martedì 25 aprile 2023

Ondinnonk

In passato si credeva che i sogni fossero manifestazioni, favorevoli oppure ostili, di potenze superiori, demoniache o divine. Gli irochesi, popolazione di nativi americani a cui appartengono diverse tribù (Seneca, Moicani, Oneida, Cayuga, Onondaga) pensavano invece, esattamente come in seguito avrebbe teorizzato Freud, che il sogno potesse rivelare, anziché nascondere, i desideri dell’anima, sia per quanto riguarda i sogni normali, che per quelli ossessivi. 


Questo è l’ondinnonk: un desiderio segreto dell’anima che si manifesta sotto forma di sogno. Quello che allora facevano gli irochesi era di ripetere da svegli quanto compiuto in sogno, ovvero di fare letteralmente in modo che i sogni si avverassero: perché se questo desiderio insito nel sogno non veniva appagato, si sarebbe ribellato contro il corpo, causando dei disturbi. Concretizzare il sogno aveva quindi uno scopo catartico, cioè terapeutico, per l’anima dell’individuo. 
Alcuni esempi documentati. Un Seneca sogna di fare il bagno; al risveglio corre nudo alle altre tende e, nonostante la temperatura rigida, si fa lanciare addosso dei pentoloni d’acqua. Un gruppo di Seneca si spinge fino in Quebec (a 150 leghe di distanza) al solo scopo di procurarsi un cane che avevano sognato di prendere laggiù. Nel 1656 un Onondaga sogna di dormire per cinque notti con due donne sposate: al suo risveglio alcuni uomini della tribù gli cedono spontaneamente le loro squaw. Nel 1642 un guerriero sogna di venire catturato in battaglia; al mattino se ne discute nel consiglio della tribù, e così egli, consenziente, viene torturato e ustionato con dei bastoni accesi. Un altro sogna che dei nemici gli avessero amputato un dito: al suo risveglio si taglia lui stesso il proprio dito. 
L’interpretazione che dava Freud del sogno era praticamente etimologica: träum (ovvero "sogno" in tedesco) viene dal greco trayma, cioè ferita (da cui deriva anche l’italiano "trauma"). Freud vedeva quindi nei sogni, in particolare in quelli ossessivi, una ferita della psiche. Il sogno costituisce così un mezzo efficace per osservare le fantasie rimosse dall'area della coscienza da quel meccanismo di protezione psichica che è la censura, e che di notte vengono rappresentate in forma scenica attraverso simbolismi. Freud li vedeva in maniera sintomatica, una sorta di campanelli d'allarme, espressioni simboliche di ciò che può turbare la stabilità psichica dell’individuo. Al mattino si ricordano per qualche tempo immagini mentali e relative emozioni che di norma sarebbero censurate: in tal modo divengono funzionali al benessere dell’individuo, in quanto catartiche, di ripulitura psichica. 
Durante la fase REM del sonno, in cui avvengono i sogni, vengono attivate vie dopaminergiche: la dopamina è un neurotrasmettitore che ricopre diversi ruoli (comportamento, cognizione, movimento volontario...), ma è anche implicato nelle forme produttive della psicosi (i primi antipsicotici ne erano antagonisti) e nell’abuso di droghe con effetti psicotizzanti. Il sogno, in fondo, è una modalità allucinatoria, e quindi il delirio è un sogno che irrompe nella vita da svegli. 


La moderna neuropsichiatria sta riconsiderando l'interpretazione freudiana del sogno, che considera erronea. Secondo Mitchinson e Crick i sogni implicano un meccanismo di disapprendimento, attraverso processi di attivazione casuale che portano alla cancellazione di informazioni false o insignificanti: il cervello rappresenta le informazioni tramite l’attivazione di reti neurali (gruppi di neuroni deputati a una specifica attività), ampiamente distribuiti e che in buona parte si sovrappongono; simulazioni al computer indicano che tali sistemi sono soggetti a modalità parassitiche, cioè che alcune attività, invece di arricchire i contenuti informativi, li impoveriscono. I sogni nascerebbero da una sorta di pensieri-parassiti, informazioni indesiderate o errate, di cui ci liberiamo durante il sonno, processo fondamentale per mantenere la stabilità psichica: altrimenti insorgerebbero disturbi ossessivo-compulsivi, paranoie o altri disturbi mentali. In poche parole i sogni sarebbero i guardiani della nostra sanità mentale.

8 commenti:

  1. Interessante come ipotesi, però in alcuni casi io ricordo di aver fatto sogni che semplicemente "copiavano" scene che avevo visto in un film. Credo che vi sia una forte componente di suggestione in certi ricordi che poi si "riproducono" nei sogni.

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    1. Ma è appunto quanto detto nella teoria di Mitchinson e Crick. Non ha importanza che il contenuto onirico sia "inventato" dalla tua mente o basato su cose viste, come una scena di un film, importa il risultato, ovvero che il sogno è una rielaborazione informativa per gestire meglio lo spazio mnemonico.

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  2. Che i sogni siano guardiani della nostra sanità mentale è un concetto che mi piace parecchio, mi ritrovo abbastanza, mi è capitato di ricevere sollievo da un sogno, in particolare nei miei lutti più gravi, quando morì mia madre, ormai tanti anni fa, feci un sogno in cui lei mi venne vicina e mi abbracciò, trassi un grande sollievo da quel sogno era come se mi dicesse “ti sono ancora vicina”. A parte questi casi mi è capitato più volte di trovare una soluzione in sogno a problemi concreti di lavoro, magari andavo a dormire con una preoccupazione e la mattina mi svegliavo con la soluzione, soluzione a cui il giorno prima non avevo assolutamente pensato; credo avvenga perché la mente durante il sonno si rilassa e riesca a “vedere” la soluzione giusta...

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    1. Probabilmente perché dopo esserti arrovellato su un problema, per stanchezza, tendi a vedere solo determinati tipi di soluzione. Il sonno permette un'interruzione e l'attivazione di canali trascurati, per cui al risveglio si trovano soluzioni alternative al problema. Spegni parte della mente, mentre un'altra parte continua a lavorare.
      E' simile a una cosa che fanno i delfini: dato che non possono addormentarsi completamente (altrimenti affogano) fanno dormire metà del cervello alla volta.

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  3. Di sicuro questa teoria è più convincente di quella di Freud, che seppur affascinante, non mi ha mai convinta. Io credo che Freud avesse ragione solo in parte, in certi casi i sogni sono desideri, ma non è sempre così. Forse sono vere entrambe le teorie. I sogni, in fondo, sono ancora un mistero.

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    1. Io direi che una non esclude l'altra. Possiamo ipotizzare che i sogni siano il risultato di un processo di pulizia mnemonica, ma può essere anche che il loro contenuto sia influenzato da pensieri sepolti nell'inconscio. Intendo dire che potrebbe darsi che il processo che genera il sogno serva a liberare da pensieri-parassiti, ma che il contenuto del sogno sia di origine censoria. Il risultato è comunque una catarsi, psichica o neurale che sia.

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  4. Pensa tu, se io fossi un'onondaga dovrei rifare alcuni esami che continuo a sognare e dovrei recuperare un rapporto ormai chiuso con una persona che non vedo da anni. I sogni sono desideri, fantasie rimosse dalla coscienza? Esperienze alle quali si rimane appesi a livello inconscio? Chissà, la teoria che siano informazioni indesiderate di cui ci liberiamo durante il sonno mi affascina.

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    1. Spesso anch'io faccio un sogno simile: dover rifare la quinta liceo nonostante sia già all'università, qualche volta di dover ripetere il quarto anno di università. Evidentemente è qualcosa che ci ha segnato.

      Io penso che non sia il contenuto del sogno l'informazione indesiderata, ma uno scenario prodotto da ricordi e pensieri inconsci, e che sia invece il sogno stesso e le sue modalità di svolgimento il processo di catarsi narrativa adottato del nostro cervello. Lo confermerebbe il fatto che il sogno ha una sua "trama".
      Ritengo sia il partecipare alla trama ciò che permette la pulizia neurale, e che il contenuto sia invece un semplice scenario, uno stratagemma. Ma direi anche che pensieri inconsci, censurati, possano emergere ed entrare a far parte dello scenario.

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