto ciò che è straordinario. Per esempio, qualche giorno fa ho letto alcune cose scritte dal mio cugino diciassettenne, che ha recepito i miei consigli: "ho creato un mostro", gli ho detto. E quest'espressione, se ci pensi, è molto comune. :-)
Il caso di Torino lo ricordo bene, perché io sono proprio di Torino. Però non ricordavo che il protagonista fosse stato definito in tal modo.
EliminaNon conoscevo il termine gaslighting, quindi sono dovuto andare a cercarmelo. Un uso sadico della manipolazione per ottenere controllo e potere su di un individuo. Direi proprio che è una forma di crudeltà mentale.
Mostro in origine significava "essere prodigioso". Qualche residuo dell'accezione positiva del termine infatti permane, come in "essere un mostro di bravura".
Se sei sempre interessata a quel post a 4 mani che proponevi, basta che mi scrivi per dirmi le tue idee di partenza e ci si lavora su. :)