Ben ritrovati, subcreature, a un nuovo appuntamento con la nostra rubrica Ore d'Orrore. Dopo aver parlato del mito del licantropo e aver discusso dei guerrieri mannari, in questa terza e ultima parte del nostro appassionante approfondimento dedicato agli amici che amano ululare alla luna e vivere la vita selvaggia, parleremo di quegli aspetti scientifici e sociologici che si celano dietro alla complessa figura del licantropo. Perché, come vedremo, in fondo c'è qualcosa di mannaro in ognuno di noi...
Ore d'Orrore
“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”
“Be' io credo... che un lupo mannaro può essere ucciso solo da qualcuno che l'ama.” (dal film Un Lupo Mannaro Americano a Londra)
Patologie
Come per i vampiri, si può ipotizzare che la sintomatologia di alcune malattie sia all'origine del mito della licantropia; per esempio la rabbia, che è una patologia che viene trasmessa attraverso il morso dell’animale (e spesso si tratta del lupo).
L’ipertricosi è un’affezione che porta a un’abnorme crescita di peli su tutto il corpo, per un’iperattività degli ormoni testosterone e glucocorticoidi. Differente è l’ipertricosi genetica o sindrome di Ambras (nota volgarmente come “sindrome del lupo mannaro”), che porta a un notevole ricoprimento di peli, intero volto compreso, la cui probabile causa è un’alterazione a carico di alcuni cromosomi. Si tratta però di un’affezione estremamente rara, i casi documentati sono meno di un centinaio (e riguardano in genere membri di una stessa famiglia).
Psichiatria
Per alcuni dietro alla figura del lupo mannaro si nasconde il serial killer, tanto che si ipotizza che le leggende sui lupi mannari potrebbero essere basate su veri assassini seriali vissuti nei secoli passati, che davano sfogo al loro bisogno animalesco di uccidere, e praticavano anche il cannibalismo con le loro vittime. Per altri è il sadico, che prova piacere a infliggere dolore fisico o umiliazioni psicologiche, oppure il violento, specie se verso la propria compagna.
La licantropia clinica è una rara sindrome psichiatrica che induce chi ne è affetto a credere di potersi trasformare in animale. Non si tratta per forza del lupo, dato che sono documentati casi che riguardano altri animali; in Giappone la casistica comprende le volpi, per l’influenza culturale delle kitsune, le volpi mannare del folklore giapponese. In numerosi casi i soggetti non sono coscienti di una specifica identità animale, ma si credono semplicemente degli animali-umani. Tali individui hanno la credenza delirante di stare per trasformarsi in animale o di essersi già trasformati. Ciò avviene solo nella mente e nel comportamento del soggetto, per cui è stata collegata con gli stati mentali alterati che accompagnano la psicosi, dato che in genere comporta anche deliri e allucinazioni. Chi ne soffre è costretto a voler assomigliare a un animale, spesso un lupo, nell'aspetto ma principalmente nel comportamento; negli stadi più gravi i malati desiderano cibarsi di carne cruda, a volte umana, e di sangue.
In base ai criteri del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali la licantropia clinica è definita una manifestazione schizofrenica riconoscibile in base a quattro criteri sintomatici: delirio, ovvero la persona credere di potersi trasformare in animale; allucinazioni, in cui il soggetto ha vivide allucinazioni di essere un animale e di avere i tratti che lo contraddistinguono, come artigli, pelliccia, zanne; discorso disorganizzato, ovvero i soggetti riproducono i versi dell'animale in cui credono di trasformarsi (quindi la persona che crede di essere un lupo mannaro inizia a ululare alla luna o a volte anche alla luce del giorno); schizofrenia e comportamento disorganizzato, ovvero i soggetti si comportano come l'animale che credono di essere diventati.
La licantropia clinica è considerata un'espressione peculiare di un episodio psicotico causato da un'altra condizione, come schizofrenia, disturbo bipolare o depressione clinica, ma certe condizioni neurologiche o influenze culturali possono avere un'influenza sulla tematica uomo-animale che definisce la condizione. Tra i fattori neurologici scatenanti fattori importanti potrebbero essere differenze o modifiche in alcune aree del cervello note per essere coinvolte nella rappresentazione della forma del corpo, ad esempio l’immagine del corpo e la propriocezione (la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei muscoli anche senza il supporto della vista). Uno studio di imaging neurale di persone affette da licantropia clinica ha dimostrato che queste aree mostrano un’inusuale attività, suggerendo che i soggetti, quando credono che i loro corpi stiano cambiando forma, possono realmente percepire tali sensazioni.
Socioantropologia
Il lupo è stato un animale da sempre intimamente connesso all’immaginario umano ed è stato soggetto a un processo continuo di rielaborazione. I miti che riguardano la figura del lupo hanno origine probabilmente durante l’età del bronzo, quando le migrazioni delle tribù nomadi le portarono in contatto con le popolazioni stanziali europee. Le religioni e i miti lunari e femminili degli antichi europei si mescolarono alle religioni solari e maschili dei nuovi arrivati, dando vita ai miti delle origini. Il modo di considerare il lupo cambia col passaggio dal nomadismo, basato sulla caccia, alla cultura stanziale e agricola: il cacciatore ha bisogno della forza del lupo come animale totemico; invece per l’allevatore il lupo è una minaccia per le greggi, ma i suoi discendenti, debitamente addestrati, diventano preziosi alleati contro di lui.
Nell’antichità classica i lupi erano visti con benevolenza: nella Grecia il lupo era simbolo di sapienza e per i popoli dell’Italia centrale era sacro. Poi però iniziano a sorgere miti sulla sua ferocia, e il lupo diviene l'antagonista delle favole. Nel latino medievale wargus designava il lupo; il termine deriva da una parola germanica che indicava l'uomo punito per un crimine, che veniva allontanato dalla civiltà e dalla protezione che essa offre, per divenire simile a un essere selvatico. Dal Basso Medioevo il rogo è la soluzione usata per sbarazzarsi dei mutaforma: le fonti stimano circa ventimila processi e condanne di licantropi tra il 1300 e il 1600, ma alcuni ritengono sia un numero prossimo a centomila.
I lupi continuano a spaventarci e affascinarci, perché in fondo ci assomigliano molto: sono mammiferi, sono estremamente intelligenti, scelgono il proprio compagno per tutta la vita, creano società e gruppi di lavoro, seguono un capo, ma sanno essere indipendenti. Sono nel nostro immaginario collettivo da sempre, grazie al fascino dato dalla loro forza, potenza e agilità, dalla loro straordinaria capacità di adattamento e sopravvivenza, nonché per la loro astuzia predatoria. Il lupo è il simbolo della libertà selvaggia, priva di regole, e perciò ancora più ammaliante.
Per oggi è tutto, orribili esseri. In attesa del prossimo appuntamento me ne torno nel mio laboratorio a compiere qualche altro terrificante esperimento...
In effetti, persone soggette a malattie psichiatriche tipo la schizofrenia in passato venivano sicuramente identificate in modo non clinico. Suppongo che i cosiddetti "indemoniati" di cui parlano i libri di chiesa fossero solo persone soggette a sdoppiamento di personalità di natura schizoide.
RispondiEliminaO affetti da epilessia o altri tipi di disturbi neurologici e/o psichiatrici. Secondo i Sumeri le malattie del corpo e della mente erano dovute ai gidim, i demoni della malattia. Andrebbe letta al contrario: sono i demoni a essere delle malattie.
EliminaSicuramente alla base di tutte queste antiche leggende c’è qualcosa di vero, qualcosa che quasi sempre coincide con disturbi di tipo psichiatrico.
RispondiEliminaErano il tentativo di spiegare dei fenomeni all'epoca incomprensibili, e che pertanto facevano paura. Dietro la figura del vampiro si nasconde la paura della malattia, dietro quella del lupo mannaro della violenza bestiale.
EliminaAlla fine diciamo che forse restare umani sia la scelta più saggia :D
RispondiEliminaPerché, c'era forse l'alternativa? 😐
EliminaCredo che la rabbia, peraltro malattia mortale per cui non esiste cura tranne il vaccino iniettato in tempo, sia proprio all’origine del mito del lupo mannaro. Poi ci sono le malattie psichiatriche che suscitano sempre una certa paura, in passato ma anche in tempi recenti, soprattutto se hanno un risvolto violento. In un certo senso pensare che l’uomo possa trasformarsi in lupo è un modo per esorcizzare la paura, è la “bestia” che uccide e non l’uomo, almeno finché resta tale.
RispondiEliminaL'ipotesi che va per la maggiore sono le porfirie, sia per la figura del vampiro, che per il lupo mannaro. Ma anche la rabbia, appunto, considerando che viene trasmessa da pipistrelli e lupi infetti, e che ha tutta una serie di sintomi (basta solo pensare al tentativo di mordere) che la avvicina a entrambe.
EliminaSu queste si sovrappone poi la psichiatria: come c'è la licantropia clinica esiste anche il vampirismo clinico. E c'è poi un risvolto psicologico più moderno: in psicologia si parla di vampirismo emozionale, mentre il lupo mannaro è chi si nasconde dietro un'apparenza normale (per esempio il serial killer psicopatico).
L'ultima frase che hai detto vale molto per il diavolo: non sono stato io, sono stati i demoni che mi hanno detto di farlo, come una sorta di giustificazione. In parte è vera, perché il Diavolo si nasconde nel nostro inconscio, sono quegli aspetti della nostra personalità che non accettiamo o sappiamo essere ritenuti riprovevoli dalla società, e che allora si manifestano in questo modo.
Le figure dell'orrore diventano una proiezione di questo malessere, assumendo poi vari aspetti (vampiro, lupo mannaro, demone, fantasma...)