venerdì 23 aprile 2021

Chimica for Lovers #6: Buco dell'Ozono

Per tutta una serie di motivi l'uscita di questo post di Chimica for Lovers, la rubrica dedicata alle domande più interessanti che mi sono state fatte dagli studenti a lezione, è stato rimandato più volte: ma finalmente eccolo qua. Una volta, parlando della questione ambientale relativa al buco dell'ozono, una studentessa mi ha chiesto perché questo si formi in corrispondenza del Polo Sud. Prima di arrivarci, bisogna esaminare il perché si sia formato un buco nell'ozonosfera.

L'ozonosfera è costituita da uno strato di ozono che circonda il nostro pianeta. Questo gas si forma a seguito della scissione delle molecole di ossigeno in atomi singoli, i quali vanno a combinarsi con altre molecole di ossigeno, generando un composto triatomico; il processo in genere è provocato dalle scariche elettriche dei fulmini.
L'ozono è in grado di assorbire i raggi ultravioletti di tipo B, la componente più energetica e per noi più dannosa della radiazione solare, impedendo che arrivi alla superficie del nostro pianeta. Pertanto l'ozonosfera è un'importante schermo protettivo.
Diverse sostanze presenti in atmosfera come inquinanti, in particolare gli ossidi di cloro o di azoto, fungono da catalizzatori per la decomposizione dell'ozono (ovvero ne accelerano la reazione). Gli ossidi di cloro si formavano in atmosfera principalmente per l'uso fatto a partire dagli anni '50 dei clorofluorocarburi, dei composti che venivano usati come refrigeranti nei frigoriferi; mentre oggi invece sono vietati. Gli ossidi di azoto sono dei sottoprodotti della combustione delle benzine; le marmitte catalitiche hanno lo scopo di abbatterli il più possibile. 
Negli anni '80 si è scoperto che queste sostanze avevano depauperato lo strato di ozono, fino a provocare un "buco" (cioè una zona a scarsa concentrazione di ozono) in corrispondenza del Polo Sud. Ma perché proprio lì? 


Come abbiamo già visto qui, quando una sostanza viene immessa in soluzione (per esempio nell'aria, che è una soluzione gassosa), per ragioni di natura termodinamica le molecole tendono a occupare tutto il volume a disposizione, così che la loro concentrazione sia la stessa in ogni punto. Il moto spontaneo di una specie chimica dovuto a un gradiente di concentrazione (ovvero a una differenza di concentrazione tra due punti) si chiama diffusione. 
In teoria le sostanze inquinanti che degradano l'ozono per diffusione dovrebbero sparpagliarsi per tutto il mondo. Questo non succede perché il Polo Sud ha delle caratteristiche climatiche particolari: durante l'inverno polare (cioè tra dicembre e aprile) si forma il vortice antartico, un'area di bassa pressione che isola l'aria del Polo Sud da quella del resto del pianeta. In tale situazione gli inquinanti non possono diffondere, ma si concentrano invece in quella zona.

10 commenti:

  1. Sempre a proposito dell'argomento, visto che ultimamente se ne parla meno: ma le restrizioni che sono state applicate alla produzione di cfc ha sortito qualche effetto? Il buco nell'ozono sta diminuendo o in realtà la situazione è cambiata poco?

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    1. C'è stato un sensibile miglioramento rispetto alla situazione degli anni '80, quando il problema è venuto fuori. Ricordo di aver visto un'immagine nel 2014 in cui il buco comunque era piuttosto cospicuo, ma negli anni successivi c'è posi stata una sensibile sua riduzione. Il problema comunque non è risolto e bisogna continuare a sforzarsi in questa direzione.

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  2. Bella domanda. In effetti è vero: non sento più parlare del buco dell'ozono da moltissimo tempo, nonostante la maggiore attenzione ai cambiamenti climatici. Quanto al Polo Sud, non sapevo di questa sua caratteristica ambientale. Interessante!

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    1. Questo perché comunque si sono fatti degli sforzi in quella direzione, con le marmitte catalitiche e il divieto dei CFC. Rimane comunque un problema di cui occuparsi, anche se forse mediaticamente è superato dall'altro grosso problema ambientale, quello dell'eccesso di gas serra.

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  3. Molto carino questo post, mi ha ricordato l'esame di Chimica Ambientale dato a settembre scorso, per cui ho letto questo post con molto interesse riscontrando che ricordavo quasi tutto quello che hai spiegato! Ora, però... sono alle prese con C. Organica II, come ben sai, ed è ben altra cosa (spero solo di non impazzire e arrivare sana il 24 Giugno, giorno d'inizio degli esami) x_x

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    1. I miei compagni della triennale che avevano optato per Chimica dell'Ambiente alla specialistica si sono ritrovati anche l'esame di Chimica Organica Ambientale, che era una bella mazzata. E, a sorpresa, si sono pure dovuti sorbire il corso in inglese.

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  4. Mamma mia... questa magistrale in realtà mi allettava, più volte avevo visto il piano di studi; a Roma non c'è. Ma al momento, il mio unico, vero sogno è finire questa benedetta triennale 😅
    Poi si vedrà...
    Certo, i corsi in inglese... non mi allettano per nulla 🙈

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    1. Il docente del corso optò per questa cosa perché a lezione c'erano tre ragazzi spagnoli in Erasmus. I miei ex-compagni tirarono giù tante di quelle imprecazioni...
      A Torino c'è, oltre ad Ambientale, Chimica clinica, forense e dello sport. E poi c'era quella che ho fatto io, cioè Metodologie Chimiche Avanzate, che oggi si chiama invece Chimica (e la triennale invece che Chimica si chiama Chimica e Tecnologie Chimiche... probabilmente l'hanno deciso da ubriachi...)

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    2. 😂😂😂
      Da noi, anziché Chimica, è stata ribattezzata Scienze Chimiche, e hanno tolto Chimica industriale come triennale, però è rimasta la magistrale in questo ramo (non ne ho capito il senso, ma vabbé...)

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    3. Adesso è così anche a Torino. Se ho capito giusto (essendo fuori dal giro da parecchio) Chimica e Chimica Industriale fanno la triennale comune (cioè Chimica e Tecnologie Chimiche, o forse hanno qualche esame differente) e poi si differenziano alla specialistica.
      Ai miei tempi era meno pasticciato.

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