mercoledì 30 maggio 2018

La Conta d'la Masca Micilina

Ogni regione d'Italia ha i suoi racconti di streghe. Quelle piemontesi, le masche, sono un po' più particolari, perché in genere le masche non sono malvagie, bensì capricciose e dispettose, non hanno niente a che spartire col Diavolo, nè sono impensierite dall'elemento religioso. Ma non è così semplice: anche nella tradizione popolare piemontese vengono raccontate storie di streghe analoghe a quelle del resto d'Italia, e che evidenziano che la persecuzione di queste donne, colpevoli solo di non essersi inserite positivamente all'interno della società dell'epoca, è avvenuto anche in questo territorio. Quella che state per leggere è la storia della strega più celebre dei racconti piemontesi. Ma stavolta non sarò io, il vostro Dottor c, ad accompagnarvi attraverso le ombre della notte, come ho fatto per tutta la rubrica Ore d'Orrore. Ho pensato che questa storia al femminile doveva essere una fanciulla a raccontarla: lascio pertanto la parola alla mia bella assistente Vulnavia (sperando sempre che poi non mi chieda l'aumento).

Grazie, Dottore, è bello far sentire finalmente la mia voce a questi abomini che vengono a trovarla qui in laboratorio senza nemmeno essersi puliti le scarpe. Che ne direste di una tazza di tè? Ne ho giusto preparata una mistura con estratti di belladonna, che sono certa vi farebbe impazzire...

Le Paurose Storie di Vulnavia:
La Masca Micilina

Micilina era una giovane donna che viveva a Pocapaglia (paesino del Roero, nella zona del cuneese), nel Bricchetto, un gruppo di casette situato nel mezzo del villaggio. La sua vicenda iniziò con un cesto di ciliegie che aveva portato a vendere al mercato. Lasciandosi trascinare dal brivido della sfida, scommise ingenuamente sul suo peso, e perse. Micilina rincasava sconsolata per la perdita dei soldi che le avrebbero fruttato le ciliegie, ma più che altro preoccupata, pensando a quel suo marito, avido e manesco, che l’avrebbe di certo riempita di botte.


Mentre si appressava a casa, incontrò lungo il tragitto uno sconosciuto tutto vestito di nero, che le chiese perché fosse tanto afflitta. Micilina gli raccontò del suo problema, sfogandosi con lui. Ridendo, l’uomo le disse di non preoccuparsi, perché sapeva come rendere innocuo suo marito: tracciò un cerchio nel terreno e le chiese di porvi il piede. Ormai lei aveva capito chi fosse: Micilina gli ubbidì e l’uomo iniziò a tracciare degli strani segni nell’aria. Quando ebbe terminato, le disse che suo marito era su un albero di gelso a raccogliere foglie per i bachi: Micilina doveva solo scuotere la pianta e non le avrebbe più fatto alcun male.
E così lei fece: di soppiatto giunse sotto l'albero e lo scosse. Suo marito precipitò al suolo morto stecchito, coi denti serrati e gli occhi sbarrati. Proprio come aveva detto l’uomo in nero, non avrebbe più torto un capello a Micilina.
Da allora non passò giorno che a Pocapaglia, per colpa di Micilina, non capitasse qualcosa. Appoggiava la mano sulla spalla di una bambina e a quella cominciava a crescere la gobba; un bambino inciampava davanti a lei e si rialzava con un piede rivolto all’indietro; al conte di Rossignano venne il gozzo, alla sua signora la scabbia.
Un giorno il fornaio del paese la chiamò una, due volte per impastare il pane; alla terza chiamata lei comparve dal nulla. La prima volta non aveva potuto rispondere, gli spiegò, perché era sul ponte di Pavia a far morire un carrettiere, mentre la seconda era sotto il noce di Pocapaglia. Alla terza era infine giunta per consegnargli i pani, già impastati. Frastornato, il fornaio li mise a cuocere; una volta pronti li consegnò e poi morì.
I paesani non ne poterono più delle stregonerie di Micilina, così la denunciarono come strega al tribunale e la donna venne arrestata. Durante il processo Micilina confessò i suoi rapporti col Diavolo e tutti i suoi misfatti, e venne condannata al rogo.
Mentre si avviava al luogo del supplizio, l’aria si riempì di miagolii e gomitoli arruffati di refe le cominciarono a cadere intorno: erano le altre streghe che cercavano di salvarla. Ma Micilina non poté aggrapparsi a quei fili che le venivano gettati, perché era scortata dal prete del paese che ricacciava via i gomitoli stregati a colpi di acqua santa. Micilina fu bruciata in un poggio, chiamato ancora oggi Bric d’la masca, che si distingue per certe macchie rossastre lasciate dal fuoco e dal sangue della strega.
Ma a Pocapaglia i guai non finirono con la sua esecuzione. I presenti si presero tutti il gozzo e nei giorni seguenti furono avvistati nei dintorni degli animali mostruosi: era la vendetta delle streghe per non essere riuscite a salvare la loro sorella.
Alle volte Micilina fa ritorno a Pocapaglia in forma di spirito senza pace. Compare e poi scompare misteriosamente. Alcune volte si scioglie i capelli e dalla chioma arruffata cadono a terra delle forcine. Guai a toccarle, perché sono stregate.

(fonte: Tersilla Gatto Chanu, Leggende e racconti popolari del Piemonte)

Si raccontano molte storie sulla masca Micilina, ma questa figura può essere fatta risalire a un personaggio storicamente esistito: secondo gli atti processuali, era tale Micaela Angiolina Damasius, detta Micilina, condannata al rogo nell'anno 1544.

18 commenti:

  1. Tristissimo pensare che dietro una "leggenda popolare" si nascondano casi reali di processi per stregoneria con relativi roghi... :-(

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    1. Molto spesso è accaduto così. Dietro molte leggende c'è un substrato storico, spesso tragico.

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  2. Bellissimo post.
    Ora vorrei saperne di più delle forcine che cadrebbero a terra: significa che qualcuno le ha viste :)

    Moz-

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    1. Fa parte del mistero e della leggenda delle masche! :)

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  3. La storia è molto bella, ma la cosa che piùmi ha colpita é il sapere che in Italia ci sono molte storie di streghe.. sai che non ero informata? Rimedierò

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    1. Rimani sintonizzata su questo blog e prossimamente ne saprai molto di più in merito...

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  4. Ne avevo già letto la storia tempo in un altro Blog, mi pare quello di uno scrittore di romanzi di genere italiani, ma è sempre una storia affascinante.
    Se ne conosci altre di storie sulle Masche sarei curioso di leggerle.

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    1. L'ho letto anch'io quel libro. Non mi era piaciuto, sia come scrittura (era il primo romanzo dell'autore, quindi alcune "ingenuità" erano tutto sommato perdonabili), ma soprattutto perché le masche sono una cosa un po' diversa. Anche questo post si discosta da quella che è la masca piemontese.

      Conosco molte storie sulle masche e sulle streghe di altre regioni d'Italia. Come dicevo a Giulia, rimani sintonizzato su questo blog e tra non molto vedrai altre cose sull'argomento.

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  5. Da queste parti la Masca Micilina è una vera istituzione. In passato le nostre madri la usavano come spauracchio per farci stare buoni: se non ti comporti bene questa notte passa la Masca Micilina a prenderti. Ne eravamo terrorizzati. Si parlava di ragni giganti che vagavano nottetempo nei suoi luoghi, strane vecchine che comparivano misteriosamente e altrettanto scomparivano. Senza contare i gatti neri che ti tagliavano la strada facendoti quasi inciampare e poi RIDEVANO! Il luogo dove si dice sia stata bruciata è davvero particolare: uno sperone di argilla e tufo dove non cresce vegetazione tranne un piccolo albero solitario che sporge su un dirupo. Un'altra particolarità è il sentiero a lei dedicato che è praticamente impraticabile. La vegetazione cresce a dismisura nonostante si cerchi di pulirlo e i rovi invadono il sentiero impedendo a chiunque l'accesso. Sono luoghi particolari e, specialmente durante le stagioni fredde, alquanto inquietanti.

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    1. Molte di queste cose di cui parli le avevo lette tempo fa (tra l'altro sono anch'io di Torino, per la precisione abito a Moncalieri).
      Poi è tipico che la credulità popolare attribuisca cert connotazioni a luoghi che abbiano un particolare vissuto.

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  6. Che storia!
    Come le povere donne della Liguria che sono state processate e uccise con l'accusa di stregoneria, terribile.
    Grazie per il post!

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    1. Il processo alle streghe di Triora, certamente.
      E' una storia popolare, quindi per buona parte è fantasia, ma fa riferimento a una donna realmente esistita, e sfortunatamente non fu l'unica a subire un tale destino. Si trattò di una vera e propria persecuzione, con dei numeri davvero impressionanti per il numero di processi e condanne capitali.

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  7. Ne parlai anche io a suo tempo ma è sempre bello rileggere di questa storia, sopratutto grazie alla penna...oops alla tastiera di un piemontese doc come te. ;)

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    1. Sì, questa è proprio una storia tipica del territorio.

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  8. Avevo letto qualcosa su questa masca, ma non l'intera storia. Povere donne, che persecuzione! Resto sintonizzata :)

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    1. Sì, ci sono parecchie storie analoghe, sfortunatamente. Per fortuna abbiamo fatto dei grandi passi in avanti in questo senso. Anche se non dappertutto: ci sono paesi del mondo dove per legge è presente la pena capitale per il reato di stregoneria.

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  9. Caro Marco,
    io sono legatissimo alla Masca Micillina. La fiaba infatti gioca sul "mito" di questa strega e ci regala un personaggio interessante, Masino.

    La fiaba divenne recita nella scuola in cui insegnava mia madre prima del trasferimento alla scuola del mio paese!

    Sono legatissimo a quella fiaba, l'ascoltavo sempre quando ero piccino e malato :D

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    1. Non conoscevo la fiaba di Masino e la sua connessione alla masca Micilina, che qui in Piemonte è un personaggio folkloristico molto noto.
      Ma sei anche tu di origini piemontesi?

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