domenica 11 ottobre 2020

Le Tre Sindromi di Superman

In medicina una sindrome è l'insieme di sintomi e segni clinici che definiscono le manifestazioni di una malattia, indipendentemente dalla sua eziologia (cioè la causa). Il termine viene utilizzato anche in psichiatria a indicare il complesso di sintomi che definiscono un disturbo della sfera neurocognitiva, e in psicologia per indicare una determinata risposta emotiva o comportamentale a una situazione disfunzionale.
Molte sindromi sono chiamate col nome di chi le ha descritte per primo, altre col nome del primo paziente a cui sono state diagnosticate, oppure con riferimenti alla geografia, alla storia, alla letteratura o a personaggi famosi. 
Tra queste c'è anche quella che viene chiamata la “sindrome di Superman”. In realtà non c'è una precisa concordanza su cosa ci si riferisca con questa dizione, tant'è che se ne possono individuare tre diverse accezioni. Molte sindromi di questo tipo non sono infatti riportate nel manuale statistico-diagnostico nè in quelli di psicologia, e il termine va perciò inteso in senso lato, in riferimento all'adozione di un particolare comportamento situazionale.

1) Sindrome di Superman: la sopravvalutazione di sé 
È il complesso dei sintomi psicologici che portano una persona a sopravvalutare le proprie capacità, mostrando un'eccessiva sicurezza nello svolgere un compito.
In ambito lavorativo si riscontra in chi ha iniziato da poco un mestiere, ma non ha la necessaria umiltà per riconoscere che, nonostante gli studi e magari ottime votazioni, ha ancora molto da imparare, per cui tende a sovrastimare le proprie capacità e competenze e/o sottostimare la difficoltà del compito assegnatogli. 
Si riscontra anche in chi svolge da diversi anni una mansione routinaria di tipo manuale, ripetitiva, per cui tende a lavorare in maniera automatica, finendo col tempo con l'assumere dei rischiosi automatismi del pensiero: ovvero che l'essere esperto e lo svolgere da tanto tempo la propria mansione, e che fino a quel momento non siano mai accaduti eventi negativi, renda impossibile il verificarsi di errori o danni. Un tale eccesso di sicurezza fa abbassare l'attenzione, facendo sottovalutare la possibilità di imprevisti: statisticamente il maggior numero di infortuni sul lavoro in mansioni di questo tipo è più elevata in chi ha esperienza decennale in un mestiere, piuttosto che nei neoassunti. 

2) Sindrome di Superman: faccio tutto io perchè sono il migliore
Anche questa accezione si ritrova nell'ambito lavorativo, ma può essere generalizzata. Si tratta della percezione che un individuo ha di se stesso quando ritiene di avere completa autosufficienza, capacità e rapidità di azione nel realizzare un'attività, al punto di ritenersi migliore di chiunque altro. 
Il soggetto non chiede mai aiuto a nessuno, anche quando ne avrebbe bisogno, preferendo sbrigarsela da solo, per quanto il lavoro sia lungo o impegnativo. Nasconde le proprie debolezze, evitando di mostrare qualsiasi segno di vulnerabilità, compresi errori. Pensa di essere il migliore in ciò che fa e di essere il solo capace a farlo. Non accetta consigli o critiche, perché ritiene che gli altri siano degli incompetenti oppure d'ostacolo ai suoi obbiettivi. È competitivo e maniacalmente esigente. Tende a isolarsi dagli altri, non si fida di nessuno e rende difficile, se non impossibile, lavorare assieme a lui o anche solo convivere con lui. 
Tale condizione può portare a una dipendenza dal lavoro, cioè a considerare la propria vita unicamente in funzione dell'attività lavorativa, e a non staccare mai, nemmeno una volta a casa. Altre conseguenze possono essere l'insorgere di stress-lavoro correlato o, per alcune professioni, della sindrome burn-out. 

3) Sindrome di Superman: il complesso del supereroe 
Questa accezione in realtà è più conosciuta come “sindrome del supereroe” (in particolare per gli uomini); alle volte si usa il nome di Superman, essendo il supereroe per antonomasia. Si tratta del complesso di sintomi psicologici che portano un individuo a cercare di fare l'eroe, cioè di aiutare sempre e comunque gli altri, anche se questo può danneggiarlo oppure anche quando gli altri non richiedono nè desiderano tale aiuto. Simile è la "sindrome di Wendy" o "della crocerossina" (in particolare per le donne): il bisogno di accudire gli altri o prestare soccorso anche a discapito di se stessi, fino a sviluppare una dipendenza morbosa.
Questa condizione si ritrova di frequente in chi si sente frustrato dalla propria vita, che percepisce in maniera fallimentare, avvertendo un forte senso di inadeguatezza. La scarsa autostima del soggetto lo porta a cercare una rivalsa, così da riuscire a sentirsi “importante”. Questo modello comportamentale non va confuso con la nobiltà d'animo, in quanto non è totalmente disinteressato: la dinamica avviene in modo che il soggetto ne abbia un ritorno. Per esempio nella sindrome di Wendy si presta soccorso aspettandosi in cambio affetto o amore. Di questa accezione della sindrome ci sono due derive in cui il ritorno dell'interesse si fa maggiormente evidente. 
La prima è la tendenza di un soggetto (tipicamente maschile) ad avvicinare persone dell'altro sesso con situazioni problematiche o irrisolte; potrebbe essere la macchina in panne o colmare un bisogno psicologico, per esempio affettivo. Le aiuta con le loro difficoltà, dimostrando a se stesso di essere in grado di risolvere i problemi, e apparendo come una specie di salvatore, ma al contempo gettando le basi per avere un ritorno. Spesso in realtà è un predatore psicologico, che instaura un rapporto disfunzionale con la sua vittima, il più delle volte emotivamente fragile, portandola col tempo a maturare verso di lui una dipendenza psicologica e a vivere una situazione crescente di abusi.
La seconda è nota come “eroe maligno”: chi mette di proposito in pericolo delle persone oppure beni o edifici, così da poterli salvare e venire riconosciuto come "eroe". Per esempio quei piromani che poi intervengono per spegnere gli incendi da loro stessi provocati. Oppure alcuni serial-killer, noti come “angeli della morte”, una categoria atipica che agisce principalmente nell'ambiente sanitario e ospedaliero, che utilizzano le proprie conoscenze mediche per uccidere le loro vittime inermi: alcuni fingono anche di tentare su di esse la rianimazione, pur sapendo che sono già morte.

18 commenti:

  1. La psiche umana è un labirinto che può condurre a uscite luminose o oscure. Le persone eccessivamente premurose possono effettivamente diventare invadenti, così come il collega di lavoro che fa tutto per conto suo a volte diventa un problema per il "gioco di squadra" della ditta.

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    1. In effetti crea abbastanza delle difficoltà un collega che fa il cane sciolto, disinteressandosi del fatto che ci siano anche degli altri, e che si lavori tutti quanti per lo stesso obbiettivo. In questo spesso c'è anche una certa mania di protagonismo e, come dicevo sopra, di considerarsi meglio di tutti gli altri.

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  2. Molto interessante, di alcuni avevo già sentito parlare ma è veramente interessante vedere come agisce la mente umana. Sicuramente la terza è quella più inquietante e pericolosa delle tre.

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    1. La terza è quella che può avere i risvolti più disfunzionali, specie nelle due derive descritte, dove in effetti si entra nello psicopatologico.

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  3. Ora posso dire di conoscere parecchie persone malate... hahahaha! (risata isterica fra le lacrime)

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    1. Eh, purtroppo alcuni di questi modus vivendi sono abbastanza diffusi.
      Poi dovresti vederti su youtube i commenti sotto ai video su COVID e/o mascherine. Lì sì che c'è gente veramente pazza.

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  4. Io vorrei essere Superman punto e basta :D

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  5. Ovviamente l'ultima è la peggiore... È la sindrome della beneficenza a tutti i costi, per colmare i propri vuoti esistenziali.
    Chiaro che se sfocia nell'assurdo creare un pericolo e poi risolverlo... è micidiale, malato.
    Le altre cose sono umanissime, certo non così forti come le hai riportate, ma sono sfumature che bene o male hanno un bel po' di persone.

    Moz-

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    1. Ti assicuro che ne trovi persone che se la vivono esattamente nel modo forte da me descritto. Ho già osservato persone che appena arrivate sanno già tutto, e di gente malata di lavoro, incapace di staccare, che vive tutto in funzione di esso.

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    2. Vuol dire forse che non hanno altro... magari non è roba di superman, ma di supertristezza :D

      Moz-

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    3. No, non è mica detto, sai. Ci sono sicuramente quelli che non hanno altro, e perciò per loro il lavoro è tutto, perché diventa il modo per contare qualcosa.
      Ma possono anche essere persone che per esempio hanno anche una famiglia, dei figli... Però sono incapaci di staccare, un po' per il carico di lavoro (che spesso si autocaricano), un po' perché non vogliono condividere il peso con altri, ma anche perché vogliono fare così e basta. A un certo punto diventa una vera e propria dipendenza.
      Ed è difficile rapportarsi a persone di questo tipo. Ogni piccolezza assume un'importanza vitale, le cose che per loro sono chiare del loro modus operandi vengono pretese anche da parte degli altri, sono tutti contro di te o ti fanno perdere tempo...

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  6. Beh, costoro dovrebbe ricordarsi che di Superman ce ne è solo uno, e che è appunto un personaggio di finzione, come certe vite continuamente recitate, mi viene da aggiungere.

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    1. Perdonami, ma non credo di aver capito il tuo commento!

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  7. Certo che trovarsi accanto persone del genere sul lavoro deve essere una musica... anche se c'è chi apprezza molto il faccio-tutto-io altrui.

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    1. Non tanto, perché se poi commette errori, ci si rimette tutti. Bisogna considerare che in genere non si è individui solitari che fanno ognuno il proprio lavoro, ma un insieme che punta a realizzare lo stesso obbiettivo. I successi di uno diventano un bene comune, i problemi causati da uno sono un danno per tutti.
      Inoltre quegli errori magari vengono tenuti nascosti dalla persona che li ha commessi, oppure se vengono fatti notare, si infuria. Il vero problema è il clima lavorativo spiacevole che si genera.

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  8. Ciao Marco, grazie per avermi segnalato questo articolo sul blog di Luz, lo apprezzo molto e soprattutto mi ha chiarito cosa intendevi laggiù. Hai fatto una disamina coerente e mi hai fatto riflettere molto. Sono d'accordo sulla questione - sicurezza - infortuni (scusa la semplificazione) purtroppo siamo tristemente di fronte a continue situazioni di questo tipo. MI ha molto risuonato la seconda, ovvero la sicurezza di essere migliori. Cerco sempre di cogliere gli stimoli per rifletetre su di me e questo articolo ne ha offerti tanti. Grazie

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    1. Grazie a te. 😃
      Sì, ecco, la seconda è più vicina al discorso relativo alla superbia che si faceva da Luana.

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