(Francesca Sanzomi)
Se da ciò che insegno ho trovato spunti per scrivere dei racconti oppure come base per un articolo sul blog, è anche vero l'opposto: scrivere post per il blog mi ha dato idee per ampliare i miei racconti, ma anche per avere quel qualcosa in più da usare all'occorrenza a lezione. Ho aperto il blog ormai quasi cinque anni fa anche per avere una vetrina in cui parlare dei miei lavori letterari, quindi è naturale che mi abbiano fornito materiale per scrivere dei post. E nei racconti del mio ultimo libro ci sono degli spunti per delle riflessioni interessanti.
Quindi nelle prossime settimane ci sarà una sorta di speciale composto da una serie di articoli, abbastanza complessi ed elaborati, che prendono l'avvio dai racconti del mio libro, dove il racconto rappresenta lo spunto iniziale per parlare di un tema specifico o fare una riflessione. Man mano che usciranno i vari post, si potrà notare l'accenno di un percorso, nonché degli elementi ricorrenti, che in un certo modo formano un disegno più grande: non è del tutto casuale, ma in larga parte voluto, perché si ritrova anche nel mio libro.
Appuntamento quindi a tra una settimana per l'inizio di questa serie.
Nel frattempo, ancora una cosa. In questi giorni in sospensione mi sono messo a lavorare su qualcosa di nuovo. Mi sono infatti chiesto come avrebbero vissuto il periodo di quarantena i personaggi del mio libro, in una Torino in lockdown. Lavorando a marcia serrata, negli ultimi cinque giorni ho scritto un racconto: lo potete leggere gratuitamente cliccando qui. Anche se ambientato dopo gli eventi de La Piccola Magia del Quotidiano, non è necessario aver letto prima il libro.
"Scrivere è un atto d'amore, ma non per essere ammirati. Bisogna amare, ma non amare per essere amati di rimando. Scrivere deve essere anzitutto un qualcosa per cui divertirsi."
(tratto da I Misteri dello Scrittore, in La Piccola Magia del Quotidiano)
Anche Silvia e Isa costrette agli arresti domiciliari come tutti noi... No, io almeno i personaggi li salvo, Yumi e Nana non conosceranno mai il lockdown :-D
RispondiEliminaComunque gli scenari che descrivi sono purtroppo presenti ovunque. Qui da me i primi giorni sui balconi si scatenavano con orrende canzoni hip-hop (per difendermi mi mettevo le cuffie con Led Zeppelin o Nirvana a tutto volume) mentre nella micro-Conad sotto casa si creavano delle file assurde e quando finalmente era il turno per entrare c'erano tanti scaffali svuotati...
Adesso per fortuna nessuno ha più voglia di flashmob balconari con pessima musica e la gente ha ripreso a fare la spesa in modo normale, non come se dovesse fare scorta per i prossimi tre anni. L'unica cosa che manca è il ritorno alla normalità :-(
Speriamo che questo benedetto vaccino arrivi prima del previsto...
Evidentemente in Filinesia il Covid-19 non è arrivato... 😉
EliminaDevo dire che musica fastidiosa io non ne ho subita. Del resto c'è una mia vicina di casa che d'estate ascolta TUTTO IL GIORNO A TUTTO VOLUME il liscio da balera. La odio a morte.
I supermercati, dipende. Dalle mie parti in alcuni c'erano file chilometriche, in altri si entrava abbastanza tranquillamente. Gli scaffali comunque per fortuna non venivano svuotati.
Il mio timore sul vaccino è che sia pronto a emergenza finita. A quanto sembra forse i tempi saranno minori, certo è che dovremo imparare a convivere col virus, almeno per un certo tempo.
Ho letto il tuo racconto e mi è piaciuto molto. Ironico al punto giusto ma soprattutto estremamente realistico! Certo che il dialetto torinese è abbastanza difficile (anche se ho capito le frasi, per fortuna xD)! Speriamo che tutto possa infine tornare alla normalità, anche se ormai si sa, ci vorrà del tempo.
RispondiEliminaComunque ho invidiato Isa: dare un esame come Organica II e prendere 27 per me sarà a dir poco impossibile xD 😓
Ancora sto combattendo con Organica I che tra l'altro, quella scellerata della mia professoressa vorrebbe fare scritto online, come caspita può immaginare di farlo? Vabbé, meglio che non torni a ripensarci, sennò prendo di nuovo a incavolarmi. Al prossimo post!
Ma no, quello della signora Cavallaro era dialetto siciliano! 😄
EliminaE poi è Silvia ad aver dato Organica II... Isabella fa Ingegneria Gestionale al Politecnico... 😁
Adesso ne ho la conferma: la quarantena fa pure male alla salute!😂
RispondiEliminaPer Silvia e Isa infatti nutrivo seri dubbi: grazie per le delucidazioni! xD 😀
Quelle due fanno un sacco di casini, e sono pure "contagiose"...
EliminaAhahah, immagino! 🙈
EliminaAspetto l'inizio della serie allora.
RispondiEliminaOK.
EliminaBene, allora buon lavoro (nuovo) e attendo il prossimo post.
RispondiEliminaInteressante in effetti pensare alla quarantena per dei personaggi che hai già sviluppato! :)
Moz-
Ma il lavoro nuovo è proprio quel racconto che ho linkato!
EliminaUltimamente mi capita di imbattermi nella parola "storytelling" che gradualmente sto capendo. Sulle prime non è di facile aggancio, poi a poco a poco si fa strada un'idea di ciò che significhi e impariamo a farla nostra. Sarà anzi il leit motiv del mio percorso a partire dalla quarantena. E ci voglio fare un post.
RispondiEliminaEcco, nel tuo sentire interconnessi le tue principali attività c'è il tuo storytelling, per dirtene una. È affascinante come cosa.
Già. Peccato che siano pochi a pensarla così.
EliminaMi sono goduta il racconto, Marco. Ho riso, il dialetto siculo da rivisitare, ma molto efficace. 😁
RispondiEliminaSe ci pensi, se ognuno di noi scrivesse anche solo un episodio della propria quotidianità durante la pandemia, verrebbe fuori un romanzo da lasciare ai posteri, che varrebbe quanto cento libri di storia.
Adesso via via risalgo verso l’ultimo post che hai scritto. Sono curiosa. 😉
(E comunque, questa fase 2 è anche peggio della fase 1!)
Passamelo come grammelot, quel siciliano lì...
EliminaNon so se il romanzo che proponi sarebbe così funzionale, perché temo che per molti la tentazione alla retorica sarebbe fortissima. Mi immaginerei già un fiorire di #andratuttobene e #abbracciamociadistanza. Insomma, #aveterottoconstihashtag.
A me preoccupa più la fase 2 e 1/2. Le fasi 1 e 2 mi hanno polverizzato il lavoro, non ho molte speranze di recuperare granché nei prossimi mesi, e ho diverse situazioni in sospeso. Per lo stress e le preoccupazioni non sto neanche troppo bene fisicamente.
Il racconto era un po' il mio modo per dire qualcosa, un silenzioso grido di resilienza.
Già, ci sfoghiamo scrivendo, ma tu devi stare bene, però! Che poi mi preoccupo! 😉
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