giovedì 3 maggio 2018

Chimica for Dummies: La Vendetta

Torna per l’ennesima volta su questi spazi la rubrica più demenziale del blog, quella a più alto tasso di ignoranza: Chimica for Dummies.
Vedete, quando in una classe più di metà dei tuoi studenti ti scrive come risposta a un banale esercizio che una mole di acido solforico (98 grammi) pesa come uno dei satelliti di Giove… un attimino lo sconforto ti prende. Ma forse sono io che esagero: che saranno mai 21 ordini di grandezza? Inoltre questa classe mi ha pure regalato le perle di questo post, tra l'altro tutte nella stessa lezione...

"Questa probabilità è sotto lo 0%... quindi davvero minima." 
(da un servizio del TG2)

Collega di Fisica: "Acciùùù!"
Io: "Salute. Sai che se non chiudessi gli occhi durante uno starnuto, ti spareresti fuori i bulbi oculari?"
Collega di Fisica: "Sul serio?!"
Io: "Ma certo!"
Collega di Fisica: "Mi stai prendendo per il culo!"
Io: "Ma ovvio che ti sto prendendo per il culo! Serve a evitare lesioni agli occhi, non crederai davvero che con uno starnuto ti spari fuori i bulbi oculari?!"

“Per il senso comune gli acidi sono quelle sostanze che hanno un sapore acido, mentre le basi sono quelle che hanno un sapore amaro. Gli acidi colorano di rosso la cartina tornasole, mentre le basi la colorano di bleu.”
(tratto dalla sezione di Chimica di un libro di testo, era l'introduzione al capitolo che trattava di acidi e basi)
Iniziare un argomento complesso come quello sulla chimica acido/base partendo da tali immani stronzate è qualcosa di inconcepibile. Passi ancora la prima frase (che già è ridicola, ma fino a un certo punto è almeno tollerabile), ma la seconda fa proprio cadere le braccia. A parte quel bleu (che non era un refuso di questo post), una soluzione acida poco concentrata mostrerà alla cartina al tornasole un colore giallo, se molto diluita verdino; stessa cosa per una soluzione basica, che poco concentrata mostrerà un colore verde scuro, molto diluita sul verdino. Perché il colore dipende dalla CONCENTRAZIONE di ioni idrogeno, ovvero dal pH! Fortunatamente nelle successive edizioni hanno rimosso questo orrore.

“Nessuno quando nasce pensa che i serpenti siano pericolosi.” (da una brutta pubblicità della 3)
Invece è l’esatto contrario: l’erptetofobia viene trasmessa attraverso le linee genetiche, quindi anche se non abbiamo mai visto un serpente, sappiamo già di dovercene tenere alla larga, perché potenzialmente pericoloso (è un qualcosa che i nostri progenitori hanno imparato a loro spese e ci hanno trasmesso). Un bambino piccolo, vedendo in televisione un serpente, potrebbe mostrare segni di disagio, pur non avendolo mai visto dal vivo. Col tempo e l'apprendimento questa paura poi si supera, però resta innata.

Io (indicando la molecola a destra): "E questa? Sapete che cos'è? Provate a indovinare... Vi do un indizio: ci avete avuto a che fare oggi tutti, o quasi tutti."
(dopo qualche tentativo a vuoto...)
Io: "Ci avete avuto a che fare... a colazione."
Studente: "Il latte!"
Io: "No, non nel latte..."
Studente: "Il caffè!"
Io: "La caffeina."
Più di una volta ho sentito questo genere di risposte, e giustamente esiste la MOLECOLA DEL LATTE...

Io: “Allora, cosa vuol dire “elettrofilo”? Letteralmente è “uno a cui piacciono gli elettroni”. O meglio: lui è positivo, quindi cerca elettroni, che sono cariche negative. E quindi nucleofilo vuol dire “uno a cui piacciono i nuclei”? No, non letteralmente: lui è negativo, quindi cerca cariche positive, come sono i nuclei.”
Studente: “Ah, quindi questo è proprio come i gender!”
Io: “No. Assolutamente no! Ma proprio no!”
Al di là del paragone totalmente fuori luogo, la similitudine sarebbe esattamente il contrario: l’elettrofilo è un accettore di elettroni (quindi potremmo dire femmina), mentre il nucleofilo è un donatore di elettroni (quindi potremmo dire maschio). Ma più semplicemente: gli opposti si attraggono e in chimica formano un legame; gli uguali invece si respingono.

Io (mostrando la struttura molecolare della grafite, a destra): "Riconoscete che cos'è questa?"
(dopo diversi tentativi a vuoto...)
Io: "L'abbiamo vista nella prima lezione."
Studentessa: "L'acqua!"
Io: "COME L'ACQUA?! Mi sa che è meglio che ricominci il corso dall'inizio."

Studente: "Prof., avrei una domanda. Esiste un modo per trasformare chimicamente l'acqua in vino?"
Io: "Come in vino?!"
Studente: "Eh, avevo questo dubbio..."
Io: "Guarda che quello lo fa Gesù! E comunque il carbonio da dove lo prendi? Ma poi: non trasformare l'acqua in alcol - che già ce ne sarebbe - ma in VINO! Hai idea di tutto quello che c'è nel vino? (segue un elenco parziale delle sostanze presenti...) C'è un fottio di roba nel vino!"
Studente: "Eh sì, meglio lasciarlo al buon Gesù."
Io: "Sai come si chiama in Chimica quella cosa lì? Miracolo, e noi non ce ne occupiamo!" 

Studente (interrompendo la spiegazione): “Prof., qual è la molecola più strana che conosce?”
Io: “Ma che cazz…arola di domanda è?!”

23 commenti:

  1. Quella sulla grafite m'ha fatto cadere le braccia a terra o.O Un po' anche l'associazione "elettrofilo/nucleofilo=teoria gender", ma dato il fatto che i concetti di elettrofilo e nucleofilo non son di veloce apprendimento e data anche l'immane confusione sulla teoria gender, beh...si può tollerare!
    Il punto su gli acidi e basi è invece per me un tasto dolente: non sai quante volte ho dovuto trattenermi dal picchiare chiunque cercasse di convincere ME che l'acido è "acido" e quindi corrode mentre una base non corrode perchè non è "acido" (in molti han pure usato, come triste esempio per avvalorare la loro tesi,Giuseppe di Matteo, il bambino che fu sciolto nell'acido dalla mafia).
    Inutile tentare di spiegare che le sostanze CAUSTICHE sono anche basiche come l'NaOH!!
    Figurati che, proprio l'ultima volta in cui mi son imbattuta in un discorso del genere, un ragazzo laureato in agraria (che ha dato anche chimica) s'è pure sentito in dovere di ricordarmi che nell'NaOH c'è un idrogeno e che quindi dove c'è H c'è ACIDO. Gli ho risposto che non è la pubblicità della Barilla, ma CHIMICA generale!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quella sui gender secondo me era per il puro gusto di dire una cretinata.
      Poi l'ignoranza è davvero diffusa: in effetti ci sono anche sali che possono risultare caustici, senza scomodare acidi e basi di Arrhenius. Il brutto è quando i non-esperti vogliono insegnare a noi il mestiere, che abbiamo passato anni a maneggiare quelle sostanze, ad avere a che fare con frasi H e P e segnaletiche di sicurezza.

      Elimina
  2. Ho troppa voglia di aggregarmi alla compagnia dei tuoi studenti (comunque quella dell'acqua non la posso superare, neanche a provarci) e ti chiedo: perché "nucleofilo"e non "protofilo"?
    Sii clemente ;-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. O meglio: Protonofilo?

      Elimina
    2. Quella dell'acqua in vino è umanamente insuperabile: è sena dubbio tra le cose più cretine che abbia sentito.

      Quanto alla tua domanda: effettivamente anche il protone è positivo, quindi verrebbe rispettato il criterio etimologico, però nello specifico l'affinità verso il protone è quella che denota la base di Bronsted, che è un caso particolare di nucleofilo. Quindi probabilmente per non fare confusione col concetto di base è stato inventato un termine più generale e onnicomprensivo.

      Elimina
    3. Sì, anche quella. Ma io mi riferivo comunque all'esempio con la grafite.

      Elimina
    4. Lì mi sono proprio cadute le braccia...

      Elimina
  3. Quando andavo alle medie ricordo che a un compito di religione c'era la domanda "cosa accadde durante le nozze di Cana?" e io scrissi una risposta tipo "per qualche strano fenomeno chimico le molecole dell'acqua si sono dissociate e ricomposte sotto forma di vino"... (il prof di religione non mi stava granché simpatico ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io avrei risposto: "non lo so, non mi hanno invitato!" :D

      Elimina
  4. “Per il senso comune gli acidi sono quelle sostanze che hanno un sapore acido, mentre le basi sono quelle che hanno un sapore amaro. Gli acidi colorano di rosso la cartina tornasole, mentre le basi la colorano di bleu.”
    Questa cagata l'ho sentita anche io, al liceo, e giuro che mi dissi "cominciamo davvero male!".
    Infatti di Chimica ho sempre capito molto poco, per quanto era spiegata male.

    Bellissima la storia su Gesù.

    Ascolta, perché non scrivi un libro con questi aneddoti?
    Faresti successo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti sto lavorando a qualcosa del genere, anche se non riguarda nello specifico questi aneddoti.
      Comunque può essere un'idea, ma mi ci vorrebbe dell'ulteriore materiale, anche se temo che non mancherà (è già il terzo post della rubrica...) :)

      Elimina
  5. Ma insomma, Marco, qual è la molecola più strana che conosci?? XD
    Oddio, il novello (per restare in tema) Gesù mi ha fatto ridere.

    Sui serpenti: cosa ti aspetti dalla 3, gestore che devo assolutamente cancellare dalla mia vita? XD

    Comunque io farei le stesse domande, eh. Certo, pure i libri cannano, ma io vedo la chimica come una cosa tra gioc e fantascienza, esperimenti e scienziati pazzi. Quindi ti chiederei proprio cose analoghe XD

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho proprio idea di come sarebbe averti come studente di chimica o delle altre cose che insegno! :)
      Comunque per far star buono quello lì mi pare di avegli detto la tafazzina (che prende il nome da Tafazzi...) :)

      Elimina
  6. Sarebbe divertente averti come prof.Peccato che ormai come età sono fuori target come studente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A dire il vero io spesso insegno anche agli adulti. Ho avuto anche studenti di sessant'anni.

      Elimina
  7. Ahahahah, che ridere! Quella dei bulbi oculari sparati fuori durante uno starnuto sembra un episodio da un film di Dario Argento.
    Beh, si potrebbe suggerire alla casa editrice che ha stampato "bleu" di correggere in "blù" che fa molto vintage. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'hanno proprio eliminata quella frase, e meno male! :)

      Elimina
  8. Sono convinto che se avessi avuto te come professore, sarei stato tra gli esempi di questa rubrica. :-P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, dai, magari no!
      Anche perché io penso che alcune sono dette per il puro gusto di dire una cretinata o per perculare noi docenti. Cosa che va tutto a danno loro, ovviamente.

      Elimina
  9. Ma la faccenda dei serpenti..come può essere trasmessa una paura? Non può essere semplicemente una cosa innata come l'istinto di mangiare o bere?
    Per non parlare dei ragni...non sono animali esattamente bellissimi come un gatto, per dire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Appunto: ti sei risposta da sola! Come fa un organismo a sapere COSA deve mangiare? Non viene dal nulla, ma è trasmesso geneticamente. Stessa cosa per alcune paure. Ti sei mai chiesta perché ci danno tanto fastidio i rumori acuti e stridenti? È perché risvegliano in noi il ricordo ancestrale dei versi che emettevano i predatori animali dei nostri progenitori, ovvero i felini. La paura serve alla sopravvivenza, e la paura dei felini ci è stata trasmessa geneticamente dai nostri antenati (quando erano appena ominidi), perché riconoscere i versi che emettevano metteva sul chi va là da un pericolo. Stessa cosa i serpenti.

      Se vedi in alto a destra, tra i miei libri c'è “Ore d'Orrore”. E' un saggio che racconta dei mostri delle storie di paura (vampiri, streghe, fantasmi...), trattati sia dal punto di vista del folklore, sia da un punto di vista scientifico (medico, biochimico...) e sociologico. Il libro si apre con un'analisi dei meccanismi della paura. Ti riporto un estratto.

      “Uno studio ha evidenziato che l’amigdala umana si attiva maggiormente in risposta alla presenza di animali, più di qualsiasi altra cosa, in particolare se si tratta di serpenti e grossi felini, che erano i predatori dei nostri antenati. L’erpetofobia è una delle fobie maggiormente diffuse, ed è innata, trasmessa attraverso l’informazione genica. Nell’evoluzione del cervello dei primi vertebrati il riconoscimento di alcuni stimoli esterni pericolosi è stato codificato nel DNA, conservando in questo modo una paura innata verso certe stimolazioni che possono risultare fonte di dolore o di pericolo per la vita: il risultato è di farci immediatamente riconoscere un potenziale pericolo, anche se questo non l’avevamo ancora mai incontrato di persona. Si ritiene pertanto che l’origine della maggior parte delle fobie, in particolare quelle che riguardano alcune specie animali come ragni e serpenti, sia da ricercarsi nell’opera della selezione naturale. Secondo Bowlby una certa predisposizione alla paura deve considerarsi innata, quale risultato dell’evoluzione di meccanismi di difesa sviluppati da ogni specie per ragioni di sopravvivenza. Il rumore, il buio, l’estraneità, oggetti che crescono o avanzano improvvisamente, rievocano drammi antichi nella filogenesi, quando piccoli animali indifesi subivano gli attacchi di predatori nascosti, e tutto questo è stato trasmesso all’Uomo lungo le linee della discendenza evolutiva.”

      Elimina
    2. Grazie per la risposta esauriente.
      Ogni tanto mi è capitato di chiedermi l'origine di alcune cose e in effetti il discorso della paura come mezzo di difesa ha un senso. Anzi, anche leggendo cose sull'ansia, ne ho trovato riferimento.
      Non pensavo però che ci fosse proprio una trasmissione genetica di questa portata anche perché per alcune cose mi sembrava che la causa-effetto fosse più diretta. Paragonando un ragno a un gatto,per esempio, quest'ultimo è un po' meglio dal punto di vista estetico (anche se poi magari ti scortica una mano, mentre invece il ragno ha paura di te).
      Parlo dei ragni perché non mi piacciono molto, anzi mi provocano una certa repulsione (ovviamente quelli di una certa dimensione) che devo dominare razionalmente mentre invece i serpenti non mi provocano nessun tipo di disgusto (almeno a guardarli). Per mia madre è il contrario per cui forse questo mi ha fuorviato e mi ha fatto pensare che questi tipi di paura/repulsione fossero più soggettive.

      Elimina
    3. Gli studi ritengono che ci siano alcuni tipi di paure innate: il buio, i rumori forti, improvvisi e acuti; altri invece sorgono con l'esperienza. Ciò che hai descritto, ovvero la soggettività della paura (o meglio del comportamento fobico) è qualcosa che si instaura in un secondo momento, a causa del vissuto esperenziale. Che va anche in direzione contraria: l'apprendimento e la razionalizzazione della paura possono permettere di superare una fobia innata (per esempio l'erpetofobia).

      Elimina