(Lucio Anneo Seneca)
I bias sono dei fenomeni che occorrono durante la processazione delle informazioni. Sono distorsioni cognitive, errori sistematici del pensiero derivanti da una concezione distorta della realtà: sono automatismi del pensiero causati da pregiudizi. I bias sono dovuti a processi di cui in genere siamo inconsapevoli, e sono il risultato della nostra tendenza a crearci una realtà soggettiva. La valutazione del mondo attorno a noi si basa sull'interpretazione delle informazioni in nostro possesso, e la nostra mente ha una notevole capacità nell'associare dati e correlare tra loro fenomeni, al fine di esprimere dei giudizi e prendere delle decisioni. Spesso però, quando lo facciamo in assenza di connessioni logiche o semantiche tra di essi, basandoci solo sul nostro intuito, commettiamo degli errori cognitivi. Ne consegue una deviazione dalla norma di giudizio o dal pensiero razionale, e quindi è inevitabile formulare valutazioni errate oppure mancare di oggettività; col passare del tempo l'adozione di queste sovrastrutture mentali diviene automatico. Questi processi sono influenzati dall'esperienza individuale, dal contesto culturale e dalle proprie credenze, dal giudizio altrui, da schemi mentali, dal timore di prendere una decisione che possa rivelarsi sbagliata.
I bias sono la predisposizione della mente a commettere errori di tipo cognitivo. Non sono eliminabili, ma se ne può solo tenere conto a posteriori, oppure in alternativa si può cercare di correggere la propria percezione per diminuirne gli effetti distorsivi. Si stima che il nostro sistema cognitivo sia soggetto a più di 180 bias, e ne vengono continuamente identificati nuovi tipi.
Come per il post precedente, vedremo alcuni bias cognitivi e la loro applicazione alla recezione di un libro, ovvero quali possono essere gli schemi mentali per cui un libro viene scartato da un potenziale lettore, magari a favore di un altro.
Bias di conferma: selezionare le informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e dare quindi maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni, viceversa ignorare o sminuire quelle che le contraddicono.
“Ho letto una recensione negativa di quel libro, quindi ho ragione a dire che è brutto. Ho anche letto una recensione positiva, ma chi l'ha scritta non capisce nulla di libri.”
Bias di gruppo: considerare i successi del proprio gruppo come risultato delle sue qualità, viceversa attribuire i successi di un altro gruppo a fattori esterni non insiti nelle qualità dei suoi componenti.
“I libri di quello scrittore vendono tanto solo perché pubblica con una grande casa editrice.”
Bias di ancoraggio: prendere decisioni basandosi sulle prime informazioni trovate.
“La quarta di copertina di questo libro non mi convince. Meglio sceglierne un altro.”
Fallacia dello scommettitore: dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato, dimodoché i giudizi attuali siano influenzati da tali eventi passati.
“Ho letto un libro di quell'autore e non mi è piaciuto, quindi anche quest'altro che ha scritto dev'essere brutto.”
Bias di proiezione: ritenere che la maggior parte delle persone la pensi come noi.
“Quel libro è brutto: credetemi, non piace a nessuno.”
Bias della negatività: dare un’eccessiva attenzione agli elementi negativi, in particolare errori.
“Ho trovato un refuso: questo libro è sicuramente scritto male.”
Bias dello status quo: resistere ai cambiamenti, che spaventano, quindi cercare di mantenere le cose così come stanno.
“Mi piace la fantascienza classica, quella moderna è troppo diversa, non la voglio neanche vedere.”
Bias del pavone: condividere maggiormente i propri successi rispetto ai fallimenti, dando un'immagine vincente di sé.
“Questo libro è roba da poco: io leggo solo cose impegnative e complicate, perché sono una persona molto intelligente.”
Bias del presente: prendere decisioni per ottenere una gratificazione immediata, ignorando le possibilità di guadagno differite nel tempo.
“Questo libro sembra davvero bello, però è troppo lungo/costoso/impegnativo, meglio quest'altro, che è più breve/economico/disimpegnato.”
Bias dell’ottimismo: essere più ottimista che realista.
“Quel libro sembra impegnativo, ma sono certo di riuscire a leggerlo. Che ci vuole?”
Bias di omissione: preferire scelte che comportano omissione anziché azione, anche quando significa esporsi a rischi elevati.
“Meglio non leggere questo libro: e se poi non mi piacesse?”
Bias d’azione: agire nonostante l’azione sia meno vantaggiosa dell’omissione.
“Meglio leggere un libro a caso, piuttosto che non leggere nulla.”
Apofenia: la tendenza umana a percepire collegamenti significativi fra dati casuali, anche quando questi non esistono.
“Sulla copertina di quel libro c'è un 13, che porta sfortuna. Meglio evitare.”
Effetto Forer: pensare che una descrizione vaga e generica sia riferita a se stessi, quando invece può essere applicata a chiunque.
"Sulla quarta di copertina c'è scritto che questo libro è la lettura ideale per chi ha una vita stressante e piena di impegni. Quindi è perfetto per me!"
Effetto carrozzone: credere o fare qualcosa solo perché la maggioranza delle persone ci crede o fa quella certa cosa.
"L'hanno letto tutti quel libro, quindi devo assolutamente leggerlo anch'io."
Effetto alone: la prima impressione è quella che conta.
“La copertina di questo libro non mi piace, quindi sarà sicuramente brutto.”
Nella terza (e ultima) parte del post vedremo da che cosa derivano i bias, ovvero che cosa sono le euristiche.
A volte cado nella "fallacia di Gabler", però devo effettivamente ammettere che due libri dello stesso autore possono avere un esito (e quindi un apprezzamento del lettore) assai. diverso
RispondiEliminaLa distorsione sta nel fatto di dire a priori che il secondo libro di un autore non ti piacerà se già il primo non ti è piaciuto. Perché non lo puoi sapere finché non lo leggi. Però hai dalla tua dei dati che avvalorano la tua ipotesi. Ma questi dati sono sufficienti o ti stai muovendo per intuito? Probabilmente hai ragione e l'esperienza ti guida anche in questo, ma potresti avere torto. La distorsione cognitiva è il pensare che hai sicuramente ragione sulla limitata base computazionale a tua disposizione.
EliminaVedi, su tante cose ci si può lavorare... al contrario.
RispondiEliminaMi spiego meglio: essendo cose che colpiscono pressoché tutti (ad esempio io stesso evito una seconda opera di qualcuno, se la prima non m'è piaciuta, o comunque non me la vado a cercare con entusiasmo), possiamo sfruttarle al contrario per raggiungere i nostri scopi, lì dove possibile.
Moz-
Non solo si può fare, ma viene fatto! Come si chiama questa cosa che hai detto lo troverai nella conclusione del prossimo post. 😁
EliminaSì, ma so che viene fatto... in bene e in male :D
EliminaPossiamo farlo anche noi nel nostro piccolo!
Moz-
Assolutamente, conoscendo questo tipo di dinamiche mentali le si può utilizzare a proprio vantaggio, anche nelle piccole cose.
EliminaTra l'altro io ho fatto come esempio quello dei libri, ma lo si potrebbe applicare ai blog.
Perché un certo blog non viene letto? Per mancanza di interesse o di empatia col blogger, certo, ma potrebbe essere dovuto a uno o più dei pregiudizi cognitivi qua riportati.
Anch’io parto dalla fallacia di Gabler: l’ho sperimentata in diverse occasioni. Pure la negatività mi condiziona: l’errore mi mal dispone e il biasimo del presente mi appartiene, talvolta. L’effetto alone, con riserva: in questo caso, non dico che il libro è sicuramente brutto, ma se ha una brutta copertina non sono invogliata ad acquistarlo.
RispondiEliminaLa fallacia di Gabler forse è quella meno distorsiva tra i bias, perché si basa su dei dati concreti, a differenza di altre, quindi si parte da una certa base informativa.
EliminaSulla negatività bisogna fare attenzione: trovare un refuso in una pagina a caso non è indice che il libro sia da lasciar perdere; per esempio potrebbe essere frutto della traduzione.
Ecco poi, vedi l'importanza della copertina? E' come un biglietto da visita. "Alone" non è un termine a caso: è un qualcosa che rimane addosso, e ti condiziona. Tipicamente lo sperimentiamo nei rapporti sociali quando conosciamo qualcuno di nuovo; si può tornare indietro, però è necessario del tempo e ulteriore conoscenza. Con un libro, osservato in libreria o in biblioteca, non è detto che si abbia il tempo per modificare l'impressione iniziale.
Credo che questi bias siano suddivisibili in due gruppi: uno è quello relativo ai giudizi e l'altro relativo al compiere decisioni.
RispondiEliminaIn realtà la dinamica è sempre la formulazione a monte di un giudizio (o meglio un pregiudizio, in questo caso), a cui segue poi una decisione.
EliminaAnche in quelli in cui viene esplicitato nella loro descrizione il "prendere una decisione", c'è prima un passaggio giudiziale. Per esempio il bias di ancoraggio: giudico sulla base delle (poche e prime) informazioni in mio possesso e agisco di conseguenza. Giudico il libro sulla base della quarta di copertina, decido di non comprarlo.
D'altronde, quando hai un milione di offerte e devi prendere una decisione, da qualche parte devi pur appigliarti! Articolo interessante
EliminaAppunto, la nostra scelta non è sempre e non completamente razionale al 100%. Perché a volte ci basiamo su un insufficiente quantitativo di informazioni. Oppure quando sono troppe, dobbiamo limitare il sovraccarico informativo con delle semplificazioni (le euristiche, di cui parleremo nella terza parte).
EliminaLa fallacia di "Gabler" non esiste, si tratta della fallacia del "gambler", cioè dello scommettitore.
RispondiEliminahttps://it.wikipedia.org/wiki/Fallacia_dello_scommettitore
Noto che si sta diffondendo l'errore in rete, ma non esiste un Gabler che abbia ipotizzato una teoria del genere.
Grazie mille della precisazione, lo correggo nell'articolo!
EliminaL'errore è dovuto penso a Wikipedia, da cui ero partito come base per la stesura. In effetti poteva essere relazionata a questo fantomatico Gabler, un po' come l'effetto Forer o simili... Comunque grazie ancora per averlo segnalato! 😀