mercoledì 3 marzo 2021

One Step Beyond

"L'incredibile storia che state per vedere è materia di eventi documentati. Spiegatela: noi non ne siamo in grado. Smentitela: noi non ne siamo in grado. Vi invitiamo semplicemente a esplorare assieme a noi lo stupefacente mondo dell'ignoto, per fare... un passo oltre."


Alcoa Presents: One Step Beyond è una serie antologica americana andata in onda sulla ABC per tre stagioni dal 1959 al 1961 (in Italia invece è inedita), antesignana di Ai Confini della Realtà, a cui spesso è stata paragonata. Ma a differenza della serie creata da Rod Serling, i cui episodi erano per lo più di genere fantascientifico, One Step Beyond trattava temi legati al paranormale. La particolarità era che le storie venivano presentate come se si trattasse di fatti realmente accaduti; a parte l'ovvia drammatizzazione, erano in realtà racconti costruiti appositamente e ispirati a fatti forse avvenuti, di cui spesso si trattava in effetti di leggende metropolitane. 
Come sarebbe avvenuto per Ai Confini della Realtà, gli episodi erano introdotti da un presentatore: il regista John Newland, accreditato come “la vostra guida al soprannaturale” oppure “la vostra guida al mondo dell'ignoto”, che dava poi anche la chiusa, anticipando qualcosa dell'episodio della settimana successiva. Molti attori famosi hanno recitato nella serie: Warren Beatty, Charles Bronson, Christopher Lee, Donald Pleasence, William Shatner, per fare alcuni nomi. 
La serie ottenne un grande successo e fece sensazione già dal primo episodio, The Bride Possessed, la storia di una donna che durante la luna di miele viene posseduta dallo spirito di una ragazza suicidatasi alcuni anni prima, e che rivela che in realtà si era trattato di un omicidio commesso dal marito, riuscendo finalmente a ottenere giustizia. 
Nell'episodio Night of April 14th una donna ha incubi in cui crede di affogare in  acque buie e gelide; il giorno dopo il fidanzato le annuncia che per la loro luna di miele viaggeranno a bordo di un transatlantico definito “inaffondabile”, che incontrerà invece il suo destino la notte del 14 aprile 1912: il Titanic. Il vero colpo di sensazionalismo, di una storia che parlava della precognizione di eventi futuri, lo diede poi Newland alla fine dell'episodio: parlò infatti di un libro pubblicato nel 1898 da Morgan Robertson, che raccontava di un transatlantico, anch'esso definito inaffondabile, che durante la traversata dall'Inghilterra a New York in una notte di aprile si scontra con un iceberg e affonda. La nave del romanzo pesava 70mila tonnellate ed era lunga 240 metri; il Titanic pesava 66mila tonnellate ed era lungo 270 metri; entrambe viaggiavano alla velocità di circa 25 nodi e portavano circa 3000 passeggeri, ma senza avere un numero di lance di salvataggio sufficienti. Newland concluse quindi rivelando il nome della nave del romanzo: Titan. 


Nell'episodio Tidalwave una donna sulla sedia a rotelle si ritrova indifesa a dover affrontare l'arrivo di uno tsunami, e viene soccorsa dall'unica persona rimasta in giro, un uomo che, essendo quasi sordo, non aveva sentito le sirene d'allarme. Eppure era riuscito a sentire le sue grida di aiuto, e così i due si erano salvati reciprocamente la vita. La storia si basava su di un incidente realmente avvenuto l'anno prima alle Hawaii; alla fine dell'episodio Newland intervistò la donna protagonista del reale avvenimento, che confermò quanto capitato. 
Tra gli episodi ispirati a fatti reali venne raccontata la storia di Peter Hurkos, un uomo che, dopo essersi ripreso da un trauma cranico causatogli da una caduta, affermò di aver acquisito capacità paranormali, e che usò per collaborare con la polizia come sensitivo. In seguito indicò chi riteneva fosse il colpevole nel caso dello Strangolatore di Boston, ma sbagliò clamorosamente, perdendo la sua credibilità. La drammatizzazione di questa storia fu certamente la base per il romanzo di Stephen King La Zona Morta: vi si possono infatti riconoscere diversi elementi e scene; si potrebbe infatti affermare che la prima metà del libro ne riproponga la trama. A tal proposito il protagonista del romanzo riceve lettere da dei fondamentalisti cristiani in cui viene apostrofato come "Anticristo"; un particolare che ha un certa rilevanza.
Un episodio che fece un certo scalpore fu The Sacred Mushroom, che trattava di droghe psicotrope. In effetti era una sorta di minidocumentario: Newland si era recato in Messico a incontrare uno sciamano locale, un iniziato nell'uso rituale dei funghi allucinogeni, ritenuti capaci di aumentare le capacità extrasensoriali di chi li ingeriva. Lo stesso Newland si sottopose come volontario nel laboratorio di Palo Alto, dove ne mangiò uno, descrivendo al pubblico gli effetti che ebbe modo di sperimentare, mentre Andrija Puharich, noto ricercatore del paranormale, verificava l'effetto sulle capacità ESP. In seguito Newland dichiarò di aver provato per circa un mese il flashback (fenomeno degli allucinogeni per cui anche diverso tempo dopo l’assunzione gli effetti possono ripresentarsi all'improvviso, pur senza averne preso un’ulteriore dose). L'episodio, alquanto controverso, fu omesso dalla sindacazione ed è stato visto raramente dalla sua trasmissione originale. Stando a Newland, fu il più popolare della serie. 
Per i temi trattati nello show, alcuni telespettatori di evidente fondamentalismo religioso scrissero lettere indignate, in cui definivano Newland “l'Anticristo” e affermando che “solo Dio poteva compiere le cose che venivano regolarmente presentate nello show”, ma a parte ciò la serie ebbe un notevole successo, tanto che molte persone scrissero per raccontare di episodi analoghi loro capitati. 
Giunti alla terza stagione Newland, i produttori e gli sceneggiatori cominciarono a riflettere sui limiti di storie riguardanti il paranormale. Merwin Gerard, creatore della serie, affermò: “In effetti ci sono solo storie su quindici tipi di fenomeni psichici. Ogni storia storia che abbiamo realizzato è stata solo una variazione di quei quindici temi.” Perciò, nonostante il successo, era giunto il momento di chiudere la serie.

16 commenti:

  1. Classica spettacolarizzazione televisiva americana, così a prima vista.
    In effetti da un po' di anni neppure noi siamo immuni, Giacobbo & co. hanno fatto proseliti pure qui (anche se nel suo caso è più incentrata su Atlantide e pseudo-storia).

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    1. Ma no, è sostanzialmente una serie tipo Ai confini della realtà. Poi è vero che le davano un certo taglio del tipo "credeteci, per quanto possa sembrarvi incredibile".

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  2. Ti ricordi, qualche anno fa, la trasmissione italiana “Mistero”?
    La vedevo e, pur sorridendo di fronte a certi fenomeni molto bizzarri, mostrati come fatti credibili, ne ero attratta. Perché, alla fine, credo che tali produzioni abbiano questo scopo: al di là della veridicità o meno di ciò che raccontano, il solo dubbio che insinuano è sufficiente a creare curiosità e interesse. Anche adesso, leggendo gli episodi tratti dalla serie americana andata in onda, sono rimasta affascinata da alcune storie e tanto basta per ottenere il risultato voluto da chi, allora, ha ideato la trasmissione.

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    1. Ma era un bel telefilm infatti, con sceneggiatori che sapevano il fatto loro. L'accostamento ad Ai confini della realtà è indicativo. Comunque si tratta sempre di un telefilm e non di un programma di approfondimento come Mistero (pseudoapprofondimento, in realtà...)

      Tant'è che mi pare sia proprio su Mistero che sia andata in onda questa clip ormai divenuta leggendaria:
      https://www.youtube.com/watch?v=JhPABZDjp8s

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    2. Oddio, lo gnomo armato di ascia mi mancava! 😂

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    3. Lo gnomo armato di ascia è una roba mitica, penso sia a un livello ineguagliabile...

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  3. Questa serie mi ha fatto tornare in mente un'altra simile, questa andata in onda anche qui: Psi Factor. C'era Dan Aykroyd: apriva (e, mi pare, chiudeva) ogni episodio, tutti dichiaratamente ispirati a storie "vere". La ricordo come una baracconata, ma divertente.

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    1. L'ho sentita citare di recente, ma non ricordo di averla mai vista, nemmeno il passaggio televisivo.

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  4. Beh caspita, devo dire che mi piace tantissimo l'idea della porzione di chiusura dopo l'episodio, dove illustrano dove si sono ispirati: l'intervista alla reale protagonista dell'eruzione poi è fantastica.
    Era come se dicessero "ok, ora abbiamo giocato un po' a romanzarvi la cosa, ma il fatto reale è andato così".

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    1. Non era una cosa che facevano sempre, però in alcuni episodi sì.
      Nell'episodio con Christopher Lee mi era venuta la curiosità di vedere se la vicenda fosse davvero ispirata a fatti reali (non davvero avvenuti, dato che parlava di teletrasporto), ma non ho trovato nulla, nonostante venisse detto che fosse stato preso da un caso riportato durante la Prima Guerra Mondiale.
      Invece nel caso di Tidal Wave è veramente andata così, stando a quanto raccontato dalla protagonista.

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    2. Ma perchè ho scritto "eruzione" invece di "tsunami"? E' un bel mistero anche quello :D :D
      Peccato fosse saltuaria, ma p comunque una pratica che apprezzo nelle intenzioni. :)

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    3. Forse perché erano le Hawaii...

      Comunque infatti è una serie interessante sotto diversi aspetti.
      Se prendi la storia di Peter Hurkos, lo strangolatore di Boston stava colpendo in quegli anni lì, quindi era praticamente un approfondimento giornalistico sotto forma di telefilm.

      Da alcuni commenti, spero poi che nel post non ci sia stato un fraintendimento: non era un programma divulgativo, era proprio un telefilm con delle storie, anche se presentate con quel particolare taglio.

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  5. Mi unisco al commento di Ariano, spettacolarizzazione americana. Gli americani in effetti furono i pionieri del genere, e gli epigoni furono tanti. Non sono mai riuscita ad affezionarmi a questo tipo di narrazioni, perché viene a mancare quel patto che si instaura fra lo spettatore e l'autore di una finzione narrativa. Qui si pretende che queste storie vengano ritenute se non reali almeno realistiche, e vista il loro evidente sensazionalismo, la caduta del patto me ne allontana.
    Certo all'epoca dovevano impressionare non poco, l'indignazione di quei benpensanti non stupisce...

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    1. Temo dai vostri commenti di non essere riuscito a spiegare al meglio questa serie e di averla messa sotto una cattiva luce. Era un telefilm, esattamente come Ai confini della realtà, e faceva parte della sceneggiatura dire che si trattasse di storie ispirate a vicende realmente accadute. Ma non c'era una reale pretesa di farle credere per più di quello che erano. Del resto alcuni episodi, come quello con Warren Beatty e quello con Christopher Lee, potevano essere tranquillamente episodi di Ai Confini della Realtà.
      In fondo poi anche Manzoni diceva di aver ricavato I Promessi Sposi da un manoscritto dell'epoca, quindi lo presentava come vicende comprovate. E' un tipo di scelta narrativa, che può piacere o meno.
      Guardando gli episodi della serie, si evinceva una narrazione piuttosto sobria, in realtà. A volte un po' di sensazionalismo c'era, ma ci stava.
      Mentre l'episodio del fungo magico, quello sì che era roba forte per il 1961...

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  6. Mi sembra una buona idea su cui basare una serie di episodi a cavallo tra realtà e finzione. Del resto quello del mistero è un terreno molto vasto. Di ciò che percepiamo, non cogliamo tutto, e di ciò che cogliamo comprendiamo soltanto una parte. Forse immaginare e inventare ci porta più avanti di quanto si creda.

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    1. Massì, più o meno è questo il senso della serie: fatti realmente accaduti ma inspiegabili o controversi, oppure narrazioni basate su tipici racconti del mistero e del sovrannaturale, portandoci a riflettere. L'invito della serie è solo di contemplare la possibilità, ma senza pretesa di credibilità.

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