C’era un tempo l’oratorio
Don Sineo, dove da ragazzino frequentavo Estate Ragazzi; qualche anno dopo assieme ai miei
amici facevo l'animatore al sabato pomeriggio, e più avanti sono stato catechista e poi animatore di un
gruppo delle superiori. Ricordo la scaletta di metallo verniciata di verde scuro e la
porta a vetri all’ingresso; all'interno il pavimento rivestito in gommato era misteriosamente inclinato rispetto alla strada, a destra c'era la gabbia dei palloni con la rete da pallavolo, a sinistra il bagno in
cui si entrava con le porte a battente tipo saloon, e più avanti il bancone, che poi sarebbe stato rimosso; in fondo c'era il palchetto rialzato, alla cui destra si trovava la porta da cui si scendeva nel cucinino. L'ultimo anno che lo frequentai ci portammo dall'altro oratorio il calcio balilla e il mitico biliardo "coi funghetti": il mio gruppo era stato esiliato lì dal parroco, che non tollerava usassimo l'altro oratorio. Ora di
tutto questo non rimane più niente: l'oratorio è stato demolito, distrutto dall'incuria e dall'indifferenza, e ora al suo posto c'è un campetto da calcio in erba sintetica. Qualche tempo fa sono passato di lì per vederne
i resti, e anche se da molto tempo sono lontano da quel mondo, mi ha fatto un certo effetto rendermi conto che quel luogo dove avevo vissuto parte della mia vita non esisteva più. Ma i ricordi di quel posto e delle persone che l'hanno vissuto continuano a permanere in me. I ricordi sanno essere particolarmente resilienti.
C’era un tempo quel sentiero in terra battuta che collegava due strade. Quando la biblioteca si era trasferita nella sua sede definitiva, era stato messo a posto e pavimentato, piantando alberi ai lati. E ora dopo più di vent’anni gli alberi sono cresciuti e i loro rami si sono incontrati al di sopra del camminamento, costituendo una volta naturale fatta di foglie, che è una vera bellezza passarci sotto quando c'è il sole e godersi l'ombra che danno. In pochi si ricordano della vecchia sede della biblioteca, forse nessuno di quel sentiero che esisteva un tempo, ora divenuta una galleria di verde meravigliosamente immersa nel komorebi. E così mi viene da pensare che il tempo scorre su sentieri a volte perduti.
C’era un tempo quel sentiero in terra battuta che collegava due strade. Quando la biblioteca si era trasferita nella sua sede definitiva, era stato messo a posto e pavimentato, piantando alberi ai lati. E ora dopo più di vent’anni gli alberi sono cresciuti e i loro rami si sono incontrati al di sopra del camminamento, costituendo una volta naturale fatta di foglie, che è una vera bellezza passarci sotto quando c'è il sole e godersi l'ombra che danno. In pochi si ricordano della vecchia sede della biblioteca, forse nessuno di quel sentiero che esisteva un tempo, ora divenuta una galleria di verde meravigliosamente immersa nel komorebi. E così mi viene da pensare che il tempo scorre su sentieri a volte perduti.
C’era un tempo quella
gelateria in piazza in cui una sera, quando ero bambino, papà mi aveva portato a
prendere il gelato. Quando ero al liceo era poi diventata una birreria, sarebbe stato il
locale in cui andavo sempre coi miei amici, uno dei nostri ritrovi fissi quando si usciva la sera. Due
anni fa è stata venduta e ora è un ristorante giapponese. Non ci andavo più da
anni, avendo abbandonato quel gruppo di amici, ognuno andato per la propria strada, ma ci sono tornato per un All You Can Eat. Una volta dentro mi sono ricordato della prima volta che ci ero stato, per festeggiare il compleanno di quel mio amico (quello pirla, con cui poi ho fatto l'università) e della volta che ero seduto a quel tavolo con delle amiche e sempre lui si era aggregato assieme a dei suoi amici, e di quell'altra che ci ero stato per una birra con un'amica, dopo la laurea. Le porte a battente erano le stesse, la disposizione del locale pure, persino il bancone con la cassa e i tavoli erano nella stessa posizione; ma dentro era tutto diverso, era un altro posto. Eppure riuscivo a vedere i due locali
sovrapposti e a ricordarmi persino di quando quella era una gelateria, venticinque anni
prima.
C’era un tempo la casa in collina che è della mia famiglia da quattro generazioni, costruita dal mio bisnonno all'inizio del secolo scorso su di una struttura più antica. C'era il giardinetto, dove i pini facevano una bella ombra sul cortiletto davanti casa, le cui radici avevano sollevato parte del pavimento di pietra inclinandolo; così da ragazzino lo usavo come percorso per il minigolf, perché c'era persino la buca in una rientranza della muratura. C’era poi il tavolino di pietra messo dal nonno nel 1973, sul quale trent'anni esatti dopo avrei studiato per la maturità, e l'anno successivo per preparare gli esami della sessione estiva all’università. Di giorno lo psithirisma dalle foglie di nocciolo, che osservavo naso all'insù contro il cielo azzurro; di sera l'eterno frinire delle cicale, la vita notturna della collina. Una decina d'anni fa si è ristrutturata la casa, cambiandone completamente l'aspetto, dentro e fuori. Via i pini (era in pericolo il tetto, ma da allora niente più ombra in cortile), il giardino ridotto per dare più spazio, niente più tavolino di pietra, sostituito da uno in legno. Quando salgo le scale che portano al piano superiore, alle volte con la mano mi capita di cercare un interruttore che non esiste più da dieci anni. Le due case, quella antica e quella moderna, sono sempre sovrapposte nella mia memoria, e lì persistono.
Molto affini anche alla mia memoria:
RispondiEliminami ricordo bene l'oratorio, anch'io ho una prima discoteca e la casa è quella dove vivo da sempre in periferia, ma ha visto tanti cambiamenti.
La gelateria in mezzo al paese era incantevole.
Nella mia via dove abito un po' per volta sono scomparsi la pescheria, il panificio e la cioccolateria. Ormai in quasi tutta la via ci sono praticamente solo negozi di abbigliamento.
EliminaQuando gli anni passano è inevitabile... sapessi quanto mi mette malinconia vedere la mia scuole media trasformata in un inutile ufficio per ospitare un'inutile associazione e, ultimamente, il parco pubblico "smontato" da capo a piedi...
RispondiEliminaA Moncalieri i giardinetti di Lungo Po e le Vallere resistono inossidabili. Un cambiamento positivo è stato nel 2003 quando è stata messa a posto la passeggiata attorno al Castello, che dalla collina dà una bella vista sul resto della città e fino a Torino.
EliminaGran bell'amarcord! A proposito, nel dialetto di Moncalieri quel'è l'espressione corrispondente di amarcord?
RispondiEliminaCioè in piemontese? Ricordare si dice arcordé oppure ricordé, quindi poterebbe essere am arcord oppure mi ricord, credo.
EliminaIl tempo cambia noi ed anche ciò che c'è intorno a noi, purtroppo.
RispondiEliminaLa realtà è dinamica e questo bisogna accettarlo, sperando che i cambiamenti siano positivi.
EliminaCos'è il biliardo coi funghetti?
RispondiEliminaAnche a me a volte capita di fare una sovrapposizione col passato. Mi ricordo poi quando avevo visitato la mia scuola superiore dopo una decina d'anni che l'avevo finita ed era andato già tutto in rovina. Una stranissima impressione e non proprio positiva.
Il biliardo "coi funghetti" era un tipico gioco degli oratori, a metà tra il biliardo e l'hockey da tavolo... Sostanzialmente era un biliardo, ma aveva solo due buche. Si giocava 1 contro 1 e lo scopo era di infilare tutte le proprie palle (di due colori diversi a seconda a seconda del giocatore) nella porta (buca) dell'avversario. I "funghetti" erano degli ostacoli fissi che rendevano difficoltoso tirare direttamente in buca.
EliminaQui ne puoi vedere l'immagine di uno simile a quello con cui giocavamo:
http://www.anni70.net/wp-content/uploads/2015/12/il-biliardo-con-i-funghetti.jpeg
Sai che non avevo mai visto una cosa del genere!
Eliminail tempo scorre ed il paesaggio cambia e se torni rischi di non riconoscerlo più. Scuole, spazi,i luoghi più disparati del proprio passato rischiano di essere scomparsi per lasciare spazio a villette, supermercati o altro ancora. Però è vero, i ricordi, quelli non te li demolisce nessuno.
RispondiEliminaCredo proprio che sia questo il bello dei ricordi.
EliminaHo letto già ieri questo post, ma volevo tornare a rileggerlo soffermandomi maggiormente sul senso della cosa.
RispondiEliminaEd eccomi qui. I luoghi, la loro anima.
Mi hai ricordato di quando, qualche tempo fa, sono tornato alla sede degli scout. Che è un ristorante.
Ecco, le cose cambiano.
Mi piace pensare che il loro spirito resti. L'oratorio abbattuto (grazie per averlo raccontato, se ricordo te lo chiesi...) ha comunque lasciato spazio a un campetto di gioco.
Fa strano il locale notturno divenuto Agenza delle Entrate, ma in fondo puttane c'erano e puttane ci sono XD
Bellissima la storia delle due case sovrapposte.
Già, il passato esiste sempre, almeno nella memoria.
Moz-
Mi manca l'oratorio come posto, dove ho passato così tanto tempo, non sai poi che darei per un'altra partita di biliardo coi funghetti coi ragazzini a cui facevo da animatore.
EliminaMi manca quando si usciva la sera per andare in birreria col vecchio gruppo, anche se ci ho rotto i rapporti con loro.
Non mi manca la discoteca e il sentiero perduto ora è molto più bello di com'era 25 anni fa.
La casa in collina dentro ora è più bella, però mi manca da morire il tavolino di pietra del nonno e quella volta arborea che faceva ombra.
Come dicevi bene, i luoghi hanno una loro anima, e quando non ci sono più, continuano a esistere nei nostri ricordi. Eternamente.
Sì, vedi... le cose possono anche MIGLIORARE, come giusto che sia.
EliminaMa noi amiamo ricordarle anche per come ERANO, magari bruttine, magari imperfette, ma sempre bellissime :)
Moz-
Te li ricordi film e telefilm anni '80-'90, no? Erano imperfetti, fatti con due lire, però all'epoca ci piacevano da morire, e oggi sono nostalgia. Stessa cosa.
EliminaEcco, mi ero fermato alla Z della trilogia di Moncalieri e questo post stavo per perdermelo. E' più o meno così, come ti ho accennato nel precedente commento, che verrebbe un mio post in tema, se mi dedicassi a realizzarlo.
RispondiEliminaIo l'oratorio l'ho frequentato solo il minimo necessario, giacché ho ricevuto un'educazione atea e gli unici sconfinamenti ammessi in famiglia erano quelli dettati dalla convenienza... ai miei tempi non aver fatto comunione e cresima poteva creare problemi non da poco per l'integrazione sociale.
Comunque sia, anche il mio oratorio è stato abbattuto, insieme alla vicina chiesa e al cinema parrocchiale, e la strada di terra battuta che vi portava è oggi una moderna strada asfaltata con due file di villini ai lati.
A differenza di come mi raccontavi della tua Scandicci, Moncalieri non è cambiata moltissimo da quando ero ragazzino. Al massimo negozi (nella via in cui abito c'erano una pescheria, una panetteria e una cioccolateria, oggi sostituiti da negozi di abbigliamento) e qualche locale come l'oratorio e la vecchia birreria in piazza.
EliminaQua invece uno sfacelo, iniziato nella seconda metà degli anni '60 e incrementato in modo esponenziale nell'ultimo decennio, col succedersi di una serie di giunte una più criminale dell'altra.
EliminaPensa che in uno dei cartelli d'ingresso alla città, sotto il nome Scandicci qualcuno ha scritto con lo spray "Eri bellissima". Qualcuno della mia età, immagino.
Eeh, immagino...
EliminaInvece sotto il cartello "Moncalieri" c'è scritto "Comune Fiorito". Non ho mai capito perché...