domenica 10 novembre 2019

I Dalton

Alcuni anni fa mi è capitato di conversare con una nonna, che dal suo blog si diceva preoccupata dal fatto che il nipotino guardasse I Dalton. 
I Dalton sono i nemici di Lucky Luke, il protagonista dell'omonima serie umoristico-western, creata nel 1946 dal fumettista belga Morris. Sono quattro fratelli identici, la cui intelligenza è inversamente proporzionale all'altezza: Joe è il più piccolo e il più furbo, William e Jack sono di intelligenza media, Averell è il più giovane, il più alto e il più tonto. Fanno i rapinatori di banche, quindi vengono puntualmente arrestati da Lucky Luke. Nel 2010 è stata realizzata una serie animata sulle loro disavventure, in cui in ogni episodio cercano di evadere di prigione, ovviamente fallendo sempre, nonostante i piani elaborati da Joe. Si tratta di un cartone molto divertente e ben realizzato, cosa che di recente non è affatto poco.

I protagonisti però sono dei criminali che cercano di evadere di prigione: ecco il motivo della preoccupazione di questa anziana, cioè che potessero costituire un modello comportamentale negativo per il nipotino. Potrei anche fermarmi qui. 
I Dalton rappresentano un esempio di antieroe, cioè il protagonista di una storia che, a differenza del classico eroe positivo, è dotato di caratteristiche negative, ma che può ricevere ugualmente l’approvazione del pubblico, fino a destare simpatia e ammirazione. Come Diabolik, un personaggio amorale e malvagio, con cui però il lettore finisce per parteggiare; ma che non si può assolutamente paragonare ai Dalton, a partire dal loro essere buffi e sfortunati. Ed è proprio da queste caratteristiche che nasce la simpatia del pubblico verso di loro.
Perciò se il bambino si mette a fare il tifo per i Dalton, non è perché desideri che il crimine vinca, ma perché vuole premiare emotivamente i loro sforzi, il loro mettersi in gioco e provarci. L'immedesimazione che si ha coi personaggi non deve destare preoccupazione, perché è vero che i Dalton sono dei cattivi, ma non malvagi, come invece è Diabolik. Ma soprattutto sono sfortunati, e quindi buffi. 
Del resto chi è che non fa il tifo per Silvestro o Wile Coyote? Anche loro sono degli antieroi, sono cattivi: vogliono mangiarsi la loro più furba preda, ma senza mai riuscirci. Eppure proprio per il loro essere degli eterni perdenti, per il venire sempre e puntualmente sconfitti, il pubblico si è affezionato a loro, molto più che a Titti o Beep Beep. Ammiriamo i vincenti, ma sono i perdenti a esserci simpatici, perché ci somigliano: ognuno di noi è, a suo modo, un perdente. Non c'è niente di più umano che sbagliare e venire sconfitti. Il vero eroe è chi si rialza da terra e ci riprova.
La differenza sostanziale tra i due personaggi è il finale delle loro avventure: in ogni episodio i Dalton vedono fallire in maniera comica la loro evasione, mentre Diabolik riesce nella sua impresa criminale. Quindi il messaggio de I Dalton in realtà è fortemente educativo: il crimine paga e non si può sfuggire alle proprie responsabilità di fronte alla Legge. Dal punto di vista della psicologia dello sviluppo tutto questo è molto funzionale, altro che preoccupante.
Sembra strano che sia necessario ancora oggi dover fare un discorso del genere su un'opera di fantasia, dover spiegare ciò che ormai dovrebbe essere assodato. Purtroppo il non capire il senso della narrazione, fino a fraintenderlo o, peggio ancora, strumentalizzarlo, è largamente diffuso. Ne avevo già parlato in questo post, ma sono rimasto lo stesso sconcertato leggendo i commenti al video che vi mostrerò più sotto. 
Un po' di anni fa in Germania, in occasione del Natale, la catena di supermercati Edeka fece realizzare uno spot, in cui si vede un anziano signore trascurato dai figli, a causa dei loro impegni. A Natale ricevono la notizia che il papà è morto e si ritrovano tutti a casa sua: e allora - sorpresa! - il papà non è morto, ha solo usato questo espediente per riunire la famiglia e passare tutti assieme il Natale. Allora felici e contenti fanno il cenone. 
Di questo spot il videomaker e regista italiano Giancarlo Fontana ha realizzato una parodia: prima di andare avanti, guardatevi il video. 


Entrambi i video raccontano una storia, da due punti di vista diametralmente opposti. Ti può piacere un video, l'altro, entrambi, nessuno dei due, ma ciò che è realmente importante è il messaggio che lasciano. 
Quello del video originale è: nelle nostre vite frenetiche tendiamo a dimenticarci delle cose importanti, ce ne rendiamo conto solo quando è troppo tardi, quando ormai le abbiamo perdute. 
Quello della parodia è: guardiamo in faccia la realtà, siamo tutti, chi più chi meno, dei grandissimi egoisti, ognuno di noi pensa solo a se stesso; dovremmo cercare di essere meglio. 
La pubblicità tedesca, per quanto commovente ma zuccherosa, non è la realtà. Del resto non lo è nemmeno la sana cattiveria della parodia. Sostanzialmente la realtà starebbe un po' nel mezzo. E questo dovrebbe essere ovvio, ma i commenti al video caricato su Youtube mi hanno dato parecchio da pensare. Se avete voglia potete andare a leggerveli, comunque possono essere racchiusi nelle seguenti tipologie (quelle più rappresentate vanno dalla 3 alla 5).

1) Chi ha colto la graffiante e amara ironia del video e ha apprezzato. 
2) Chi ha capito la satira del video, ma non l'ha apprezzata (reazione comunque legittima, dato che dipende dai propri gusti e sensibilità). 
3) Chi non ha capito il significato del video (oppure non ha capito che di parodia si trattava) e si è lamentato del fatto che gli autori abbiano rovinato quella che poteva essere una bella storia. 
4) Chi ha preso a insulti gli autori del video perché, avendo perso un parente (uno a caso, dal padre al nonno, persino il marito), l'ha trovato di cattivo gusto, ed è anche arrivato a pretenderne la cancellazione. Che è un po' come se chi è rimasto orfano si offendesse perché Kylo Ren ha ucciso Han Solo. 
5) Chi pensa che il video sia VERO o sia basato su una storia VERA, cioè ha difficoltà a distinguere la realtà dalla finzione. Probabilmente è tra quelli che cercherebbe anche di prenotare le vacanze in Wakanda (non sto scherzando, in America è successo veramente, come si può leggere qui). 

E nell'imbarazzante delirio di commenti c'è stato chi ha provato a spiegare, argomentando per bene, quello che dovrebbe essere ovvio, facendo notare che di fronte a verità scomode si preferisce far finta di niente, vivere in rassicuranti finzioni, piuttosto che confrontarsi con la realtà e cercare di imparare qualcosa. Ma è stato inutile: tra chi ha continuato a non capire nulla, chi l'ha buttata sul diritto di poter dare la propria opinione (senza tenere conto di grammatica, sintassi, senso logico, presenza di insulti), e chi ha criticato la lunghezza stessa del commento.
L'intelligenza è stata definita in molti modi, tra cui “la capacità di risolvere i problemi creativamente”. L'ironia, in fondo, è una forma di creatività, perché è un modo per interpretare la realtà. Pertanto comprendere l'ironia è espressione dell'intelligenza.
Un tempo per diagnosticare la schizofrenia, si utilizzava il test dei proverbi: dati dei proverbi a un soggetto, se questi non era in grado di coglierne il significato metaforico, prendendoli alla lettera, poteva essere un indizio per iniziare una diagnosi. Ma psicopatologia a parte, non arrivare a capire il senso di una storia o l'ironia su cui si basa, questo sì che è preoccupante. 
Pertanto, viva I Dalton.

20 commenti:

  1. A me i Dalton piacciono, li ho presenti nella serie televisiva con Terence Hill, anche se LL, come personaggio, non mi entusiasma più di tanto. Peri video che hai aggiunto non so cosa dire. Quello tedesco la prima volta che lo avevo visto mi era parso molto emozionante, ma artefatto. Quello italiano di Fontana lo trovo banale. In parole povere sto nel mezzo.
    Fare affidamento sui commenti, insomma...
    Ormai so come è la rete. Un delirio in mano spesso a gente con la sindrome di Dunning-Kruger

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' l'effetto Dunning-Kruger, non la sindrome. Sindrome è un'altra cosa.

      Elimina
    2. sì effetto Dunning-Kruger e sindrome dell'impostore: ho messo assieme le due cose

      Elimina
  2. Beh, se è per questo ricordo anche un signore che fece un'accurata dimostrazione di come nelle storie di "Topolino" i vari Paperino, zio Paperone, etc. spesso compiano delle azioni tecnicamente illegali e quindi sarebbero fumetti diseducativi... E che bisogna farci, la capacità di comprensione del messaggio viene messa in dubbio e si reputa che l'audience sia composta da idioti suggestionabili (purtroppo a volte è almeno in parte vero ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, hai ragione, e la strumentalizzazione è sempre dietro l'angolo. Hai presente quando ogni volta c'è sempre qualcuno che accusa film horror, videogiochi, fumetti di provocare comportamenti violenti per emulazione? Ma chi ha in sè la violenza, chi ha il male dentro, non ha certo bisogno di cose del genere: prima o poi le tirerà fuori comunque. E la colpa non sta in un prodotto di intrattenimento, ma nella società, che non è in grado di arginare tali derive, e nell'educazione dei genitori, che spesso preferiscono mettere la testa sotto la sabbia piuttosto che affrontare i problemi.

      Elimina
  3. Ottimo post.
    Innanzitutto, il non capire l'ironia di quello spot non è giustificabile, visto anche il tono sopra le righe della scena "è uno zombie!" dove l'anziano viene colpito col coccio del presepe (una scena che io avrei fatto in altro modo, per dire: de gustibus).
    L'unica vaga scusante che posso fornire ai commenti delle tipologie 3-5 è che sia gente che non conosce l'originale (nemmeno io lo conoscevo). Ma appunto, sarebbe una vaga scusante.
    Per il resto sai che ti dico? Altro che Dalton, W Diabolik! :)

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma anche se non hai visto l'originale, dovresti comunque essere in grado di capire il senso di un video satirico.
      Le persone della tipologia 4 manifestano almeno due distorsioni cognitive (se non di più): la personalizzazione, cioè attribuirsi eventi esterni che non hanno alcuna relazione con sè stessi, e l'effetto Forer, cioè pensare che con una descrizione vaga e generica ci si riferisca a sè stessi.
      Queste persone considerano un video di tal tipo (che non capiscono) come se fosse una critica rivolta verso di loro (non lo è, essendo satira è generica) e la leggono sulla base della loro esperienza ("voi scherzate, siete delle merde, ho appena perso mio marito").

      Elimina
    2. Sì, conosco quel disturbo.
      Sono manifestazioni di un ego smisurato, a livello patologico.

      Moz-

      Elimina
    3. Le distorsioni cognitive non sono dei disturbi, anche perché in varia misura le abbiamo tutti. Però è vero che vivere in un modo cognitivamente distorto può portare allo sviluppo di psicopatologie, e il narcisismo patologico potrebbe proprio essere una di queste.

      Elimina
  4. La contestualizzazione, questa sconosciuta.
    Purtroppo al giorno d'oggi si commenta troppo di pancia e poco di testa, ed anzi alcuni non hanno il minimo senso della misura e della netiquette.
    Io comunque ho apprezzato di più la versione di Fontana, anche se non posso negare di aver provato un leggero fastidio nella visione, ma lo ritengo normale, la satira "deve" pungere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Col fatto di non essere fisicamente presenti, le persone hanno maturato la percezione erronea di poter dire qualsiasi cosa senza conseguenze. Vedi il caso di Liliana Segre, per dire.
      Però qui siamo a un livello ancora più indietro, di gente che nemmeno capisce cosa sta vedendo. E in fondo si tratta di poco, è solo un video satirico, ma sospetto che quelle stesse persone avrebbero identica difficoltà a comprendere il significato di un racconto o un testo divulgativo piuttosto che di un editoriale giornalistico.
      I social hanno come caratteristica di essere disimpegnati, e ci sta anche, però si sta davvero perdendo la capacità di riflettere sulle cose.
      La vera rivoluzione di controtendenza sarebbe togliere il tasto like ai social.

      Elimina
  5. Ricordo anche un film, ma ho dimenticato il titolo, in cui uno dei protagonisti dice che le riunioni di famiglia le preferisce in occasione dei funerali piuttosto che del Natale, perché c'è un idiota di meno a farne parte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse potrebbe essere Parenti Serpenti di Monicelli...
      Comunque me la segno perché è fantastica. :)

      Elimina
  6. Mi ha ricordato un po’ Parenti e serpenti la parodia di Fontana.
    Sta nell’intelligenza delle persone capire l’ironia in quel che vede.
    Se uno non ci riesce allora va bene pure spiegarglielo.
    Se nonostante questo sì continua a perseverare nel non voler capire allora è meglio non perderci inutilmente del tempo e cercare di limitare eventuali danni.

    I Dalton son troppo forti ..li seguiva mia figlia e di conseguenza pure io , credo di aver visto tutte le loro puntate.
    La nonnetta che pensa siano diseducativi dovrebbe vedersi Grattachecca e Fichetto dei Simpson e magari si ricrede😀
    Ma ricordo di aver seguito in passato pure un processo mediatico a Tom e Jerry perché considerato troppo “splatter”.
    Probabilmente la signora ha cominciato con i figli nel 78 ,lamentandosi della violenza nei cartoni di Mazinga e Goldrake e invecchiando ha continuato con i nipoti e i Dalton mah..?
    Diabolilk malvagio ? Son un po’ perplesso.
    Che non sia un esempio da imitare ci può anche stare ...ma dire che è malvagio...è un po’ come dire la stessa cosa di Lupen III .












    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh, sono d'accordo con te: a un certo punto molli, perché mi sembra evidente che ci siano dei limiti, che non puoi certo colmare.
      E infatti i Dalton è proprio un cartone divertente e fatto strabene, a trovarci del marcio ce ne va. E poi giustamente, come dicevi, c'è di molto peggio.
      Perché sei perplesso se dico che Diabolik è amorale e malvagio? Un ladro che non si fa problemi a far fuori chi gli si mette di traverso... Non lo paragonerei proprio a Lupin, anche solo per il taglio delle storie, con quella componente giappocomica.

      Elimina
  7. Alzo le mani....perché ne avrò letto si e no quattro numeri di Diabolik.
    Ma a parte la componente giappocomica entrambi compiono atti criminosi più o meno gravi.
    Rubano e se uccidono se la prendono con dei cattivi /malvagi /corrotti che si sono arricchiti sulle spalle di gente innocente.
    Sono degli antieroi ma non malvagi.
    Sono entrambi ladri mi sembra.
    Poi di Diabolik credo sia stata realizzata pure una serie animata.
    Poi il fumetto sarà sicuramente più noir.
    Per farti capire per me i malvagi ( che tra l’altro mi han sempre affascinato più dei buoni ..anche se non ho mai parteggiato per loro) sono re Vega per Goldrake o Himica per Jeeg ..Ultron per gli Avengers il Teschio Rosso per CAP è così via..

    RispondiElimina
  8. Dal punto di vista metafisico e deontologico si puo evincere che la questione sollevata dal punto di vista accademico e morale in fondo non è altro sostanzialmente di lana caprina

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certamente, penso che lei abbia fatto sua la visione teoretica dell'Heyrovskij, che partiva dalla dialettica cognitiva di Kahtsenstein per arrivare a effettuare una critica al minimalismo postmoderno del Sjoberg.

      Elimina
  9. Sono totalmente d'accordo con la tua riflessione, oggi si tende troppo a dare importanza ad elementi esteriori. I Dalton sono cattivi che nella realtà non farebbero male a nessuno, ma il fatto che non si arrendano mai nonostante le batoste, li rende all'occhio del pubblico personaggi molto umani e simpatici.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma soprattutto molte cose relative all'intrattenimento vengono poi strumentalizzate per avere della facile indignazione da poter sfruttare.

      Elimina