Bentornati, cari
condannati. Il vostro dottore è davvero contento di vedervi ancora in buona salute e di constatare che siate riusciti a sopravvivere
alla prima parte dell’articolo.
Come?! Oh no, scusatemi, non dicevo a voi... Si tratta di Vulnavia, la mia bella assistente: mentre veniva qui in metro, uno zombie le
ha fatto la mano morta...
Ma torniamo appunto al nostro discorso sulla morte, che oggi esamineremo da un punto di vista scientifico...
Ma torniamo appunto al nostro discorso sulla morte, che oggi esamineremo da un punto di vista scientifico...
Ore
d’Orrore
“Ci sono molte
buone ragioni per avere paura del buio”
“Verrà la Morte, e i
tuoi occhi avrà, e la bellezza tua, vanità di vanità... Verrà la Morte e
porterà con sé, tutto il tuo impero, tutto, insieme a te...” (Tiziano Sclavi, Dylan Dog – Attraverso lo
Specchio)
AVVERTENZA! Gli
argomenti di questo articolo, nonostante trattino interessanti aspetti di
patologia, potrebbero non essere adatti a tutti.
Tanatologia
La morte è la cessazione permanente e irreversibile delle attività
vitali di un organismo, per la cessata funzionalità di uno o più
apparati dell’organismo stesso; la causa può essere naturale o meno, a seguito di malattie, traumi o lesioni. Quando un organismo muore avvengono
tutta una serie di processi, suddivisi in fenomeni abiotici (dovuti a fattori
fisici e chimici), che si dividono ancora in primitivi e secondari, e fenomeni
biotici (dovuti a fattori correlati alla vita).
Fenomeni Abiotici
Primitivi
Sono processi che corrispondono alla morte stessa e corrispondono alla
cessazione dell’attività dei principali apparati che sottendono alla
funzionalità complessiva dell’individuo: arresto respiratorio,
circolatorio e dell’attività nervosa.
Il solo arresto respiratorio non è indicativo di morte, in quanto anche
in assenza di movimenti toracici o diaframmatici sono comunque possibili scambi
alveolari di ossigeno; inoltre l’organismo, specie a basse temperature, può
sopravvivere anche a lungo con ridottissime quantità di ossigeno.
L’arresto circolatorio (interruzione dell’attività cardiaca) dev’essere
verificato tramite elettrocardiogramma (ECG): per accertare il decesso, il cuore non
deve mostrare alcuna attività per 20 minuti.
Con l’arresto dell’attività nervosa, si osserva perdita di coscienza, nonché
l’abbandono involontario del corpo sulla struttura dove è adagiato. Le cellule
nervose non sono funzionanti, ma sono lo stesso eccitabili (la pupilla reagisce
agli stimoli; i tronchi nervosi, se stimolati, provocano contrazioni muscolari)
fino alla compromissione delle strutture deputate a questi
riflessi (dopo 20 minuti il riflesso pupillare scompare).
Fenomeni Abiotici
Secondari
Una delle prime cose che si verifica è l’ipotermia, cioè
l’abbassamento della temperatura corporea (algor mortis). Con la cessazione del metabolismo,
vengono interrotte le reazioni di produzione energetica, che mantengono la temperatura interna a 37 °C, per cui il corpo si porta gradualmente in equilibrio con la temperatura
esterna. Esistono comunque fenomeni post-mortem che producono calore:
metabolismo cellulare residuo (non tutte le cellule di un organismo
muoiono nello stesso momento) e putrefazione. La pelle ha una diversa cinetica
di equilibrio termico: l’evaporazione di liquidi sottrae ulteriore calore,
portando la temperatura a valori inferiori a quelli ambientali. L’equilibrio
termico viene raggiunto in 22-23 ore, con oscillazioni a seconda
di diversi fattori influenzanti, che possono essere sia intrinseci al cadavere, sia
estrinseci ambientali (tipo di ambiente, temperatura esterna, umidità,
ventilazione).
Entro 5-6 ore scompare l’eccitabilità del muscolo erettore liscio
e si possono osservare anche contrazioni dei muscoli erettori del pelo dovute
al freddo (questo se il soggetto è stato sottoposto al freddo entro 5-6 ore
dalla morte, ma permangono anche quando sopravviene il rigor mortis). Sono tipiche
nella morte per annegamento (il loro rinvenimento non deve quindi far supporre
che il decesso sia avvenuto da 5-6 ore). L’eccitabilità del muscolo scheletrico
non è provocata facilmente dal freddo, ma entro le 6-8 ore è conservata
l’eccitabilità neuromuscolare tramite percussione ed elettrica.
Cessando la circolazione, l’evaporazione cutanea non è più
compensata, per cui si osserva una disidratazione spiccata nelle parti più
esposte all’aria e anteclivi (cioè più in alto, i liquidi defluiscono verso
quelle declivi, cioè più in basso), che divengono così più pallide. Se questo
fenomeno è particolarmente intenso (a causa di ventilazione o temperatura
elevata) può portare a una vera e propria mummificazione. Le zone maggiormente
interessate sono le mucose, la congiuntiva e la cornea bulbare (comparsa di
macchie grigio scure).
Le zone declivi presentano invece chiazze cutanee di colorito
rosso vinoso (livor mortis), dovute al deflusso del sangue per gravità, che lì ristagna
(ipostasi). Le macchie ipostatiche danno informazioni sull’ora del decesso, nonché sulla posizione del cadavere: cominciano ad apparire già a 30 minuti
dopo la morte, in sedi elettive (lobi auricolari, centro del dorso, dietro le
ginocchia, fossa sopraclaveare); sono ben visibili dopo 1-2 ore e raggiungono il
massimo entro 6-8 ore. La causa della morte influisce sul loro stato e sulla
rapidità con cui compaiono, ma anche il colore è importante: rosso accesso
(ambiente umido e freddo, favorente l’ossigenazione dell’emoglobina),
bluastro (poca emoglobina, indice di morte per asfissia), rosso ciliegia
(avvelenamento da monossido di carbonio), cioccolata (presenza di
metaemoglobina, indice di avvelenamento da alcune sostanze). Le macchie ipostatiche lasciano un’impronta negativa delle
strutture rigide e compressive con cui il cadavere è stato a contatto: la
pressione del sangue refluo è molto bassa, basta infatti la presenza di lacci,
indumenti, piani di appoggio per impedirne la formazione. Se entro le prime 3-4
ore il cadavere viene spostato, le macchie possono scomparire dalla zona di
accumulo e comparire da un’altra parte; tra le 4 e le 10-12 ore succede ugualmente,
ma rimangono visibili anche quelle primitive; oltre le 32-40 ore divengono
fisse. Possono quindi indicare non solo l’ora del decesso, ma anche se il cadavere sia stato spostato: se per esempio un impiccato non presenta
macchie declivi al polpaccio, ma sul dorso, se ne deduce che il cadavere è
stato appeso al laccio diverse ore dopo la morte (si tratta quindi del tentativo di inscenare un suicidio).
A partire dalla cessazione dell’attività cerebrale i muscoli
perdono il tono. Ma dopo pochi minuti fino a 1-2 ore, in determinati
distretti si crea uno stato di rigidità contrattile (rigor mortis), che va poi a interessare tutti i muscoli striati
del corpo in un tempo tra le 20-40 ore; tra le 80-90 ore si ha poi una
graduale risoluzione e rilassamento. È influenzata da diversi fattori: età, sforzo
fisico pre-mortem, malattie debilitanti o cachetizzanti, emorragie profuse, temperatura ambientale, rigidità da calore e da frigore.
Fenomeni Biotici
Si riferiscono a
modificazioni attive dello stato dell’organismo, legati al sovvertimento delle
strutture cellulari e dei presidi difensivi con i quali il corpo mantiene la
sua integrità.
L’autolisi è dovuta alla liberazione di enzimi che portano alla distruzione
dei tessuti interni; il processo è rapido, specie tra i 25 e i 40 °C. La
putrefazione è la decomposizione delle molecole organiche complesse in molecole
più semplici a opera di batteri. La rapidità con cui ciò avviene dipende da
diversi fattori: temperatura (da 37 a 50 °C è rapida, in quanto ideale per la proliferazione batterica; al di sopra i fenomeni sono mummificativi, mentre al di sotto si ha conservazione del cadavere), umidità
(favorisce la macerazione dei tessuti; sott’acqua non avviene, si
verifica una saponificazione), ventilazione (se moderata la favorisce per
apporto di ossigeno, se eccessiva disidrata, quindi mummifica).
Nella fase cromatica, la cute del cadavere assume
una colorazione verdastra, che parte dall’addome e si estende a tutto il corpo, dovuta
alla combinazione dell’emoglobina con l’acido solfidrico prodotto dai batteri.
Nella fase enfisematosa, se ne ha una massiva produzione, che
si accumula nell’intestino, gonfiando l’addome, mentre lingua,
faccia e orbite si protrudono e tumefanno e la pelle si solleva per la
formazione di bolle ripiene di gas o liquido verdastro; in questa fase è peculiare
la circolazione post-mortale: il diaframma, spinto in alto dai gas addominali,
può comprimere il cuore e provocare un reflusso verso collo e volto, che
provoca una soffusione violacea che si diffonde poi a gambe e
addome. Nella fase colliquativa, il cadavere assume una colorazione nerastra e
la cute si esfolia, portando alla liquefazione dei tessuti in una sostanza
viscosa e nera, dovuta principalmente alla degradazione dei lipidi. La successiva fase è la riduzione
scheletrica: le cartilagini permangono per 5-6 anni e anche alcuni legamenti,
mentre la scheletrificazione, alle nostre regioni, si completa in 2-3 anni di
inumazione; dopo questo periodo, lo scheletro perde progressivamente i suoi
costituenti organici e rimane la sola parte minerale. Infine, dopo anni, i sali minerali si decompongono in ossido di calcio, la cosiddetta
cenere ossea.
Tanatopsicologia
Nei paesi occidentali, la morte è temuta dalla maggior parte delle persone. Siegmund Freud osservava che se a livello conscio sappiamo di dover morire, il nostro inconscio sembra comunque rifiutarsi di accettare l'idea della nostra mortalità. Non appena qualcosa lo fa affiorare, emerge il timore della morte, salvo poi venire ricacciato nell'inconscio da quel meccanismo di difesa psicologico che è la censura. Le storie e i miti sulla morte e sulla vita dopo la morte sono quindi un modo per esorcizzarne il timore.
La tanatopsicologia è il sostegno psicologico davanti alla morte, sia per pazienti terminali che per i loro parenti. Il modello a cinque fasi della psichiatra Elisabeth Kübler Ross è un utile strumento per comprendere le dinamiche mentali di una persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma la sua validità è tale da poter essere utilizzato anche nell’elaborazione di un lutto affettivo e/o ideologico. Le cinque fasi, che rappresentano le principali "tappe di elaborazione del lutto”, sono: negazione, in cui si ha un rigetto della situazione (meccanismo di difesa psicologica da un’eccessiva ansia di morte, in modo da poter organizzare il tempo rimanente); rabbia, che si manifesta nei confronti di familiari, medici, Dio (momento di massima richiesta di aiuto o di rifiuto); contrattazione, in cui la persona inizia a verificare le possibilità a sua disposizione (la speranza in queste fa iniziare un processo di negoziazione); depressione, in cui si ha la presa di consapevolezza della condizione (distinta in reattiva, la presa di coscienza di ciò che comporta la perdita, e preparatoria, l’aspetto anticipatorio di ciò che avverrà al momento della perdita); accettazione, dove si ha infine un’elaborazione e conseguente accettazione della condizione (è il momento del testamento, sia legale che in senso psicanalitico).
La tanatopsicologia è il sostegno psicologico davanti alla morte, sia per pazienti terminali che per i loro parenti. Il modello a cinque fasi della psichiatra Elisabeth Kübler Ross è un utile strumento per comprendere le dinamiche mentali di una persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma la sua validità è tale da poter essere utilizzato anche nell’elaborazione di un lutto affettivo e/o ideologico. Le cinque fasi, che rappresentano le principali "tappe di elaborazione del lutto”, sono: negazione, in cui si ha un rigetto della situazione (meccanismo di difesa psicologica da un’eccessiva ansia di morte, in modo da poter organizzare il tempo rimanente); rabbia, che si manifesta nei confronti di familiari, medici, Dio (momento di massima richiesta di aiuto o di rifiuto); contrattazione, in cui la persona inizia a verificare le possibilità a sua disposizione (la speranza in queste fa iniziare un processo di negoziazione); depressione, in cui si ha la presa di consapevolezza della condizione (distinta in reattiva, la presa di coscienza di ciò che comporta la perdita, e preparatoria, l’aspetto anticipatorio di ciò che avverrà al momento della perdita); accettazione, dove si ha infine un’elaborazione e conseguente accettazione della condizione (è il momento del testamento, sia legale che in senso psicanalitico).
Per oggi è tutto, care
terrorizzate creature. L’appuntamento è alla prossima settimana, dove
concluderemo il discorso parlando di ciò che può seguire alla morte...
Oh, ma che bella sorpresa leggere un post sulle schifezze che faccio in sala autopsie! Peccato che ti perdi tutti gli odori e le vomitevoli scoperte :P
RispondiEliminaPerò ci sono anche altri aspetti interessanti (=disgustosi), tra cui i modelli di necrosi, per esempio quello dell' arsenico organico nei lobuli epatici:)
Le puzze orribili da me c'erano ma erano di altro tipo.
EliminaAlla prossima allora... dopotutto, per rimanere in tema, durano solo i finali ^^
RispondiEliminaE anche le tasse non scherzano...
EliminaBeh una trattazione molto rigorosa, pensavo ben peggio :P Invece sei stato proprio bravo!
RispondiEliminaGrazie! Non era un post facile (anche da leggere), ho preferito evitare una trattazione clinica e dare invece qualche cenno legale.
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