giovedì 20 dicembre 2018

La Conta d'Masino e d'la Masca Micilina

Come avrete capito, ho una certa simpatia per i mostri; spesso dietro di loro si nascondono in realtà dei reietti, tristi e infelici nella loro solitudine, perseguitati solo per il loro essere diversi. Ecco perché il discorso relativo alla stregoneria in Italia, dove sono presenti più di trenta tipi diversi di streghe, è stato uno di quelli che più mi ha affascinato nel corso delle ricerche che hanno portato alla stesura del mio saggio, Ore d'Orrore. Le leggende sulle streghe hanno dato origine a un vasto insieme di narrazioni popolari, quali fiabe e racconti, dove la strega è uno degli antagonisti più ricorrenti. La mia bella assistente Vulnavia, che vi aveva parlato della masca Micilina, la strega più famosa della tradizione popolare piemontese, sta ora per raccontarvi il seguito di quella storia. Sperando sempre che poi non chieda al vostro Dottor c di pagarle anche gli straordinari...

Grazie dottore, è sempre un piacere far sentire la mia voce... A proposito: hanno telefonato due suoi colleghi, il dottor Frankenstein e il dottor Jekyll. Mi sono sembrati molto arrabbiati per quello che ha scritto di loro nel suo libro...

Le Paurose Storie di Vulnavia:
Masino, il Cacciatore di Masche

Nel paesino di Pocapaglia, nonostante la masca Micilina fosse stata bruciata sul rogo, i guai non erano mica finiti. Dopo le apparizioni di animali mostruosi, quali ragni giganti e gatti neri che ridevano come persone, capitavano altri fatti inspiegabili. Non passava giorno che la masca, appostata nei boschi, sbucasse la sera per portarsi via gli armenti, stordendo col suo malefico soffio i pastori. Gli unici indizi erano qualche ciuffo di pelo trovato sui cespugli, le forcine che la masca lasciava in giro, segno del suo passaggio, e le sue impronte che si perdevano nel folto del bosco. E i pocapagliesi avevano il terrore di incrociare il suo spirito malvagio, perché il suo malocchio era capace persino di uccidere...


Così una delegazione fu mandata dal Conte di quelle terre a chiedere che intervenisse coi soldati. Ma il Conte, che passava tutto il tempo a pettinarsi la sua folta barba nera, lunga fino a terra, non ne volle sapere e li fece scacciare. Così i pocapagliesi mandarono un messaggio di soccorso a Masino il giramondo, che tra i nati di Pocapaglia era l’unico ad avere un po' di sale in zucca...
Una volta arrivato, Masino rassicurò gli abitanti: avrebbe dato la caccia alla masca Micilina. Osservò con attenzione il luogo dei furti e volle anzitutto sapere tre cose: dal barbiere quanti clienti aveva avuto in quel mese (tutti i presenti), dal ciabattino quante scarpe aveva riparato (nessuna) e dal cordaio come andasse il lavoro (aveva venduto tutto).
A mezzanotte Masino andò in cerca di Micilina. Dopo una lunga attesa i pocapagliesi lo videro tornare trascinando, legato a una fune, il Conte dalla lunga barba: era lui a rubare gli animali, impersonando la masca, sfruttando la fifoneria dei pocapagliesi. 
Masino spiegò loro come aveva capito che si trattava di lui: non poteva essere lo spirito di Micilina, perché non avrebbe avuto bisogno della corda per legare le bestie; non poteva essere uno dei presenti perché nessuno di loro portava scarpe di buona fattura e le impronte che erano state lasciate erano di scarpe ben aggiustate; infine i ciuffi di pelo appartenevano a qualcuno che aveva una lunga barba. Le forcine servivano infatti al Conte per tenerla su mentre si muoveva per il bosco e rubava gli animali. E il terribile soffio della masca era in realtà un bastone coperto di stracci che usava per tramortire i poveri malcapitati, che sentivano solo lo spostamento d’aria. Nessun evento soprannaturale quindi, ma solo l'avidità umana che si approfitta della credulità e della superstizione di gente semplice: una lezione che valeva tanto allora quanto oggi. Per volere del saggio Masino al Conte fu risparmiata la vita, ma come punizione fu condannato a raccogliere legna per tutta la notte nel bosco.
Prima di congedarsi e tornare a girare il mondo, Masino diede però ancora un ultimo consiglio ai suoi concittadini: “Raccomandate ai bambini di non raccattare le forcine che trovano per terra, perché le ha perse la masca Micilina, e sono stregate…”

(Fonte: Italo Calvino, Fiabe Italiane, racconto ottenuto dall’unificazione delle versioni raccolte da Giovanni Arpino)

2 commenti:

  1. Una storia molto folkloristica. E anche ottimistica, perché dubito fortemente che a un popolano sarebbe stato concesso di "arrestare" il conte, molto più probabilmente sarebbe finito appeso a un albero... (ma magari la masca lo avrebbe salvato, chissà ;-)

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    1. Si tratta pur sempre di una fiaba, con tutte le semplicità del caso. 😉

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