giovedì 24 dicembre 2015

Ore d’Orrore II – Zombie (parte 4)

Ed eccoci ancora una volta qui, care le mie mummiette. Siamo giunti alla conclusione di questo lungo articolo dedicato agli zombie. Quest’oggi però cambieremo settore d’indagine: ci sposteremo infatti dagli uomini per entrare in un mondo misterioso e terrificante, sempre che non siate entomofobici, s'intende.
Spero che vi sia avanzata dall'estate una buona scorta di citronella, perché oggi il vostro caro dottore vi parlerà infatti di insetti...




Ore d’Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”

“Gli insetti non hanno diplomazia, sono molto brutali, non hanno comprensione, non hanno compromessi: non c’è da fidarsi degli insetti.” (dal film La Mosca)

AVVERTENZA! Gli argomenti di questo articolo, nonostante trattino interessanti elementi di entomologia, potrebbero non essere adatti a tutti. La fonte è National Geographic.

Parassitismo
Con simbiosi si intende un'interazione biologica fra due o più organismi, che può essere positiva, negativa o neutrale; può essere di diversi tipi (antagonismo, commensalismo, competizione, mutualismo, neutralismo, predazione, parassitismo).
Nel parassitismo solo l'organismo parassita trae vantaggio, a spese dell'ospite, a cui crea anche un danno. Il parassita può essere un organismo sia invisibile che visibile a occhio nudo e, a seconda del tipo, può causare danni all’interno dell’ospite per la sua sola presenza o liberando tossine. L’ospite non è solo una fonte alimentare, ma anche un rifugio, un veicolo per la sua diffusione e, in alcuni casi, l’incubatrice per la sua progenie.
Negli ultimi anni sono stati scoperti parassiti in grado di modificare il comportamento degli ospiti, fino a prenderne il controllo della mente e a farli lavorare in modi utili al parassita, esattamente come per gli zombie, financo ad avviarli a pratiche suicide.

Entomologia Zombie
I bruchi di bombice escono di notte per arrampicarsi sugli alberi e cibarsi di foglie; di giorno scendono a rifugiarsi tra le fessure della corteccia o al suolo, in modo da sfuggire ai predatori. Se vengono infettati dal baculovirus vengono guidati da esso sulle cime degli alberi e riprogrammati per restarci, dove muoiono riducendosi in poltiglia. Questa offre un terreno di riproduzione perfetto per il virus; inoltre, sgocciolando a terra, cade sul fogliame e i bruchi che si cibano di foglie infette ne aumentano la diffusione. I ricercatori hanno scoperto che questa capacità di manipolare il comportamento dei bruchi è dovuta a un gene di cui il virus è portatore: è probabile che disattivi l’ormone che regola la muta del bruco, mantenendolo nella fase di nutrizione; in questo modo, il bruco si accresce sempre più offrendo maggiore terreno di coltura per la riproduzione del virus.
Nella foresta pluviale brasiliana sono state scoperte quattro specie di funghi che infettano formiche, vespe, mosche e grilli, e ne controllano il cervello per i propri fini: quando l’insetto giunge in un luogo adatto perché il fungo possa crescere e disperdere le proprie spore, lo uccide.
Un fungo della stessa specie colpisce le formiche carpentiere che vivono nella volta arborea della foresta pluviale in Thailandia, trasformandole in una sorta di "chimera”, a metà strada tra formica e fungo. All'inizio, la formica infettata continua a comportarsi normalmente, ma poi il parassita ne attacca il sistema nervoso, causandole un comportamento anomalo, ma perfettamente funzionale alla riproduzione del fungo. Esso cresce riempiendo il corpo e la testa della formica, causando il disfacimento dei muscoli e delle fibre che li compongono. Ci vogliono dai tre ai nove giorni circa prima che la formica colpita si trasformi completamente.
Le formiche Camponotus leonardi in Thailandia sono attaccate anche da un altro fungo che ha la capacità di dirigere in modo specifico il proprio ospite. Normalmente, le formiche deviano di rado dal proprio itinerario abituale lungo un albero; quelle infettate vagano invece senza meta finché, in preda alle convulsioni, cadono dalla volta arborea, finendo sul fogliame del sottobosco, un ambiente più freddo e umido, che offre le condizioni ideali perché il fungo possa riprodursi. Dopo qualche giorno, il fungo obbliga la formica ad agganciarsi a una foglia; le cellule del fungo che si moltiplicano nella testa dell’insetto provocano il distacco delle fibre all'interno dei muscoli che aprono e chiudono le mandibole: la formica morde la foglia e vi resta attaccata anche dopo la morte, offrendo così un luogo stabile in cui il fungo può svilupparsi. Il momento in cui ciò avviene dipende in parte dalle condizioni ambientali: se il sottobosco è troppo asciutto il fungo aspetta il momento ideale. Infine, il fungo uccide la formica con una tossina, di solito quando è il sole è allo zenith (mezzogiorno): si ipotizza che il fungo usi la luce solare per sincronizzare tale momento. Qualche giorno più tardi, il fungo cresce attraverso la sommità della testa della formica come stroma, prendendo l'aspetto di un palco di corna.


Lo stroma rilascia spore che andranno a infettare altre formiche. L'intero processo dura dalle due alle tre settimane. Si ritiene che il fungo non agisca direttamente sul cervello della formica, ma piuttosto che rilasci sostanze che attaccano il cervello e il sistema nervoso dell'insetto, agendo probabilmente sui motoneuroni. Questo fungo è molto diffuso, ma il motivo per cui non vengono infettate tutte le formiche è che esiste un altro fungo che castra chimicamente questo parassita. 
Nell’America meridionale, le femmine di alcune specie di foridi (mosche parassite) si posano su una formica e le iniettano le uova nel corpo per mezzo di una sottile appendice simile a un ago. Una volta schiuse, le larve migrano verso la testa della formica, dove rimangono per settimane nutrendosi del suo cervello e controllandone i movimenti. Quando la mosca è adulta, viene fuori decapitando l’ospite.
Quando vengono infettate dalle larve dei foridi, le api abbandonano i loro alveari di notte (cosa che non fanno quasi mai) per ammassarsi vicino a fonti di luce, dove cominciano a girare insensatamente al suolo prima di morire. Si ipotizza che il parassita controlli le api obbligandole a lasciare gli alveari, oppure esse potrebbero andare a morire fuori dall'alveare per non infestare l’intera colonia.
La mosca conopide depone un uovo all’interno del bombo, e la larva, una volta uscita, se lo mangia vivo. Inoltre la larva costringe la sua vittima a seppellirsi nel terreno, cosicché il suolo funga da nido caldo e sicuro durante il suo sviluppo. Il ciclo vitale delle conopidi è annuale; le pupe diventano insetti adulti in primavera, dopo aver trascorso l'inverno in ibernazione all'interno del loro ospite ormai morto: se questo muore all'aperto, la larva dovrà affrontare mesi esposta al freddo, rischiando disidratazione e attacchi di altri parassiti, mentre se l'ospite si seppellisce e muore sottoterra, la mosca rimane protetta e ha più probabilità di sopravvivere.
La Dinocampus coccinellae, una vespa parassita, inietta il proprio uovo nella coccinella, che rimane paralizzata dal veleno della vespa. Quando l'uovo si schiude, la larva continua a svilupparsi per qualche giorno, creando una piccola cavità nell'addome della coccinella. La larva tesse poi un bozzolo tra le sue zampe finché completa il proprio processo di metamorfosi. A volte le coccinelle sopravvivono all'emergere della larva, e allora la vespa riesce a influenzare il loro comportamento, portandole a difenderle dall'assalto dei predatori.
La vespa gioiello inietta neurotossine per paralizzare insetti che utilizza come nutrimento per le proprie larve. Caccia uno scarafaggio, lo morde vicino alla testa e lo punge tra le zampe anteriori, bloccando qualsiasi tentativo di fuga. La vespa inserisce quindi il pungiglione nel cervello dello scarafaggio, dove inietta un veleno che lo paralizza. Quindi vola via per preparare la tana, dove lo scarafaggio viene condotto. La vespa depone un uovo su una delle sue zampe e quando la larva è pronta, scava nell’esoscheletro dello scarafaggio e ne divora le budella. Una volta che l’ospite è morto, la pupa rimane a crescere per un mese all’interno del cadavere prima di emergere come vespa.
Se una lumaca mangia degli escrementi di uccello infettato dalle uova del Leucochloridium paradoxum, queste diventano sporocisti che si muovono nelle sue antenne, diventando dei coni gonfi e pulsanti a strisce. La lumaca, che normalmente rimarrebbe al sicuro all'ombra della foresta, si mette invece in bella vista sulla foglie degli alberi, dove gli uccelli, scambiando le antenne per larve, le mangiano. Il parassita è così in grado di diffondersi al meglio.


Il verme crine di cavallo, per completare il proprio ciclo vitale, deve essere mangiato dalle larve di zanzara, che da adulte sono mangiate dai grilli. Una volta all’interno del grillo, il verme esplode nella cavità addominale attraverso l’intestino, dove può raggiungere la lunghezza di trenta centimetri. I grilli si tengono lontani dall’acqua, per il pericolo di annegamento e di predazione da parte dei pesci, ma il verme prende il loro controllo, spingendoli in acqua. A quel punto il verme esce dal corpo del grillo attraverso un foro.
Gli insetti ospiti presentano spesso meccanismi di difesa che impediscono a mosche e vespe parassite di deporre le uova. Se falliscono, il loro sistema immunitario può comunque distruggere la larva in via di sviluppo. Alcune specie sono in grado di automedicarsi, mangiando lieviti che crescono sulla frutta in decomposizione e che contengono alcol: in poche parole, si ubriacano. Queste contromisure spingono a volte i parassiti ad agire in modo specifico, prendendo di mira solo ospiti con difese che sono in grado di superare.

Mammiferi Zombie
Il Toxoplasma gondii è il batterio che trasmette la toxoplasmosi. Recentemente si è scoperto che è in grado di controllare la mente dei topi, riuscendo ad annullare la loro paura innata dei gatti, che li cacciano e divorano: il parassita entra così nel tratto intestinale del felino, dove può riprodursi sessualmente e continuare il proprio ciclo di infezione. La cosa può persistere anche dopo che il parassita non è più rilevabile nel cervello, suggerendo che l'infezione può causare cambiamenti permanenti nel cervello dei ratti.
E l’uomo? Beh, anche lui deve fronteggiare un parassita che può prendere il controllo della sua mente e trasformarlo in uno zombie. Avete presente quelle persone che restano incollate per ore e ore alla TV o, in tempi più moderni, a smartphone, tablet e che fanno un uso smodato dei social network al punto che la loro vita reale viene sostituita da quella virtuale?

E con questa ultima, orribile, parte si conclude il nostro approfondimento sugli zombie. Il vostro dottore vi dà appuntamento al prossimo episodio di Ore d’Orrore. In questi giorni sarò molto impegnato: ho sentito di un certo Satan Claus, ed è meglio che indaghi, non si sa mai... 

5 commenti:

  1. Parassitologia è una delle materie più interessanti e disgustose che abbia mai studiato. Ah ma non ti credere che questi parassiti ci siano solo in Thailandia: qua va forte il Dicrocoelium dendriticum che porta le formiche ad arrampicarsi sull'erba e provoca una paralisi tetanica nelle mandibole (solo quando la temperatura scende sotto i 15ºC, cioè tendenzialmente nel primo mattino quando gli animali pascolano).
    Anche il Trypanosoma brucei rhodesiense è interessante per la malattia del sonno, o il mio preferito: l' Oestrus ovis :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'hai notato anche tu lo spirito del Natale in questo post, vero?

      Elimina
    2. In realtà questo post trasuda spirito natalizio da tutti i pori, dopotutto anche ospiti e parassiti condividono qualcosa!
      Ma se alludi a quello che temo sia il film, si... devo tenere pronte le foto in bianco e nero? :P

      Elimina
  2. Un bel post, soprattutto ricolmo di spirito natalizio ^_^
    Auguri Marco! :D Buone festività ^^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, cosa c'è di più natalizio dei parassiti?
      Ciao, Glò, auguri di buone feste! :)

      Elimina