lunedì 7 marzo 2022

Le Leggi e le Regole di Internet

Le regole di internet sono un elenco umoristico non ufficiale di principi citati scherzosamente dagli utenti della rete per riferirsi a svariate situazioni o dettare delle linee guida comportamentali da mantenere nel corso delle interazioni online. Al di là dell'originario intento parodistico, contengono alcune interessanti riflessioni in merito alla comunicazione in rete.

Legge di Brandolini: “L'energia necessaria a confutare una sciocchezza è superiore a quella necessaria a produrla.”
Conosciuta anche come principio di asimmetria delle stronzate, indica perché false notizie e teorie complottiste hanno una diffusione rapida e siano difficili da sradicare. Secondo gli studi condotti sul fenomeno, la diffusione conferisce loro un impatto maggiore rispetto a qualsiasi tentativo di disinnesco che segue; la traccia che lasciano nella memoria è più profonda di qualsiasi informazione che poi le contraddica; chi le diffonde è unto di un'aura vantaggiosa, mentre chi cerca di riportare alla ragione è solo un guastafeste che non capisce l'importanza dell'informazione (o è pagato per fare disinformazione).

Legge di Cunningham: "Il modo migliore per ottenere la risposta giusta su Internet non è fare una domanda, ma pubblicare la risposta sbagliata."
Si riferisce all'osservazione che le persone sembrano più solerti nel correggere una risposta sbagliata che nel rispondere a una domanda.

Legge di Danth: "Se devi insistere sul fatto di aver vinto una discussione su Internet, probabilmente hai perso male".

Legge dell'esclamazione: “Più punti esclamativi vengono utilizzati, più è probabile che sia una completa falsità. E questo vale anche per lo scrivere tutto in maiuscolo.”

Legge di Godwin: "A mano a mano che una discussione online si allunga, prima o poi qualcuno paragonerà qualcuno o qualcosa a Hitler o ai nazisti."
La reductio ad Hitlerum (o reductio ad nazium) è un'espressione ironica che indica una tattica oratoria che mira a squalificare l'interlocutore paragonandolo a Hitler o ai nazisti: l'argomentazione si basa sulla diffusa convinzione che ogni cosa abbia a che fare con Hitler e il nazismo sia automaticamente condannabile, e quindi che l'aver agito in un determinato modo renda la persona paragonabile a Hitler o ai nazisti. Da qui la nascita di neologismi parodistici molto popolari in rete, come grammarnazi e nazivegani.

Legge di Lewis: “I commenti su di un qualsiasi articolo sul femminismo giustificano il femminismo.”
Potrebbe essere generalizzata in: “I commenti sui social sono allucinanti, tali da destare comprensibile preoccupazione riguardo la salute mentale di quelli che li hanno scritti.”

Legge di Lovejoy: "Pensate ai bambini!"
Cliché con cui ci si riferisce a un'argomentazione moraleggiante e di appello alla pietà (argumentum ad misericordiam), ovvero quando si cerca di vincere una discussione facendo appello alla morale o facendo leva su sentimenti di pietà o colpa. L'espressione, divenuta parodistica del bigottismo, deriva da una battuta del film Mary Poppins rivolta alla tata che intende licenziarsi, e la sua fama si deve all'uso come tormentone ne I Simpson da parte di Helen Lovejoy, moglie del reverendo.


Legge di Poe: “Senza un chiaro indicatore dell'intento dell'autore, le parodie delle opinioni estreme verranno scambiate da alcuni come espressioni sincere delle opinioni parodiate.”
In un discorso online, privo degli elementi prosodici della lingua parlata e senza l'utilizzo dei loro sostituti grafici, in assenza di una chiara indicazione circa l'intento parodistico da parte di chi scrive, alcuni utenti rischiano di confondere la parodia con l'oggetto della stessa; viceversa il vero fondamentalismo potrebbe venire confuso con la sua parodia.

Rasoio di Halnon: “Non presumere mai cattiveria laddove basti la sola stupidità.”
Enunuciato sulla falsariga del rasoio di Occam, che suggerisce di non presumere cause improbabili per spiegare un evento per cui esistano cause più probabili e verificabili, ovvero che la spiegazione più semplice probabilmente è quella giusta; il rasoio di Halnon indica che questa potrebbe essere semplicemente la stupidità, piuttosto che un intento realmente cattivo.

Regola 14: “Non litigare coi troll, perché così li fai vincere.”
Lo scopo del troll non è vincere la discussione, ma solo infastidire gli altri. Ignorandolo o escludendolo gli si toglie la possibilità di divertirsi.


Regola 34: “Se esiste, allora c'è la sua versione porno. Senza eccezioni.”

Regola 35: “Se la versione porno non c'è, dagli tempo, e ci sarà.”

Teorema di chiusura dell'argomento di CAD: "Un post chiaro, ben pensato e ben scritto ha meno probabilità di ricevere una risposta rispetto a un post scadente, perché lascia meno da dire."
Insomma, il problema di chi ha un blog. Un bell'articolo rischia di essere letto e basta, senza ricevere commenti, oppure con commenti che sono unicamente di elogio e non fanno andare avanti la discussione.

6 commenti:

  1. :-D sono morto dalle risate, perché è tutto maledettamente vero, e rido anche se in effetti ci sarebbe da "piangere", però, vabbè, bisogna pur (soprav)vivere in questo bizzarro web che siamo riusciti a creare.
    Parafrasando il comico degli anni '30 Ettore Petrolini, si potrebbe dire che il web (Petrolini diceva "il mondo") "è bello perché è avariato".

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    1. Ce ne sarebbero anche delle altre di leggi e regole, ma queste mi sembravano quelle più calzanti!

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  2. E appunto, cosa dovrei aggiungere e dire? Semplicemente folle il web mondo.

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    1. Eh sì, hai ragione: questo è il tipico post in cui non si ha proprio altro da aggiungere. Al limite posso dire io che queste regole erano all'inizio solamente parodistiche, ma che gli atteggiamenti che parodizzavano, col passare del tempo, sono andati a estendersi a frange sempre maggiori di utenti della rete.

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  3. Per la serie “questo pazzo pazzo web”, mi conforta molto la regola 14, non litigare con i troll, in effetti l’ho sempre pensato.

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    1. E appunto, il troll non è davvero interessato a vincere la discussione, ma a litigare e infastidire la gente. Io ne ho avuti un paio qui sul blog, e la mia strategia è stata appunto quella di dare un po' di corda e poi, quanto l'intento di infastidire e provocare era evidente, smettere completamente di rispondere.

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