Ed eccoci ancora una volta qui, care
le mie mummiette. Siamo giunti alla conclusione di questo lungo articolo
dedicato agli zombie. Quest’oggi però cambieremo settore d’indagine: ci
sposteremo infatti dagli uomini per entrare in un mondo misterioso e
terrificante, sempre che non siate entomofobici, s'intende.
Spero che vi sia avanzata dall'estate una buona scorta di citronella, perché oggi il vostro caro dottore vi
parlerà infatti di insetti...
Ore d’Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per
avere paura del buio”
“Gli insetti non hanno
diplomazia, sono molto brutali, non hanno comprensione, non hanno compromessi:
non c’è da fidarsi degli insetti.” (dal film La Mosca)
AVVERTENZA! Gli argomenti di questo
articolo, nonostante trattino interessanti elementi di entomologia, potrebbero
non essere adatti a tutti. La fonte è National
Geographic.
Parassitismo
Con simbiosi si intende
un'interazione biologica fra due o più organismi, che può essere positiva,
negativa o neutrale; può essere di diversi tipi (antagonismo, commensalismo,
competizione, mutualismo, neutralismo, predazione, parassitismo).
Nel parassitismo solo l'organismo parassita trae vantaggio, a spese
dell'ospite, a cui crea anche un danno. Il parassita può essere un organismo
sia invisibile che visibile a occhio nudo e, a seconda del tipo, può causare
danni all’interno dell’ospite per la sua sola presenza o liberando tossine.
L’ospite non è solo una fonte alimentare, ma anche un rifugio, un veicolo per
la sua diffusione e, in alcuni casi, l’incubatrice per la sua progenie.
Negli ultimi anni sono stati scoperti parassiti in grado di modificare il
comportamento degli ospiti, fino a prenderne il controllo della mente e a farli
lavorare in modi utili al parassita, esattamente come per gli zombie, financo ad
avviarli a pratiche suicide.
Entomologia Zombie
I bruchi di bombice escono di notte per arrampicarsi
sugli alberi e cibarsi di foglie; di giorno scendono a rifugiarsi tra le
fessure della corteccia o al suolo, in modo da sfuggire ai predatori. Se
vengono infettati dal baculovirus vengono guidati da esso sulle cime
degli alberi e riprogrammati per restarci, dove muoiono riducendosi in
poltiglia. Questa offre un terreno di riproduzione perfetto per il virus; inoltre,
sgocciolando a terra, cade sul fogliame e i bruchi che si cibano di foglie
infette ne aumentano la diffusione. I ricercatori hanno scoperto che questa
capacità di manipolare il comportamento dei bruchi è dovuta a un gene di cui il
virus è portatore: è probabile che disattivi l’ormone che regola la muta del
bruco, mantenendolo nella fase di nutrizione; in questo modo, il bruco si
accresce sempre più offrendo maggiore terreno di coltura per la riproduzione
del virus.
Nella foresta pluviale brasiliana sono state scoperte quattro specie di
funghi che infettano formiche, vespe, mosche e grilli, e ne controllano il
cervello per i propri fini: quando l’insetto giunge in un luogo adatto perché
il fungo possa crescere e disperdere le proprie spore, lo uccide.
Un fungo della stessa specie colpisce le formiche carpentiere
che vivono nella volta arborea della foresta pluviale in Thailandia, trasformandole
in una sorta di "chimera”, a metà strada tra formica e fungo. All'inizio,
la formica infettata continua a comportarsi normalmente, ma poi il parassita ne
attacca il sistema nervoso, causandole un comportamento anomalo, ma
perfettamente funzionale alla riproduzione del fungo. Esso cresce
riempiendo il corpo e la testa della formica, causando il disfacimento dei
muscoli e delle fibre che li compongono. Ci vogliono dai tre ai nove giorni
circa prima che la formica colpita si trasformi completamente.
Le formiche Camponotus
leonardi in Thailandia sono attaccate anche da un altro fungo che ha la
capacità di dirigere in modo specifico il proprio ospite. Normalmente, le
formiche deviano di rado dal proprio itinerario abituale lungo un albero; quelle
infettate vagano invece senza meta finché, in preda alle convulsioni, cadono
dalla volta arborea, finendo sul fogliame del sottobosco, un ambiente più
freddo e umido, che offre le condizioni ideali perché il fungo possa
riprodursi. Dopo qualche giorno, il fungo obbliga la formica ad agganciarsi a
una foglia; le cellule del fungo che si moltiplicano nella testa dell’insetto provocano
il distacco delle fibre all'interno dei muscoli che aprono e chiudono le
mandibole: la formica morde la foglia e vi resta attaccata anche dopo la
morte, offrendo così un luogo stabile in cui il fungo può svilupparsi. Il
momento in cui ciò avviene dipende in parte dalle condizioni ambientali: se il
sottobosco è troppo asciutto il fungo aspetta il momento ideale. Infine, il
fungo uccide la formica con una tossina, di solito quando è il sole è allo
zenith (mezzogiorno): si ipotizza che il fungo usi la luce solare per
sincronizzare tale momento. Qualche giorno più tardi, il fungo cresce
attraverso la sommità della testa della formica come stroma, prendendo
l'aspetto di un palco di corna.
Lo stroma rilascia
spore che andranno a infettare altre formiche. L'intero processo dura dalle due
alle tre settimane. Si ritiene che il fungo non agisca direttamente sul
cervello della formica, ma piuttosto che rilasci sostanze che attaccano il
cervello e il sistema nervoso dell'insetto, agendo probabilmente sui
motoneuroni. Questo fungo è molto
diffuso, ma il motivo per cui non vengono infettate tutte le formiche è che
esiste un altro fungo che castra chimicamente questo parassita.
Nell’America meridionale, le femmine di alcune specie
di foridi (mosche parassite) si posano su una formica e le iniettano le uova
nel corpo per mezzo di una sottile appendice simile a un ago. Una volta
schiuse, le larve migrano verso la testa della formica, dove rimangono per
settimane nutrendosi del suo cervello e controllandone i movimenti. Quando la
mosca è adulta, viene fuori decapitando l’ospite.
Quando
vengono infettate dalle larve dei foridi, le api abbandonano i loro alveari di
notte (cosa che non fanno quasi mai) per ammassarsi vicino a fonti di luce,
dove cominciano a girare insensatamente al suolo prima di morire. Si ipotizza che il parassita controlli le api
obbligandole a lasciare gli alveari, oppure esse potrebbero andare a morire
fuori dall'alveare per non infestare l’intera colonia.
La mosca conopide depone
un uovo all’interno del bombo, e la larva, una volta uscita, se lo mangia vivo.
Inoltre la larva costringe la sua vittima a seppellirsi nel terreno, cosicché
il suolo funga da nido caldo e sicuro durante il suo sviluppo. Il ciclo vitale
delle conopidi è annuale; le pupe diventano insetti adulti in primavera, dopo
aver trascorso l'inverno in ibernazione all'interno del loro ospite ormai
morto: se questo muore all'aperto, la larva dovrà affrontare mesi esposta al
freddo, rischiando disidratazione e attacchi di altri parassiti, mentre se
l'ospite si seppellisce e muore sottoterra, la mosca rimane protetta e ha più
probabilità di sopravvivere.
La Dinocampus coccinellae, una vespa parassita,
inietta il proprio uovo nella coccinella, che rimane paralizzata dal veleno della
vespa. Quando l'uovo si schiude, la larva continua a svilupparsi per qualche
giorno, creando una piccola cavità nell'addome della coccinella. La larva tesse
poi un bozzolo tra le sue zampe finché completa il proprio processo di
metamorfosi. A volte le coccinelle sopravvivono all'emergere della larva, e allora
la vespa riesce a influenzare il loro comportamento, portandole a difenderle
dall'assalto dei predatori.
La vespa gioiello
inietta neurotossine per paralizzare insetti che utilizza come nutrimento per le
proprie larve. Caccia uno scarafaggio, lo morde vicino alla testa e lo punge
tra le zampe anteriori, bloccando qualsiasi tentativo di fuga. La vespa
inserisce quindi il pungiglione nel cervello dello scarafaggio, dove inietta un
veleno che lo paralizza. Quindi vola via per preparare la tana, dove lo
scarafaggio viene condotto. La vespa depone un uovo su una delle sue zampe e
quando la larva è pronta, scava nell’esoscheletro dello scarafaggio e ne divora
le budella. Una volta che l’ospite è morto, la pupa rimane a crescere per un
mese all’interno del cadavere prima di emergere come vespa.
Se una lumaca mangia degli escrementi di uccello infettato dalle uova del Leucochloridium
paradoxum, queste diventano sporocisti che si muovono nelle sue antenne, diventando
dei coni gonfi e pulsanti a strisce. La lumaca, che normalmente rimarrebbe al
sicuro all'ombra della foresta, si mette invece in bella vista sulla foglie
degli alberi, dove gli uccelli, scambiando le antenne per larve, le mangiano.
Il parassita è così in grado di diffondersi al meglio.
Il verme crine di cavallo, per completare il proprio ciclo vitale, deve
essere mangiato dalle larve di zanzara, che da adulte sono mangiate dai grilli.
Una volta all’interno del grillo, il verme esplode nella cavità addominale
attraverso l’intestino, dove può raggiungere la lunghezza di trenta centimetri.
I grilli si tengono lontani dall’acqua, per il pericolo di annegamento e di
predazione da parte dei pesci, ma il verme prende il loro controllo,
spingendoli in acqua. A quel punto il verme esce dal corpo del grillo attraverso
un foro.
Gli insetti ospiti presentano spesso meccanismi di difesa che impediscono a
mosche e vespe parassite di deporre le uova. Se falliscono, il loro sistema
immunitario può comunque distruggere la larva in via di sviluppo. Alcune specie
sono in grado di automedicarsi, mangiando lieviti che crescono sulla frutta in
decomposizione e che contengono alcol: in poche parole, si ubriacano. Queste
contromisure spingono a volte i parassiti ad agire in modo specifico, prendendo
di mira solo ospiti con difese che sono in grado di superare.
Mammiferi Zombie
Il Toxoplasma gondii è il
batterio che trasmette la toxoplasmosi. Recentemente si è scoperto che è in
grado di controllare la mente dei topi, riuscendo ad annullare la loro paura
innata dei gatti, che li cacciano e divorano: il parassita entra così nel
tratto intestinale del felino, dove può riprodursi sessualmente e continuare il
proprio ciclo di infezione. La cosa può persistere anche dopo che il parassita
non è più rilevabile nel cervello, suggerendo che l'infezione può causare
cambiamenti permanenti nel cervello dei ratti.
E l’uomo? Beh, anche lui deve fronteggiare
un parassita che può prendere il controllo della sua mente e trasformarlo in
uno zombie. Avete presente quelle persone che restano incollate per ore e ore
alla TV o, in tempi più moderni, a smartphone, tablet e che fanno un uso
smodato dei social network al punto che la loro vita reale viene sostituita da
quella virtuale?
E con questa ultima, orribile, parte si conclude il nostro approfondimento sugli
zombie. Il vostro dottore vi dà appuntamento al prossimo episodio di Ore d’Orrore. In questi giorni sarò
molto impegnato: ho sentito di un certo Satan Claus, ed è meglio che indaghi, non si sa mai...
Parassitologia è una delle materie più interessanti e disgustose che abbia mai studiato. Ah ma non ti credere che questi parassiti ci siano solo in Thailandia: qua va forte il Dicrocoelium dendriticum che porta le formiche ad arrampicarsi sull'erba e provoca una paralisi tetanica nelle mandibole (solo quando la temperatura scende sotto i 15ºC, cioè tendenzialmente nel primo mattino quando gli animali pascolano).
RispondiEliminaAnche il Trypanosoma brucei rhodesiense è interessante per la malattia del sonno, o il mio preferito: l' Oestrus ovis :)
L'hai notato anche tu lo spirito del Natale in questo post, vero?
EliminaIn realtà questo post trasuda spirito natalizio da tutti i pori, dopotutto anche ospiti e parassiti condividono qualcosa!
EliminaMa se alludi a quello che temo sia il film, si... devo tenere pronte le foto in bianco e nero? :P
Un bel post, soprattutto ricolmo di spirito natalizio ^_^
RispondiEliminaAuguri Marco! :D Buone festività ^^
Sì, cosa c'è di più natalizio dei parassiti?
EliminaCiao, Glò, auguri di buone feste! :)