mercoledì 3 maggio 2017

Ore d'Orrore IV - Le Prede (parte 2)

Ed ecco la seconda parte dell'articolo. Pensate: si tratta del quarantesimo post di questa rubrica, che va avanti da ben tre anni e mezzo!
In questo particolare appuntamento abbiamo spostato la nostra indagine sulle storie di paura dalle figure archetipiche dei mostri, i predatori, verso coloro che ne sono i veri protagonisti, ovvero le prede.
Anche per loro ci sono degli archetipi ricorrenti, con dei precisi significati, che andremo ora a esaminare...



Ore d’Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”

“In ogni grande divisione della specie umana, la morte ha scelto un certo numero d'animali a cui essa commise di divorare gli altri; così vi sono degl'insetti da preda, dei rettili da preda, dei pesci da preda, degli uccelli da preda, e dei quadrupedi da preda. Non vi ha un istante della di lui durata, in cui l'essere vivente non venga divorato da un altro. Superiormente alle numerose razze d'animali è collocato l'uomo, la cui mano struggitrice nulla risparmia di ciò che vive; esso uccide per nudrirsi, uccide per vestirsi, uccide per ornarsi, uccide per difendersi, uccide per solazzarsi, uccide per uccidere." (Joseph De Maistre)

Il Guerriero
L'emozione che connota questo archetipo è la rabbia, che indica la presenza di un problema, di qualcosa che non va. La rabbia, che possiamo anche intendere in senso di passione, è l’emozione delle storie d'avventura, comprese le avventure romantiche.
Il Guerriero è quindi il protagonista delle storie di avventura; è l'eroe con cui spesso ci immedesimiamo: ci piace la sua forza, fisica e morale, il suo coraggio, la sua disciplina, che gli impediscono di cedere alla paura. Si tratta di un archetipo profondamente adolescenziale, che rappresenta quel necessario passaggio verso l'adultità, quindi la crescita; non è infatti un caso se siamo venuti tutti su leggendo storie di avventura: Verne, Tolkien, Dumas, Salgari... solo per fare qualche esempio.
Quando il Guerriero diviene una preda risponde con la forza: è quello che lotta contro il mostro, il suo intento è distruggerlo per annientare la minaccia che rappresenta e salvare il mondo. Secondo la classificazione di Neumann si tratta quindi dell'eroe estroverso, mentre in quella di Vogler dell'eroe disponibile.
Molti animali sono dotati di sistemi di offesa (corna, spine) oppure adottano un atteggiamento aggressivo verso i predatori, sviluppando delle vere e proprie forme di autodifesa: per esempio diverse specie di erbivori possono sferrare calci inferendo ai predatori delle mortali zoccolate.

La Vergine
L'emozione che connota questo archetipo è la tristezza, che porta all’introspezione, quindi a fare un lavoro su se stessi in modo da riconoscere le proprie attitudini e potenzialità. La tristezza è l’emozione della tragedia, che aveva infatti una finalità catartica, volta alla risoluzione di conflitti interiori. Caratteristica della Vergine è di essere pura, ovvero non conosce ancora il mondo, perché il suo racchiudersi in sé la porta a conoscere unicamente il proprio mondo interiore.
La Vergine è quindi la protagonista delle storie tragiche, ma anche delle fiabe, che molto spesso sono tragiche e spaventose e hanno una finalità moralistica: basti pensare a Scarpette Rosse, che ha un finale raccapricciante, e a Cappuccetto Rosso, che nella versione originale di Perrault ha un tragico epilogo. Si tratta di un archetipo profondamente infantile, perché il bambino non conosce ancora il mondo: non a caso è l'archetipo protagonista delle fiabe, con le quali tutti noi siamo cresciuti. La Vergine rappresenta la nostra parte candida e sognatrice, il suo rifugio è la fantasia: crede ai mostri perché vuole credere che esistano.
Quando la Vergine diviene una preda risponde con la comprensione: è quella in grado di vedere che spesso, dietro la maschera del mostro, si nasconde solo un infelice, un essere incompreso ed emarginato, di cui avere compassione. E tornando a parlar di fiabe non possiamo non pensare a La Bella e la Bestia. Secondo la classificazione di Neumann si tratta perciò del terzo tipo di eroe, proiettato al cambiamento del sé, quindi a una maturazione verso lo stadio successivo; in quella di Vogler a volte rappresenta l'eroe tragico.
La Vergine è una raffigurazione del fanciullo, il quale si sente inerme di fronte ai mostri che si annidano nel buio: per esiliarli ha bisogno dell'intervento delle figure genitoriali (a salvare Cappuccetto Rosso è il cacciatore, una raffigurazione della figura paterna). In ambito zoologico, i cuccioli sono indifesi verso l'attacco di un predatore, sono quindi i genitori assieme all'intero branco, a proteggerli. Ma questo non per sempre: crescendo, la Vergine diviene un Guerriero e allora imparerà ad affrontare da sé i propri mostri.

Il Buffone
L'emozione che connota questo archetipo è la gioia, correlata alle situazioni che funzionano, un costante riferimento verso ciò che è meglio fare, perché tendenzialmente si cerca di ripetere le cose che fanno sentire bene. La gioia è l’emozione della commedia: ridere fa bene perché innesca dei meccanismi fisiologici che hanno un effetto benefico sulla salute.
Il Buffone è quindi il protagonista delle storie comiche; è trasgressivo, anticonformista, non segue le regole, sovverte le convenzioni, ha una logica tutta sua: il buffone in Shakespeare è l’unico che può dire la verità al Re, quindi è il solo in grado di percepire la realtà in modo corretto, per come è, e di interpretare nel giusto modo i simbolismi nascosti dietro al mostro.
Quando il Buffone diviene una preda risponde con l’ironia, che è un’arma potentissima, perché permette di ridimensionare la potenza che ha il mostro, la cui forza è proprio la paura che esso incute. Spesso ha difficoltà a riconoscere il contributo che è in grado di portare, forse perché nemmeno se ne rendo conto, facendo affidamento sulla forza fisica e morale del Guerriero, di cui però è anche il maggiore detrattore. Nella classificazione di Vogler rappresenta quindi l'eroe riluttante.
Alcuni animali adottano verso i predatori delle strategie difensive chiamate "comportamento sorprendente": per esempio mettendo in evidenza specifiche parti anatomiche (denti, aculei, ghiandole secernenti liquidi maleodoranti...) o si gonfiano per dare l'impressione di aver aumentato le proprie dimensioni, in modo da spaventare, distrarre o confondere il predatore.

Per oggi è tutto. L'appuntamento con la terza e ultima parte dell'articolo è a fra cinque giorni. Mi raccomando, non mancate!

12 commenti:

  1. Eheh ottimo, as usual :)
    Una buona trama che prevede un gruppo che si rispetti, ha bisogno di questi elementi. Che poi siano base o riadattati poco importa, gli archetipi restano^^

    Moz-

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    1. Sì, e molto spesso sono presenti anche più di uno di questi.

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  2. Davvero bravo! Mi hai incuriosita, devo leggere Neumann

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    1. E sì è interessante. Tra l'altro, se non mi sbaglio, forse già Jung aveva trattato dell'archetipo dell'eroe.

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  3. Ho letto prima e seconda puntata di seguito e non m'è dispiaciuto non interrompere la trattazione. Fai delle analisi sempre molto interessanti.
    Fra gli archetipi citati in questo articolo, mi piace quello del buffone: l'ironia è un'arma potentissima, se usata in modo intelligente può allontanare pericoli e sconfiggere nemici apparentemente più forti.

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    1. Il Buffone è un archetipo interessante perché poi può essere declinato in molte sfaccettature. La sua arma è tanto potente che il più delle volte è lui quello a sopravvivere nel racconto dell'orrore.
      E non è detto che non abbia anche il suo fascino: per esempio in Guerre Stellari questo archetipo si incarna nel personaggio di Han Solo.

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  4. Mi piace molto questa serie di post che stai portando avanti, Marco. Soprattutto mi piace il confronto tra la teoria dell’Eroe di Neumann con quella di Vogler. La tua analisi è decisamente interessante e imperdibile. Una domanda: rispetto alla teoria di Neumann ( secondo cui gli eroi sono di tre tipi: estroverso, che cambia il mondo; introverso, che apporta cultura e eroe proiettato al cambiamento di se stesso), tu come collocheresti il Buffone? Potrebbe essere una variante dell’estroverso?

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    1. Secondo me, direi di no. Il Buffone può essere visto come una variante del Guerriero, però il Guerriero è quello che vuole salvare il mondo, mentre il Buffone vuole salvare se stesso; incidentalmente potrebbe anche salvare il mondo, anche se in maniera inconsapevole.
      Dopotutto il Guerriero è un eroe disponibile, mentre il Buffone è un eroe riluttante: nella classificazione di Vogler sarebbero antitetici.

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  5. Ottima retrospettiva!
    Interessante sarebbe anche un discorso sull'eroina, che mescola insieme il ruolo del guerriero con quello della vergine, o piuttosto, soprattutto in epoca moderna, con quello dell'anti-vergine.

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    1. Io ho usato il termine eroe, ma il discorso vale altrettanto per l'eroina, cioè ognuno di questi archetipi può incarnarsi indifferentemente in un personaggio maschile o femminile. Quindi l'eroina a seconda della storia può essere uno di questi arcehtipi.

      Ecco degli esempi.
      Guerriero: Wonder Woman. Nell'horror: Ellen Ripley.
      Vergine: Cappuccetto Rosso. Nell'horror: Susanna Marino.
      Buffone: Bridget Jones. Nell'horror: non mi sono venuti esempi, ma ci saranno di certo.

      Per quanto riguarda ciò che hai chiamato anti-vergine, non so se ti riferissi a quello che la Pearson chiama "ombra dell'archetipo", cioè il condensarsi dei lati negativi e delle paure dell'archetipo, oppure a un archetipo a sé stante. Nel secondo caso, ti rimando al post successivo.

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    2. Mi riferivo al fatto che con il mutare dei costumi e della morale al ruolo dell'eroina vergine si è sostituito nel tempo quello dell'eroina anti-vergine.

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    3. Sì, vero. Non abbiamo più solo eroine tragiche, ma anche eroine guerriere, per esempio. Quanto a quell'"anti-vergine": post successivo! :)

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