domenica 14 giugno 2020

Il Complottismo del Quotidiano (parte I)

«È inutile provare a rispondere a un complottista: negherà persino le prove e le dimostrazioni che gli dai. Prendi il terrapiattismo. Ci sono le foto della Terra fatte dallo spazio, no? Sono sufficienti a dire che la Terra non è piatta, o sbaglio? E invece no, perché secondo loro sono state manipolate. Partono con la convinzione di avere ragione e se dimostri il contrario, ti dicono che le tue prove non hanno valore, perché sono contraffatte. Guai poi a dare dimostrazioni scientifiche: sei stato “indottrinato dal sistema”.»

Nel racconto Una Serata in Pizzeria, presente nel mio ultimo libro, Guido e Chiara si mettono a discutere di complottismo. Due anni fa mi era capitato di leggere in rete una serie di cose allucinanti, che mi avevano portato ad arricchire enormemente un altro mio libro, il Chemostupidario, e sono state tra le fonti di ispirazione per il mio racconto. E da lì ho cominciato a pormi delle domande. Da cosa nasce questo modo dissonante di percepire la realtà? Perché alcune persone negano persino l'evidenza? Perché sentono di doversi schierare contro il sistema (qualunque cosa voglia dire), e soprattutto perché amano farlo?
Dovendo tratteggiare un individuo tipico, si tratta in genere di un soggetto in condizioni economiche medio-basse; spesso ha una bassa scolarizzazione e un lavoro ripetitivo che non lo appaga né lo gratifica economicamente. Vede quindi in ciò che percepisce come "il sistema" la causa delle sue insoddisfazioni, che diventa allora “il grande nemico da combattere”. 
Il soggetto vive la cosa con sentimenti eroistici: percepisce se stesso come una sorta di giustiziere solitario che si batte impavido contro un nemico più grande di lui. Una visione estremamente romantica, che è il momento centrale dell'archetipo del “viaggio dell'eroe”: il protagonista sente la chiamata (prima fase del viaggio) e parte all'avventura per affrontare il drago e ripristinare l'ordine nel mondo. Ma dopo questa fase non si arriva alla terza, quella risolutiva (il ritorno): ciò che interessa al soggetto è lo scontro, non cambiare le cose. Se le cose cambiassero per davvero, il tutto smetterebbe di essere interessante, perché lui cesserebbe di essere quello che si batte contro il sistema: l'eroe ha bisogno del mostro per essere un eroe. Batman senza Joker è solo un tizio in costume. Il complottista non ha quindi un vero interesse nel sovvertire il sistema contro cui dice di combattere, perché tornerebbe a essere un individuo anonimo e senza importanza. Pertanto il viaggio dell'eroe risulta fittizio, si tratta di una falsa incarnazione archetipica, perché incompleta.
La visione romantica si rivela perciò piuttosto infantile, denotando un desiderio inconscio di non voler crescere. Da un punto di vista psicanalitico le tre fasi del viaggio dell'eroe possono venire corrisposte a giovinezza, crescita e maturità: non si giunge quindi alla fase conclusiva della maturazione individuale. Si può richiamare il concetto di Piaget del "pensiero magico", che rappresenta una tappa fondamentale del neurosviluppo: in tale fase il bambino sviluppa la credenza per cui ogni sua necessità viene soddisfatta "magicamente", cioè che il mondo è pronto ad assecondare ogni suo desiderio; quando si rende conto che le cose non stanno così (cioè quando diviene abbastanza grande da comprenderlo), vive un trauma. Se l'individuo è in grado di superarlo, inizia il suo percorso verso un'adultità sana; se non ci riesce, in futuro sorgeranno dei complessi, portandosi dietro per tutta la vita questo conflitto irrisolto e comportandosi di conseguenza (infantilismo).
Uno studio ha evidenziato nel complottista una maggiore incidenza di un vissuto con un'infanzia difficile, segnato da un rapporto conflittuale coi genitori: il mancato superamento del pensiero magico viene vissuto come un tradimento, portando il soggetto a non credere e non fidarsi più dei genitori. Nella vita adulta si traduce poi in un sentimento di sfiducia verso l'autorità. Ecco allora l'esigenza di avere delle spiegazioni alternative a quelle "ufficiali", ritenute insoddisfacenti. Nell'animo umano è insito cercare spiegazioni accettabili anche quando non esistono: la nostra mente istintivamente cerca di ordinare la materia informe assegnandole un aspetto noto, cosa che per il nostro cervello è più rassicurante; il che ci porta a vedere connessioni tra elementi anche quando non ce ne sono. Il tutto è funzionale, a patto di non travalicare nella fantasia o nel delirio.

Il complottista vive il tutto con sentimenti di autoesaltazione e autocelebrazione: si sente un “eletto” in possesso di una conoscenza segreta, in posizione privilegiata rispetto al gregge degli altri individui, che non si pongono domande, ma accettano passivamente lo status quo. Una sorta di übermensch nietzschiano, colui che è oltre l'uomo comune, che ha capito ciò che agli altri sfugge. Si ritiene persino pericoloso per i "poteri forti", che vorrebbero metterlo a tacere. Cosa che però lo intriga, perché lo fa sentire speciale, il che è estremamente consolatorio, dato il tradimento subito in età infantile. Inizia così a cercare anime simili, per formare piccoli gruppi di seguaci su cui esercitare un potere controllato (cosa molto gratificante) con cui condividere tali sentimenti, ricevendo in cambio conferma delle sue convinzioni e ulteriore incoraggiamento.
Inevitabilmente prima o poi si troverà a confrontarsi con chi proverà a spiegargli come stanno in effetti le cose o ciò che non funziona nelle sue convinzioni, utilizzando la razionalità, il buon senso ed eventualmente studi specialistici. Tali sforzi sono inutili a causa di due fenomeni neurocognitivi.
Uno è l'effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva per cui individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutarsi, ritenendosi, a torto, esperti in quel campo. Ne consegue che spesso si dimostrano anche piuttosto arroganti, al punto di voler insegnare ad altri il loro mestiere, nella convinzione di aver compreso ciò che a loro sfugge o intendevano tenere nascosto.
L'altro è il bias di conferma, una distorsione cognitiva relativa alla processazione delle informazioni: consiste nel ricercare, selezionare e interpretare le informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni, viceversa ignorare o sminuire quelle che le contraddicono. Gli studi condotti sul fenomeno hanno ripetutamente confermato che abbiamo la tendenza a verificare a senso unico la validità delle ipotesi, cercando prove coerenti con le nostre credenze: piuttosto che cercare tutte le prove rilevanti, si tende a costruire le domande in modo da ricevere risposte che sostengano le nostre idee. Il cervello ha bisogno di autorassicurarsi, vuole coerenza, cerca conferme di ciò che crede; tale fenomeno è più marcato per argomenti che suscitano forti emozioni o toccano credenze molto radicate. Perciò, nel sentire un'affermazione che sembra dare ragione a un convincimento che già si possiede più o meno consapevolmente, le si darà maggior credito, perché a livello cognitivo genera un ricalco confermativo. Gli studi hanno però evidenziato che chi è convinto di una teoria del complotto, se ritiene plausibile una spiegazione alternativa, è pronto ad accettarne anche altre similari, persino se in contraddizione tra loro.

Fornire dimostrazioni scientifiche si rivela perciò inutile, anche a causa di un sentimento negativo verso la Scienza posseduto da alcuni, noto come “sindrome di Frankenstein”: è il complesso di sintomi psicologici per colpa dei quali la scienza, la tecnologia o la conoscenza in generale sono viste come qualcosa di lontano e incomprensibile, talvolta persino inutile, di cui provare timore, sospetto e sfiducia, e pertanto da denigrare. I motivi alla base di questo atteggiamento possono essere molteplici.
La conoscenza scientifica si discosta dallo stato naturale, come perdita di quella “innocenza” posseduta un tempo dall’Uomo in termini di istinti e rituali legati alla natura, divenuta poi la contrapposizione tra naturale e artificiale. Il sapere scientifico si avvale di un linguaggio proprio, di difficile comprensione, e ciò può essere visto con sospetto. Tale sfiducia può essere legata al timore riguardo la perdita di controllo sulla conoscenza, specie con la tecnologia. Inoltre i tempi della scienza non sono quelli del singolo individuo, perché l'utilità pratica di una scoperta può esserci dopo molti anni.
Secondo Papert il timore verso la scienza ha natura sociale e nasce durante il periodo dell'istruzione scolastica. È espressione dell'erronea convinzione di dover distinguere tra persone intelligenti e stupide: le discipline scientifiche vengono viste come un sapere per pochi, cioè che esistano persone che vi siano portate oppure no. Da qui nascono affermazioni di disprezzo, avversione e odio verso le scienze da parte di quelli che non ne conservano un buon ricordo dal percorso formativo, in particolare se associate a insuccessi scolastici, in cui si è provato un senso di impotenza e di sconforto di fronte alla mancata risoluzione e/o comprensione di un problema o un esercizio. 

14 commenti:

  1. Seguendo i termini degli studi da te citati, siamo tutti un po' anti-scientifici a volte (nel senso che comunque si preferisce credere a ciò che ci rassicura e a ignorare gli elementi che invece lasciano supporre ipotesi a noi sgradite).
    I complottisti sono spesso persone con basso livello di istruzione, ma sono anche persone che si sentono oppresse dal sistema sociale in cui vivono, è vero. Vedono con sospetto tutte le direttive "generali", le nozioni spiegate a scuola perché gli sembrano un'imposizione del "sistema", l'entità variabile che comunque implica sempre un potere forte che vuole manipolare la vita delle persone.
    Nota di costume: Nana l'ho concepita, tra le altre sue caratteristiche, come interessata alle teorie complottiste ;-)

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    1. Il bias di conferma è una distorsione cognitiva, quindi sì, tutti ne siamo soggetti. Ma come detto nel post relativo bisogna cercare di non lasciarci condizionare dai bias, altrimenti la nostra cognizione della realtà ne viene distorta. Quando la cosa diventa sistematica, ecco allora la strada spianata al complottismo.
      Mi ricordavo alcune uscite "complottiste" di Nana...

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  2. Hai già detto tutto tu, inutile aggiungere altro.
    Questi comportamenti sono disturbi veri e propri, cose illogiche e anche pericolose.
    Il dover dubitare di ogni cosa, schierandosi contro la norma costituita, è un pericolo reale, perché basato appunto su ignoranza o auto-celebrazione.
    Incredibile di come possano esistere questi disturbi.
    Ora vado a togliere un po' di antenne 5g.

    Moz-

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    1. Fai benissimo a farlo. Col 5G gli Illuminati possono farti alzare la temperatura corporea e col mercurio che ti hanno iniettato nelle vene coi vaccini poi esplodi. Oppure prendi Radio Deejay.
      Santa pazienza, che gente...

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  3. Non c'è nulla di peggio di una persona che rifiuta l'evidenza e i risultati ottenuti dalla scienza. Sinceramente, a me i terrapiattisti risultano un po' ridicoli. E di categorie negazioniste ce ne sarebbero molte da elencare ma mi fermo qui ringraziandoti per il post, molto interessante e per augurarti una buona giornata.

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    1. Secondo me nel mucchio dei complottisti deliranti i terrapiattisti sono quelli che riescono a raggiungere le vette più inaccessibili dell'assurdità. Sono arrivati a sostenere che non esista la gravità. E nemmeno l'Australia.

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  4. Non sono sicura che però tutti i complottisti abbiano una scolarizzazione medio-bassa. Ad esempio tra i no vax ce ne sono parecchi con alta scolarizzazione, mi sembra che quando avevano fatto uno studio su come sono la maggior parte dei no vax, era risultato questo.
    Poi non sono sicura che ai complottisti non importi sovvertire il sistema, se riuscissero a farsene uno loro di sistema, ne diventerebbero "regnanti" e questo sarebbe in linea con la considerazione che hanno del proprio ego (supereroe che sconfigge).

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    1. Un momento, leggi bene: non ho mai detto che TUTTI i complottisti abbiano bassa scolarizzazione. Ho invece tratteggiato un individuo tipico, che è una cosa diversa. Conosco novax che hanno fatto l'università, altri solo il liceo ma hanno maturato una notevole cultura in proprio.
      Nell'ultimo paragrafo secondo me stai dando troppo credito a queste persone. Dai loro la possibilità di riscrivere il sistema come desiderano e li troverai bloccati. Non è gente che sa fare. Sono persone confuse, che hanno un'idea molto approssimativa di come stanno le cose. Anche perché l'ideale è una cosa, il reale è un'altra. Lo puoi vedere in molti politici: in campagna elettorale è tutto facile, è tutto possibile. Una volta al governo, poi si scontrano con la realtà. Allora è colpa dei governi precedenti, dell'Europa, dei poteri forti...

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    2. Anche io mi riferivo all'individuo tipico. Nel caso dei no vax, il livello di istruzione dell'individuo tipico era medio alto.
      E no non sto dando loro credito.dico solo che loro vorrebbero davvero sovvertire il sistema e farne un altro, ma ovviamente non ne sono in grado.

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    3. Quando dico che il complottista è più interessato allo scontro che a cambiare le cose, intendo che non è una cosa di cui siano consapevoli. Vorrebbero una società e un sistema fatti in un certo modo, ma al di là di richieste molto specifiche (esempio: vaccini non obbligatori) non sanno nemmeno loro cosa vogliono. Non sono persone che dicono "ehi, vogliamo parità di diritti per le donne, quindi che si realizzino questa serie di cose". Sono intrappolati in una realtà personale delirante che si sono costruiti. Sono come gli amici di Mulder, ma senza nessuna reale cospirazione.

      Tu prendi a esempio dei novax. Penso ti stia riferendo alla “mamma informata” che pretende che i vaccini non siano obbligatori. Quella è una forma molto leggera di complottismo.
      Vedi, il mondo dei novax è una galassia, perché si va dalla mamma informata, a quello che dice che nei vaccini ci sono feti abortiti, a quello secondo cui gli Illuminati li usino per controllare la popolazione, a quello che col mercurio iniettato il 5G ti fa alzare la temperatura corporea e poi muori...

      (prima che me lo chiedi: sì, sono tutti esempi reali, anni fa ho studiato un po' il fenomeno, perché incidentalmente per lavoro mi occupavo di tematiche abbastanza affini)

      E poi i novax sono una piccola percentuale dei complottisti. Alcuni esempi: quelli che si curano con l'omeopatia, quelli che credono alla memoria dell'acqua, quelli che credono alle scie chimiche, i terrapiattisti, i creazionisti, quelli che credono a malattie presunte (es. morbo di Morgellons), quelli che credono che lo sbarco sulla Luna sia un falso, quelli che credono ai rettiliani, quelli che parlano di Illuminati e NWO, quelli che denunciano il 5G...
      L'individuo tipico lo trovi tra tutti questi. Quindi la “mamma informata”, magari dottoressa in letteratura, che non delira ma è solo male informata, è una goccia in un oceano...

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  5. Lette tutti in fila, come nel commento precedente, queste teorie fanno paura e anche ridere: il morbo di Morgellons? 😂
    L’anno scorso ho scritto un racconto proprio sui terrapiattisti e ho dovuto documentarmi molto. Guarda, Marco, non mi sono mai divertita tanto, a scrivere la storia, ma soprattutto a leggere o a vedere su YouTube certi servizi, certe interviste da brivido.
    Sì, per me, in certi casi, c’è tanta ignoranza, nel senso di incultura: un luminare terrapiattista è ingegnere, ma secondo me millanta il titolo di studio, 😂😂, dovresti sentirlo parlare!
    Pensa ai complottisti attuali, quelli sul coronavirus... quante teorie, quanti studi, quante verità nascoste! 😁

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    1. Puoi cercarti qualcosa sul Morgellons, che è stato un caso molto famoso. Una donna sosteneva che il figlio presentasse delle piaghe, dentro cui c'erano delle fibre colorate. L'ipotesi più accreditata è che la donna soffrisse di sindrome di Munchausen per procura. I complottisti invece l'hanno ricondotto alle scie chimiche.

      Incidentalmente anni fa mi sono interessato del discorso novax perché aveva a che vedere col mio lavoro. Da lì mi sono interessato anche a omeopatia e terrapiattisti... e anch'io ne ho sentite. Le migliori le ho poi trascritte in un libro, seguite dal mio commento scientifico e derisorio.

      Uno dei geni di cui parli sosteneva che il Covid è tutta una bufala per sovvertire i diritti democratici. Ha cambiato idea quando è stato ricoverato in terapia intensiva e ha rischiato di morire.
      E' questa la chiave di lettura: giocano con qualcosa più grande di loro, e si rendono conto delle cazzate che dicono solo quando rischiano di rimetterci del loro.

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    2. e che a volte non è neanche detto: non c'era quel caso di genitori novax in America il cui figlio aveva preso il tetano, lo avevano salvato per un pelo e poi gli han detto: adesso lo fate vaccinare sì? e loro praticamente devono aver detto: mah, vediamo.

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    3. Appunto: sono novax con la salute degli altri. Finché non rischiano loro in prima persona, continuano così come se niente fosse.

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