martedì 8 gennaio 2019

Ricordi Organolettici

C'è un rapporto molto stretto che intercorre tra i sensi e i nostri ricordi. Questo è ovviamente dovuto alla forte correlazione neurologica che si ha tra di essi, in quanto più un qualcosa ci stimola sensorialmente, più questo avrà una traccia mnestica duratura; inoltre una sensazione simile, che attiva quindi gli stessi recettori sensoriali, richiamerà più facilmente quel ricordo dal magazzino della memoria. In questo post vi racconterò di sei ricordi che mi appartengono, ognuno dei quali è legato preferenzialmente a una sola modalità sensoriale, tra le sei che abbiamo. Mi piacerebbe raccontarveli in maniera più comprensiva che attraverso le sole parole, perciò ognuno di questi frammenti timesici reca con sé un'immagine del luogo in cui si è svolto; inoltre se cliccate sulla parola in maiuscolo avrete un contributo musicale da scoprire che ho ritenuto adatto ad accompagnarvi nella lettura.

VISTA
Giugno 2002. Sto facendo l’animatore al campo al mare a Borgio Verezzi coi bambini della parrocchia; di lì a pochi giorni avrei compiuto 18 anni. Una sera, mentre sono a letto nella mia stanza, la persiana spalancata per il caldo afoso, prima di addormentarmi guardo fuori della finestra lasciata aperta: allora vedo stendermisi davanti un panorama incredibile, le colline della Liguria immerse nell’oscurità notturna, poi più in là il mare, con una luna piena, di colore rosso, che si riflette magicamente sull’acqua.

Novembre 2017. Di ritorno da una lezione nel canavese, a causa del ritardo del bus, perdo il treno e rimango bloccato per quasi un’ora alla stazione di Volpiano ad attendere il successivo. È sera e fa un freddo tremendo, la sala d’aspetto non è neanche riscaldata; intanto consumo una veloce cena che mi ero portato dietro, e non ricordo di aver mai provato tanto freddo come quella volta. Quando poi faccio ritorno a Moncalieri, uscendo dalla stazione, nonostante abbia i guanti, le mie mani continuano a tremare. Arrivato a casa, stanco e provato, finalmente mi scaldo; mangio un po' di brodo e poi mi faccio una doccia calda, e così mi riprendo. Pronto però a ripartire: il giorno dopo avrei dovuto essere a Milano per tenere un altro corso.

Luglio 2008. Sto facendo la tesi in laboratorio, tra mille problemi e difficoltà. C’è anche un ragazzo algerino che fa una specie di stage. Un vero stronzo: dopo pochi giorni il laboratorio è diventato suo. C’è una postazione al PC che usiamo tutti per le ricerche: ora è sua, mette persino la giacca (portata appositamente) per marcare il territorio. Delle due bilance, una è di suo esclusivo utilizzo, dobbiamo usare l’altra in cinque. Persino i lavandini dell'altro laboratorio sono ormai tutti suoi. Un giorno devo buttare gli sciacqui di acido cloridrico e lui ci si mette apposta davanti, per non farmeli usare, fingendo di osservare i propri campioni nelle provette. Irritato, lo aggiro e, approfittando di un varco, gli getto da dietro l’acido nel lavandino, che subito fa sentire tutto il suo puzzo. Lui fa una faccia schifata e si allontana, e ben gli sta. La sua ricerca consiste nell’utilizzare scarti della lavorazione di formaggi per produrre una biomassa in grado di catturare metalli pesanti: per ottenerla li mette a fermentare scaldandoli nel fornetto, e così per tutto il piano si avverte un fetore mostruoso. Per fortuna a settembre se ne sarebbe tornato in Algeria.

Giugno 2016. Sto andando a Ivrea per tenere una lezione, ma nel mattino la città è stata colpita da una “bomba d’acqua”. Mi allontano dalla stazione e con preoccupazione noto che la strada in cui devo passare è divenuta un torrente in piena: l’acqua è alta mezzo metro, scorre violenta e le macchine ci navigano dentro immerse per tutta la ruota: i tombini di via Jervis sono esplosi e hanno riversato fuori un fiume. Cercando di capire come riuscire ad arrivare dove sono atteso, non sapendo granché della situazione e non conoscendo il posto, mi avvio con prudenza, sperando di non finire a nuotare dentro l'acqua, di non essere trascinato via da un'onda o di venire lavato da una macchina di passaggio. Fortunatamente la strada è in discesa, facendo defluire l’acqua, e il marciapiede è rialzato, così da non essere allagato. Cammino proteggendomi con l’ombrello dalle gocce che cadono dai tetti, scostandomi alle macchine in arrivo, che non si sono accorte della situazione al fondo della via e arrivano forte. Alla fine riesco a raggiungere la ex-sede dell’Olivetti rimanendo asciutto e faccio la mia lezione. Quando poi esco per fare ritorno a casa, su via Jervis splende il sole e non c’è più alcuna traccia d’acqua.

Marzo 2007. Sono in oratorio coi ragazzi del mio gruppo del dopo-cresima per una serata di cineforum. A un certo punto udiamo venire da lontano delle grida di donna. Poi smettono di colpo, e non ci pensiamo più. Una volta finita la serata, usciamo e in piazza vediamo ambulanze, macchine della polizia e una confusione di persone. Un ragazzo si è presentato a casa della sua ex armato di pistola, con l’intenzione di ammazzarla; il suo nuovo compagno è intervenuto a difenderla, e il ragazzo gli ha sparato, uccidendolo. Lei così è riuscita a fuggire, e nel mentre il ragazzo si è tolto la vita. Le urla che avevamo sentito erano quelle della ragazza che chiedeva aiuto lì nella piazza. Il tutto a solo un centinaio di metri da dove eravamo noi. Scioccati, andiamo a casa.

Settembre 2016. Al Parco del Valentino c’è la manifestazione di Terra Madre - Salone del Gusto: centinaia di stand di ogni paese del mondo che espongono i cibi provenienti dalle loro terre. Ingresso gratuito e si possono fare assaggi gratis! I migliori restano però gli stand italiani. Tra le innumerevoli cose che assaggio quel giorno ci sono: formaggio di yak, marmellata di cactus, burro di anacardi, miso, saké, marmellata di petali di rosa, bagna cauda, creme simil-Nutella fatte con arachidi, mandorle o pistacchi, torta al cioccolato, cantucci con pezzi di cioccolato fondente, formaggi, salumi, birre… Dopo più di 7 ore di camminata e degustazioni varie la mia lingua è una commistione di sapori dolci, salati e piccanti, e mi sento anche un po' provato. Tornato a casa, dopo quella bellissima giornata, mi limito a cenare con una tazzina di caffè.

E ora ditemi: quale rapporto sentite tra i vostri ricordi e i sensi? Se questa idea vi è piaciuta, potreste provare a replicarla sul vostro blog.

9 commenti:

  1. molto proustiano questo post... d'acchito ricordo solo la sensazione di freddo che ho avuto toccando la ringhiera del balcone di casa durante un'eclissi qualche anno fa.

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    1. Sai che non mi era mica venuto in mente Proust e le sue madeleine quando l'ho scritto?

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  2. Confesso che non ho mai provato a ordinare i miei ricordi sul piano sensoriale. Li ho sempre rievocati in modo molto cerebrale per così dire, senza riferimenti legati a olfatto, udito o gusto. Devo provarci...

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    1. Forse perché in genere a un ricordo associamo più sensazioni sensoriali... Provaci, potrebbe anche essere un interessante esercizio letterario.

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  3. Molto bello questo post. Devo dire che non sapevo dell'equilibrio come sesto senso.
    Uno "strano" abbinamento tra la seconda esperienza e la sua canzone, strano nel senso che la canzone non ha quell'effetto "negativo" che sembra avere l'esperienza (freddo, stanchezza). O forse la canzone potrebbe essere associata alla sensazione di rilassamento finale?
    Agghiacciante l'episodio dell'udito.

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    1. Grazie! Molti non ci pensano, ma l'equilibrio è un senso, tanto che ha un organo sensoriale di riferimento (il labirinto vestibolare, nell'orecchio interno, dove ci sono gli otoliti).
      La combinazione del tatto con la canzone dei Comus è ovviamente per il titolo, che fa riferimento all'inverno, ma anche perché trovo che il brano, per quanto bello, sia molto freddo e persino stridente in alcuni passaggi.

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  4. M'è venuto il nervoso leggendo l'episodio dell'olfatto, ma solo perchè capisco benissimo la situazione :D Solo che da me sono proprio i colleghi ad essere così stronzi, e non gli studenti in erasmus...
    Comunque, per quel che concerne l'effetto "senso-ricordo", ad essere sincera è proprio l'olfatto quello che maggiormente mi permette di riesumare dagli scatoloni della memoria diversi ricordi, belli o meno che siano. Per esempio c'è un detersivo per pavimenti che ha lo stesso identico odore di un profumo che usava mia nonna e, ogni qualvolta in cui pulisco i pavimenti con questo detersivo, mi viene in mente lei e tutto quello che abbiamo passato insieme, dandomi un senso di calma e serenità :)
    Un po' meno invece con il tatto, tranne quando sfioro le mie mani durante i periodi invernali perchè mi riportano alla mente le mani della mia bisnonna, che erano calde ma un poco ruvide a causa del freddo.
    Per l'udito cado sul classico, ovvero ci sono canzoni che mi riportano indietro nel tempo (con annesse sensazioni belle/ brutte) ma per i rumori in generale no.
    In fine la vista è l'unico senso che non mi fa fare questi viaggi nel tempo. Però di contro ho una memoria visiva paurosa, ricordando addirittura cose viste all'età di due anni :D
    Per l'equilibrio...beh, non sono una persona equilibrata :D

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    1. Il motivo per cui è l'olfatto a scatenare maggiormente la rimembranza di un ricordo è perché la corteccia olfattiva è quella più vicina all'ippocampo, la struttura cerebrale che si occupa di immagazzinare i ricordi.
      Praticamente un mezzo post l'hai già scritto nel commento... Potresti scriverlo sul blog, penso che ne verrebbe fuori una cosa carina. 😊

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    2. Effettivamente sono stata prolissa :P
      Però non so se riuscirei a scrivere un post decente :/ Almeno non per il momento :)

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